a
M
The Wrestler e l’ideale dell’ostrica

Giulia Montanari

Aprile 3, 2020

Resta Aggiornato

L’incontro verte ormai al termine. L’Ayatollah è a terra, aspetta solo di essere “schiantato” dalla Ram Jam, la mossa finale con cui il campione chiude tutti i suoi match. Randy “The Ram” sale le corde del ring senza alcuna esitazione, e vi si issa in cima, pronto a saltare. Il viso sofferente, il cuore che batte all’impazzata, un po’ per l’eccitazione e un po’ per il dolore, forse per l’ultima volta. Ma sì, una volta ancora. Una volta ancora può bastare. Si guarda in giro. Lei non c’è. Al suo posto c’è una folla urlante, eccitante ed eccitata, che lo esorta a lanciarsi.

«RAM RAM RAM RAM RAM RAM».

Un ultimo sguardo, uno ancora. Uno può bastare.

Randy prende un bel respiro e salta.

La storia del protagonista di The Wrestler, insieme a molti altri personaggi di Aronofsky, sembra suggerire l'ideale dell'ostrica verghiano

Ram Jam, la mossa finale con cui Randy schianta gli avversari

Torniamo indietro

Nella lontana Sicilia di metà Ottocento nasceva uno scrittore straordinario, rimasto alla storia per i suoi Malavoglia, la narrazione di una sventurata famiglia di pescatori che, intenta a elevarsi socialmente, decide di tentare la via del commercio acquistando una partita di lupini. Come ben sappiamo, la scelta si rivelò una delle peggiori e comportò, oltre alla morte di Bastianazzo, anche la rovina economica dell’intera famiglia. I Malavoglia si inseriscono in un filone che Verga stesso definì Il ciclo dei vinti. Perché è di questo che si tratta.

Persone che hanno cercato, graffiando e scalciando, di modificare il proprio destino, di cancellare la loro storia, sperando in un futuro migliore. Peccato che nel mondo di Verga, e probabilmente anche in quello di Aronofsky, regista di The Wrestler, a vigere sia l’ideale dell’ostrica.

Perché l’ostrica? Perché questo mollusco, finché ben saldo allo scoglio su cui è nato e su cui è sempre vissuto, è al riparo da tutto. Qualora vi si staccasse, verrebbe presto trascinato e risucchiato dai vortici delle correnti e in breve tempo perirebbe. Lo stesso si può dire per i personaggi verghiani. Al sicuro finché legati alla loro terra, finché tolleranti nei confronti di un destino che, da generazioni, li attende e, immutabile, per sempre li attenderà.

Contadini, pescatori, braccianti, il cui più grave errore sarebbe quello di cercare altro, di lottare per un futuro migliore, più gratificante; magari un riconoscimento sociale, magari una vita più agiata, magari un desiderio di riscatto o di emancipazione. Tutti destinati a ricadere ancora più in basso di dove già si trovavano.

La storia del protagonista di The Wrestler, insieme a molti altri personaggi di Aronofsky, sembra suggerire l'ideale dell'ostrica verghiano

Mickey Rourke nei panni di Randy The Ram

Non esiste redenzione né catarsi nel mondo di Verga. Solo sommessa accettazione. Tuttavia, non proprio tutti accettano questa lezione a capo chino; i personaggi di Aronofsky, infatti, decidono di ribellarsi, o quantomeno di provarci.

Randy, dopo l’infarto procuratogli da un match particolarmente violento, decide di provare a mettere da parte il wrestling, e di incominciare una vita vera. Trova un lavoro, come salumiere in un supermercato. Niente più steroidi, niente meches bionde, niente calzamaglie e incontri estremi. Nessuno più che urli «RAM RAM RAM RAM». Una vita in cui la stima delle persone va conquistata realmente, che non sia solo il risultato di una performance ben eseguita.

Cerca allora di riallacciare i rapporti con la figlia Stephanie e di conquistare il cuore di Cassidy, una lap dancer di un locale che era solito frequentare. Tutto sembra ingranare alla perfezione, Randy stesso si convince di poter funzionare anche in un ambiente così lontano dal ring.

Randy e Stephanie che ballano – The Wrestler

Nel mondo di Aronofsky

Incuriosisce il fatto che il regista disegni parabole molto simili per tutti i protagonisti dei suoi film. Insieme a Randy, anche Harry (Jared Leto) e Marion (Jennifer Connelly) in Requiem for a Dream (2000), e Nina (Natalie Portman) ne Il cigno nero (2010), sembrano avere un grande desiderio di cambiare. Questi personaggi sono in cerca di quella redenzione, quella pace, quella serenità che non hanno mai potuto avere. C’è chi ambisce alla perfezione, chi desidera solo un vero rapporto umano, chi sogna una famiglia, chi di partecipare a un talk show televisivo, chi di aprire un negozio di abbigliamento.

Ma tutto questo non sarà in alcun modo possibile. E la tragedia che li attende non permetterà loro di risollevarsi mai più.

The Wrestler: il finale

Randy, rifiutato da Cassidy, si ubriaca e assume cocaina, dimenticandosi così di un appuntamento importante con la figlia Stephanie, la quale ricomincerà a odiarlo più di prima. Umiliato per essere stato riconosciuto da un fan mentre lavorava come salumiere, colpisce con un pugno l’affettatrice, ferendosi gravemente e scatenando il panico tra i clienti del supermercato. Senza più alcun appiglio a cui aggrapparsi, avvilito per quella serie infinita di fallimenti a cui non si può in alcun modo porre rimedio, si rifugia di nuovo nel wrestling, l’unico luogo in cui non si fa male.

Una delle ultime scene di The Wrestler

«RAM RAM RAM RAM RAM».

L’ultimo sguardo a quella folla che lo acclama, che lo ama. L’ultimo sguardo a quella non-vita di cui si è sempre nutrito, di cui si è inebriato fino alla fine.

Randy “The Ram” Robinson: «Se vivi sempre al massimo e spingi al massimo e bruci la candela dai due lati, ne paghi il prezzo prima o poi».

Forse allora è arrivato il momento di saldare i conti, di concludere quel grande spettacolo che l’ha reso protagonista indiscusso per una vita intera.

«RAM RAM RAM RAM RAM RAM».

E Randy salta.

Leggi anche: Madre! – Il simbolo racchiuso nello sguardo della protagonista

Correlati
Share This