Nell’universo di Naruto, Kakashi Hatake è sicuramente un personaggio fondamentale; Kishimoto ha dichiarato apertamente che scrivere una storia parallela su di lui non gli sarebbe dispiaciuto, e in Giappone è uno dei personaggi preferiti dai fan del manga.
Il Ninja Copiatore di Konoha è il celebre mentore del Team 7 composto da Naruto, Sasuke e Sakura, i tre eroi che saranno del villaggio della Foglia. Egli stesso in passato aveva fatto parte di un team con Obito Uchiha e Rin, e l’appartenenza a questa squadra è fondamentale per la sua crescita.
Noto anche come Kakashi dello Sharingan, il Jonin è in grado di apprendere le tecniche dell’avversario; il suo spirito positivo lo ha sempre portato a promuovere il lavoro di squadra, ma alcuni eventi hanno seminato dentro di lui un rimorso che non è riuscito a liquidare facilmente.
Per questa ragione, Kakashi è un eroe tragico, abituato a sacrificarsi per i suoi amici quando lo ritiene giusto.
Kakashi Hatake, da allievo a Maestro: gli insegnamenti del passato
Curioso è innanzitutto che proprio a lui capiti di addestrare il jinchuriki della Volpe a Nove Code, Naruto Uzumaki, il ninja emarginato col sogno di diventare Hokage di Konoha. Insieme a lui, il superbo Sasuke, ultimo degli Uchiha, e Sakura Haruno, che danno vita ad un trio vivace e disorganizzato.
Il fatto che proprio a Kakashi venga affidato l’onere di istruire questi tre giovani alle Arti Ninja è curioso perché, ai tempi della sua gioventù, il suo Maestro fu Minato, colui che sarà il Quarto Hokage, nonché il padre dello stesso Naruto.
Il precoce percorso di crescita di Kakashi come shinobi è vertiginoso e sorprendente, e presto s’impone come uno dei migliori ninja della sua generazione. Per tale motivo, a tredici anni diventa capitano del team composto da lui, Rin e Obito ma, durante una missione nella quale la ragazza viene rapita, si rifiuta di aiutarla per evitare di ripetere la missione suicida di suo padre, la Zanna Bianca della Foglia.
La decisione del giovane leader è l’origine del bruciante rimorso che alimenterà il resto della sua vita: il testardo Obito prova a salvare Rin da solo, producendo uno sforzo che lo lascerà in fin di vita; tornato sui suoi passi, Kakashi riesce a vendicare il compagno dopo aver ereditato il suo sharingan.
Il dilemma morale di Kakashi è comune a tutti coloro costretti a prendere decisioni per gli altri; lo shinobi ne diventa consapevole, ed è per tale ragione che questo colpo diventa la roccia della sua personalità al tempo stesso eroica e malinconica.
Kakashi Hatake: Considerazioni sul presente e sul futuro
Il presente di Konoha si svolge dodici anni dopo la catastrofe causata dalla Volpe a Nove Code: nel tentativo di trasmettere ai suoi allievi lo spirito di squadra, Kakashi non promuove nessuno fino a Naruto, Sasuke e Sakura.
Il suo motivo è scongiurare azioni solitarie e rigide come quella da lui compiuta in occasione della morte di Obito, perché se è vero che gli shinobi che disobbediscono alle regole sono feccia, è anche vero che quelli che abbandonano i propri compagni sono feccia della peggior specie.
Nel presente del Maestro Kakashi, dunque, il ruolo giocato da quel rimorso storico è intenso. Sembra uno scherzo del destino, però, il fatto che nel futuro del proprietario dello sharingan ipnotico si celi un passato mascherato, incarnato dallo stesso Obito, intenzionato a trasformare il mondo in una gabbia illusoria con il Piano Occhio di Luna.
A mettere alla prova Kakashi è un’inevitabile ambivalenza emotiva nei confronti del vecchio amico creduto morto: sebbene ora Obito sia un villain abitato da una creatura parassita, resta pur sempre il suo migliore amico.
In puro stile orientale, dunque, i due personaggi si affrontano in uno scontro dialettico e fisico in un’altra dimensione che rappresenta un po’ l’incontro dei loro sguardi e dei loro mondi interni.
Proiezioni, investimenti affettivi e vissuti s’intrecciano in un duello fondamentale del manga: Kakashi affronta non solo Obito, ma anche il proprio senso di colpa per non essere riuscito a salvare Rin.
Kakashi Hatake: Sguardo psicoanalitico sul rimorso
Sebbene venga investito del titolo di Sesto Hokage durante la Guerra Mondiale Ninja, Kakashi è lontano dal possesso di una saggezza perfetta e pura.
Il suo senso di colpa per Rin è un rimorso che deriva dal cambiamento a posteriori della sua volontà personale: a livello psichico, la nostra energia mentale è sottoposta continuamente ad un’inerzia, un movimento inarrestabile e viscoso orientato a soddisfare le pulsioni e a filtrare i vissuti sempre nello stesso modo.
Se Obito tende ad essere rancoroso, perché malato di ricordi nei quali identifica in Kakashi il soggetto carnefice da trasformare in oggetto torturato nel presente, ciò che affligge il ninja copiatore è questo rimorso interno e perpetuo: il sostantivo viene usato all’inizio del xv secolo nell’espressione remorsus conscientiae, tormento della coscienza. La metafora che sta alla base del termine rimorso è quella del mordere, che in origine aveva unsenso molto più forte, quello di strappare, triturare, frantumare.
Dal punto di vista psicoanalitico, dentro Kakashi si agita un’inquietudine risvegliata dal ricordo di un debito nei confronti di Rin, alimentato per mezzo di Obito; la punizione consiste nella pena interna che porta lo shinobi a soffrire.
Questo sentimento cessa di corrodere Kakashi solo dopo la resa dei conti con lo stesso Obito, nel momento in cui, grazie all’intervento di Naruto, la forza portante del Nove Code, il villain scende a patti con l’illusione del potere infinito che il proprio rancore aveva generato.
I sorrisi dell’epilogo tra Kakashi e Obito sono quelli di una riconciliazione sofferta e bramata a lungo, non solo tra i due, ma tra Kakashi e se stesso in primo luogo.
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