Signore degli Anelli e il Silmarillion.
Per buttare giù una storia come Il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien ne ha fatti di studi; costruire la storia fantasy più celebre del XX secolo gli ha richiesto pazienza, cura, tempo e soprattutto immaginazione.
Se si pensa che la stessa immaginazione non si è arrestata lì, ma ha lavorato pagine e pagine di altri manoscritti, associati e non, all’universo di Arda, la nostra ammirazione nei suoi riguardi cresce ulteriormente.
Perché, com’è noto e come molti sapranno, quella di Frodo, Aragorn e Gandalf è solo una delle avventure: prima dell’Anello c’è stato Bilbo lo Hobbit, e ancor prima di lui le mitologiche vicende narrate nel Silmarillion, la simbolica Bibbia dell’Universo di Tolkien.
Pubblicato postumo rispetto al Signore degli Anelli (1977), il Silmarillion è un’opera mitopoietica che descrive la creazione dell’universo di Eä, con le terre di Valinor a Ovest e il Beleriand e la Terra di Mezzo a Est.
Configurandosi come una raccolta delle vicende più importanti dalle origini fino agli albori della Terza Era, il cuore simbolico e letterario di quest’opera si suddivide proprio nelle cinque epoche temporali fondamentali di Arda: Ainulindalë (la Musica degli Ainur), Valaquenta, Quenta Silmarillion, Akallabêth e infine Degli Anelli del Potere e della Terza Era.
Tolkien ha composto l’opera durante l’intero corso della sua vita, e ancora oggi alcuni passaggi risultano come semplici bozze, misteri per districare il fantastico leggendarium architettato dal Maestro.
La Prima Era: dalla Musica ai Primogeniti

Tolkien
«Nel principio Eru, l’Uno, che nella lingua elfica è detto Ilúvatar, creò gli Ainur dalla propria mente; e gli Ainur intonarono una Grande Musica al suo cospetto. In tale Musica, il mondo ebbe inizio, poiché Ilúvatar rese visibile il canto degli Ainur, e costoro lo videro quale una luce nell’oscurità. E molti di loro si innamorarono della sua bellezza e della sua vicenda che videro cominciare e svolgersi come in una visione. Per tale ragione Ilúvatar conferi Essere alla loro visione, e la collocò in mezzo al Vuoto, e il Fuoco Segreto fu inviato ad ardere nel cuore del Mondo; e questo fu chiamato Eä».
Eru, Iluvatar, è il responsabile del Creato: dalla sua primigenia sinfonia musicale sono partite le creazioni che hanno contribuito a rendere Arda ciò che è, con la sua geografia, atmosfera, cultura e il suo meraviglioso registro linguistico, dal Quenya degli Elfi alla rude lingua nanica, passando per la lingua oscura di Mordor.
Come il platonico demiurgo si serve dei suoi poteri per contemplare le Idee, allo stesso modo Tolkien ha utilizzato Eru e gli Ainur per contemplare il frutto della propria brillante immaginazione; la semplice formazione di un mondo non aveva però senso senza un popolo che lo abitasse, ed è per questo che nella Terra di Mezzo giunsero i quendi, tutti gli elfi, i Primogeniti di Eru.
Dopo aver preso vita in Oriente, su convocazione del Vala Oromë, alcuni di essi, che divennero gli Eldar, intrapresero il Grande Viaggio verso Aman, dove gli Ainur dimorano custodendo la luce dei Due Alberi: Telperion e Laurelin (l’Albero d’Argento e l’Albero d’Oro) sono le creazioni del Vala Yavanna più pure e belle, ed è intorno a essi che le vicende del Silmarillion si compiono.
Essi contengono la Luce che illumina Valinor, e diventano oggetto di brama di Melkor il Morgoth (il Vala votato al Male che istruirà Sauron prima delle vicende narrate ne Il Signore degli Anelli), causando le trasformazioni dovute alle guerre che Arda subirà nel corso delle Ere.
Perché dalle essenze di questi due Alberi, prima della loro distruzione, saranno tratte le sostanze naturali (terra, aria e mare) che daranno vita al cuore dei Silmaril, le splendide gemme create dall’Elfo Noldor Fëanor.
«[…] e alla fine, ecco che produsse i Silmaril. I quali erano, quanto a forma, come tre grandi gioielli. Ma soltanto alla Fine, […] non prima che il Sole trapassi e la Luna crolli, si saprà di quale sostanza fossero fatti. La quale sembrava simile al cristallo dei diamanti, eppure ne era più forte, sicché non c’era forza, nel Regno di Arda, bastante a guastarla o spezzarla. Pure, il cristallo era, per i Silmaril, null’altro che ciò che il corpo è per i Figli di Ilùvatar: la dimora del suo fuoco interiore, che è in esso e insieme in ogni parte di esso, e che ne costituisce la vita. E il fuoco interno dei Silmaril, Fëanor lo ricavò dalla luce amalgamata degli Alberi di Valinor, che pur sempre vive in loro […]. Sicché, anche nella tenebra del più profondo tesoro i Silmaril per radianza propria splendevano come le stelle di Varda; pure, essendo essi in effetti cose viventi, della luce godevano e la recepivano e la restituivano in sfumature più meravigliose ancora».
Dagli Elfi agli Uomini: i Valar, Morgoth e il dolore

