A ridosso della conclusione del 2020 è stato celebrato il 125esimo anniversario della nascita del cinema. Nel 1894 i fratelli Louis e Auguste Lumière, imprenditori fotografici, brevettano (fra i numerosi esperimenti e ricerche mondiali su strumenti di questo tipo) il “cinematografo”: la prima macchina in grado sia di riprendere che di proiettare le immagini.
Il 28 dicembre 1895, grazie a questa invenzione, i Lumière proiettarono i loro primi cortometraggi per un pubblico pagante nella sala di un caffè parigino. Anche se i primi spettacoli animati fruibili da più persone, in realtà, risalgono alle pantomime luminose, film animati offerti dal Museo Grévin circa tre anni prima. I fratelli Lumière però, si impongono nell’ambiente rivoluzionando il processo di proiezione con la loro creazione, dando il via alle prime sale cinema: locali adibiti alla proiezione di una pellicola, luoghi che poi prenderanno il nome di cinema o cinematografo.
Tra gli ospiti presenti quella sera, figurava anche Georges Méliès, illusionista e attore dell’epoca, che rimase immediatamente affascinato dallo strumento; intuendo le possibilità che il cinematografo poteva offrire, Méliès pose le basi per lo sviluppo del montaggio e di alcuni linguaggi che sono alle origini della cinematografia moderna.
Cosa accadrebbe, quindi, se i padri fondatori della settima arte, del cinema come luogo aggregativo, si incontrassero per celebrare questo compleanno nel futuro?
28 Dicembre 2020, ora di cena. Auguste e Louis Lumière, indossano il frac, s’aggirano tra i sedili di stoffa rossa e macchiata di un multisala di periferia. Auguste si siede in prima fila, s’arriccia un baffo e roteando gli occhi piccoli e vivaci esplora l’arredamento della sala vuota. Louis, con le braccia dietro la schiena, passeggia nel corridoio davanti allo schermo, controlla periodicamente un orologio da taschino, borbotta.
Louis: «È mai possibile che Georges non sia mai in orario agli appuntamenti?».
Auguste: (sollevando le spalle): «Hai visto? Hanno i sedili con il buco porta bottiglia!».
Louis: «Ho visto, Auguste, ma non ho tutta la sera, devo andare…».
Uno scoppio alle loro spalle li fa sobbalzare. Sugli scalini che dividono in due la platea appare una nuvola di fumo grigio, densa. Mentre Louis con una mano sulla bocca tossisce e sventola un fazzoletto di stoffa per dissipare la nube, un figura velata e magra appare con l’abito da sera sporco di fuliggine.
Georges: «Bonsoir…».
Louis: «Non puoi entrare dalla porta come tutti quanti?».
Auguste: «Su, Louis, è il suo mestiere». (si stringono la mano)
Georges comincia a vagare nelle file centrali della sala, ha una pipa spenta stretta all’angolo della bocca.
Georges: «Cos’è questa desolazione, è quasi ora di cena…perché il cinema è vuoto? È opera vostra?».
Louis: «Nostra?».
Georges: «Avete proiettato un altro treno addosso al pubblico e la gente è scappata?».
Louis solleva gli occhi al cielo.
Auguste: «C’è un’epidemia…come la Spagnola, ti ricordi? Nel ’19, avevano chiuso tutto».
Georges: «Oh…» (dice mentre accende la pipa con un fiammifero) «Accidenti, speravo che il progresso avesse messo fine a questo genere di cose, che nel duemila avremmo avuto le automobili volanti, i viaggi nello spazio, la macchina del tempo!».
Auguste: «Oh, ma ci sono arrivati…».
Louis: «Non siamo qui per questo! È il centoventicinquesimo anniversario dalla nascita del cinema, siamo qui per capire come evolverà la situazione, almeno noi dobbiamo celebrare questa data».
Georges: «Ah, ma allora è una festa, dalla tua faccia non sembrava».
Louis: «Georges… Siamo qui per commemorare la nascita di quella che è diventata un’impresa; grazie alla nostra invenzione il mondo ha subito una rivoluzione, hanno apparecchi sempre a portata di mano per registrare la realtà…credo gli sia anche un po’ sfuggita di mano la situazione».
Auguste (interrompendo): «Georges, ci pensi che alla fine sono andati veramente sulla luna?».
Georges: «Umh. Lo so». (si siede in mezzo alla platea e fissa lo schermo, aspirando ad ampie boccate dalla sua pipa)
Louis: «Grazie a noi hanno anche filmato lo sbarco…lo hanno visto tutti, dalle case, dai bar…».
Georges: «Tzè, americani…avranno riprodotto la superficie lunare in qualche studio, non sono mica i primi».
Louis: «Ancora con quella storia Georges? Non tutti gli americani sono come il signor Edison».
Georges: «Allora perché non avete chiamato lui a celebrare questa data?».
Auguste: «Perché lo abbiamo invitato per il centesimo anniversario e non s’è presentato, è ancora offeso con noi per l’invenzione del cinematografo. Dice che è merito del suo Kinetoscopio».
Georges: «Così, per dispetto a voi, ha pensato bene di copiare e riprodurre il mio film, Le Voyages dans la lune, in tutta New York senza che io ricevessi un franco?».
Louis: «Georges non hai mai avuto il senso degli affari: vendevi le copie dei film una a una! Nessun diritto d’autore, niente. