Finale di Mr Robot – La Mente di Elliott

Gianluca Colella

Febbraio 19, 2020

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Nel momento in cui l’ultimo episodio dell’ultima stagione termina, realizzare mentalmente quello che è accaduto è un’operazione lenta, complessa e faticosa. Mr Robot (2015) è una serie costitutivamente scomoda, eticamente dura.

Seguire la narrazione delle schizofreniche scelte di Elliott significa immergersi sin da subito nella fenomenologia psichiatrica del protagonista: questo è un dato chiaro dalla prima stagione, quando il giovane hacker vigilante inizia a rivolgersi allo spettatore alla stregua di un amico immaginario, accompagnatore ideale dei suoi viaggi mentali, fisici e simbolici.

Il genio di Sam Esmail proietta nel personaggio interpretato dal magnetico Rami Malek sfaccettature umane squisitamente incomprensibili, laddove per incomprensibile s’intende qualcosa che si oppone a essere contenuto.

La New York distopica e non troppo lontana dalla nostra realtà dipinta nello show fa da sfondo a un intreccio ingiusto dal punto di vista sociale e politico: l’esistenza della FSociety è inscindibile da quello dell’ECorp, perché le due entità gruppali si oppongono dialetticamente.

Quattro stagioni dopo, il viaggio nella mente del protagonista si conclude lasciando aperte innumerevoli questioni, che trascendono sia l’informatica che la psicologia, interrogandoci in prima persona. Cosa rende Mr Robot così simbolicamente vicina alla nostra esistenza?

Mr. Robot: Conflitti inconsci, alleanze consce

Mr Robot

L’atteggiamento sociopatico di Elliott è indirizzato, paradossalmente, in primo luogo contro se stesso: sin da quando accetta l’invadente presenza di Mr Robot, imago paterna continuamente presente, la sua vita quotidiana si articola in battaglie continue, rivolte verso quell’intima, perturbante (Freud, 1919) parte di sé radicalmente scissa.

Se il rapporto tra Elliott e Mr Robot è in principio una relazione di potere, ciò è immediatamente dovuto a quello che il padre rappresenta per il protagonista: al tempo stesso un riferimento identificatorio e un esempio da evitare, un angelo e un demone; sensi d’inferiorità e di colpa, odio e amore si mescolano nei pensieri che l’hacker indirizza verso il padre.

Naturale, certo, si tratta di ambivalenze emotive che affliggono ogni giorno ciascuno di noi, come una tormentata giostra della quale non si riesce a individuare la fine. Nel caso di Elliott, tuttavia, alcuni fattori amplificano le conseguenze di queste montagne russe affettive: innanzitutto, con Mr Robot è costretto a stringere una necessaria alleanza per affrontare la Ecorpin secondo luogo, alcuni eventi della sua infanzia influenzano il suo funzionamento psichico in un modo determinante.

Non tutte le esperienze sono traumatiche per tutti: se così fosse, saremmo tutti patologicamente compromessi; cionondimeno, è pur vero che alcuni soggetti possono essere più fisiologicamente tolleranti nei confronti di esperienze potenzialmente dannose.

Freud supponeva l’esistenza di una membrana psico-biologica, il sistema Percezione-Coscienza, all’interno del cervello degli esseri umani: grazie al funzionamento di questa barriera, gli eventi traumatogeni vengono liquidati in maniera funzionale, senza compromettere il soggetto.

Il problema, nel caso specifico di Elliott, è che il trauma da lui vissuto andava ben oltre le capacità difensive di tale membrana.

SPOILER ALERT

Mr. Robot: La maieutica del rimosso

Mr Robot

Nel corso della quarta stagione, un vecchio personaggio ritorna nello show: Fernando Vera, gangster e narcotrafficante che durante la prima stagione aveva tormentato Elliott, il quale poi era riuscito a sconfiggerlo, è determinato a governare la volontà di Elliott per usare le sue capacità informatiche in proprio favore ed estendere il suo dominio su New York.

Il piano di Vera consiste nell’individuare una debolezza fondamentale del giovane vigilante. È per questo motivo che rapisce Krista, la sua psichiatra, e intrappola Elliott nella perversa parodia di un colloquio privato: il suo intento è annichilire ogni certezza del protagonista, per avere la sua lealtà cieca.

Durante questa parodia d’incontro clinico, Krista ed Elliott s’incontrano di nuovo dopo che il percorso terapeutico del giovane aveva avuto uno stop: il setting nel quale devono ristabilire la loro alleanza non è né sano né valido sotto alcun punto di vista, data la presenza di Vera nei panni di un terzo invadente e persecutorio.

Ciononostante, il dialogo nasce, cresce e s’infiamma, mentre Elliott prende gradualmente consapevolezza di un oscuro segreto che la sua psiche aveva rimosso, in quanto insostenibilmente penoso per l’Io del ragazzo, relegandolo nei recessi remoti dell’inconscio.

Strisciando lentamente, come un maligno serpente che si avvicina alla sua preda, questo contenuto psichico soggetto ad amnesia selettiva ritorna, e il momento in cui Elliott lo riconosce è intenso, struggente e terribilmente significativo: egli era vittima degli abusi del padre.

 

Mr. Robot: L’Io, le maschere, il teatro

Mr Robot

Gli ideali pilastri che farebbero da supporto a questo paragrafo sono i soliti “investigatori dell’inconscio” e delle sue espressioni: Stevenson, Freud e Pirandello dal punto di vista letterario e romantico; il DSM dal punto di vista più squisitamente psichiatrico.

Questo accade perché il disturbo dissociativo d’identità che affligge Elliott è talmente complesso e grave che prendere a prestito riferimenti nosografici non basta, offrire un taglio analitico simbolico e soggettivato è un valore aggiunto per tollerare meglio il trauma che il contatto con il suo personaggio comporta.

  1. Mr Robot, infatti, è solo una delle sei personalità fabbricate dalla sua psicotica creatività: essa rappresenta la guida ideale incarnata nel padre che avrebbe voluto avere, quel riferimento affettivo e comportamentale bramato da ognuno di noi;
  2. La madre, fonte di riconoscimento, cura e contenimento, che lo lega alla sua nostalgica idea di famiglia;
  3. Il suo Sé infantile, personalità multipla scissa nella quale ai tempi degli abusi paterni proiettò fantasie di protezione volte a difendersi dal trauma;
  4. Lo spettatore: la violazione della quarta parete che sistematicamente Elliott mette in atto stagione dopo stagione non è altro che la conferma dell’esistenza di un’altra entità, un Grande Fratello interiorizzato che osserva dall’alto la vita di Elliott;
  5. Elliott il vigilante hacker: questo è un punto visionario e comprensibile solo verso la fine dell’ultima stagione, quando Esmail ci rivela che il personaggio che sin dall’inizio abbiamo identificato come protagonista dello show non è altro che una proiezione della vita psichica del vero Elliott, che desidera uscire dal Matrix alienante della sua routine quotidiana;
  6. L’Elliott convenzionale, quel bravo ragazzo prossimo al matrimonio con Angela. L’ultimo episodio della serie è un magistrale capolavoro utopico, nel quale Sam Esmail intreccia questo giovane noioso e annoiato, semplicemente “normale”, e il fragile, solitario giovane scisso, che in quattro stagioni abbiamo imparato ad amare e odiare.

Oltre Jekyll e Hyde, dunque, oltre il bianco e il nero, rifugi sicuri della morale umana convenzionale, il perverso prodotto della mente di Sam Esmail arriva a ramificarsi al punto tale che distinguere la trama principale diventa, di episodio in episodio, impresa sempre più ardua.

Arrivando al finale, quando il climax della partita a scacchi condotta da Elliott contro WhiteRose, il Dark Army e il Deus Group si consuma, il pavimento dello schizofrenico palcoscenico sul quale la narrazione ci ha gettati crolla sotto i nostri piedi, fisicamente e simbolicamente.

I punti d’appoggio e le certezze svaniscono, e al termine di questo viaggio il luogo nel quale ci troviamo è un’asettica stanza d’ospedale, dove Darlene sorveglia suo fratello, in coma.

Mentre pratichiamo un’ansiosa operazione di pazienza, attendendo risposte e soluzioni, questa storia ci lascia insoddisfatti, insicuri e consapevoli che esistono tante realtà quante sono le illusioni mentali di Elliott: “Hello, Elliott“, dice Darlene, sorridendo.

Ma quale? Quale Elliott, quale escatologia da quel traumatico Reale simultaneamente esistenziale e virtuale? La sensazione che questo finale aperto ci lascia è che, purtroppo, non è dato saperlo.

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