Beleriand
L’elfo-centrica opera tolkeniana si sposta gradualmente verso lidi più comprensibili per i fan di quello che sarà Il Signore degli Anelli: dopo aver narrato le prime due guerre tra i Valar e Melkor il Morgoth, le severe decisioni prese dai Santi discepoli di Eru obbligano la storia di Arda a cambiare.
I disegni di distruzione di colui che fu il più bello tra gli Ainur (il parallelismo con Lucifero è immediato) lo conducono a un’esistenza materiale, legata alla caducità della Terra di Mezzo, che lui intende governare.
Nel Valaquenta, oltre al Maia Sauron (equivalente di una potenza discendente dalla purezza dei Valar), vengono introdotte le forze del Male rappresentate da Balrog e Orchi, e tante altre epiche e decisive battaglie vengono narrate dal demiurgo Tolkien.
Anche gli Istari compaiono in questa sede, tra cui Gandalf e Saruman nelle sembianze di stregoni immortali, ma è nel Quenta Silmarillion che si narrano le avventure più importanti legate agli Elfi e ai Silmaril.
Il seme del Male germogliato tra i Noldor agevola i piani di Morgoth, che riesce a ottenere due dei gioielli; con la guerra dell’Ira, gli Elfi e i Valar guidati dal portatore di luce Eärendil riescono a sconfiggere definitivamente il Signore Oscuro e a confinarlo nel Vuoto esterno al mondo di Arda.
Persino i draghi vennero sconfitti nello scontro, le fortezze oscure di Angband e Thangorodrim andarono distrutte, e tutta la Terra di Mezzo a occidente degli Ered Luin vennero sommerse (questa è la ragione per la quale le vicende narrate ne Il Signore degli Anelli hanno luogo esclusivamente nella Terra di Mezzo orientale, dai Porti Grigi in poi verso Mordor).
Gli elfi che decisero di restare a Est (Galadriel, Celeborn e Gil-galad) dopo l’invito degli Ainur a raggiungerli nelle terre di Aman, fondarono i reami di Nùmenor, Gran Burrone, Bosco Atro e Lothlòrien. Sauron decise di rifugiarsi a Mordor, fuggendo dal temibile giudizio dei Valar.
Il Signore degli Anelli: i racconti che giungono alla loro conclusione

Isildur
Questo articolo compresso non riesce minimamente a rendere fede alle sfumate, mistiche evoluzioni che attraversano i racconti di Tolkien: le successioni storiche, mitiche e leggendarie di razze, magie e personaggi diversi viene qui banalmente resa funzionale a costruire un collegamento temporale e narrativo con le vicende che riguarderanno Frodo e la Compagnia.
Ma se c’è qualcosa di profondamente delicato e sopraffino nella cosmogonia che Tolkien ha creato, questa è la capacità di presentare personaggi con gradienti di imperfezioni sempre maggiori, ai quali giustamente la magia si sottrae sempre ulteriormente, fino alla sua quasi completa estinzione.
Perché se è vero che da Arda hanno origine i Valar e gli Elfi, esseri immortali, magici e perfetti, è anche vero che dalla stessa Terra gli Uomini nacquero, con le loro virtù, i loro vizi, e il loro peculiare dono dell’immortalità.
Non a caso, epica guerra dopo epica guerra gli Elfi diventano sempre meno, meno potenti e si stancano sempre più facilmente di offrire ai Valar il loro eroico contributo, e lasciano il posto agli Uomini, fragili, ma anche valorosi.
Tra questi, i numenoreani commettono il peccato di bramare l’Immortalità dei loro creatori, e per questo motivo saranno puniti con l’esilio e la distruzione del loro reame isola.
La Terra di Mezzo diventa dunque agli albori della Terza Era un luogo sofferto, devastato, ma al tempo stesso profondamente e radicalmente prezioso, perché in essa razze diverse con caratteristiche diverse sono riuscite a trovare rifugio e a istituire una forma di convivenza.
Ed ecco che dunque, in questa rapida ricostruzione della creazione e distruzione dell’operato di Eru e gli altri Ainur, forse un po’ più chiaro risulterà com’è possibile che potenze così incontrollabili e bellezze così inequivocabili siano andate via via opacizzandosi, per lasciare il posto ad avventure e narrazioni di portata meno grandiosa, più contenuta e proprio per questo più emotivamente intensa.
Proprio come un piccolo, insignificante Hobbit della Contea, col suo fido Giardiniere e i suoi Compagni di viaggio, pronto ad attraversare un continente intero per distruggere il piccolo, infido oggetto creato dal Maia Sauron, Colui che fu il servo di Morgoth, quando a decidere le sorti del mondo erano creature più imponenti.
Il Signore degli Anelli e il Silmarillion.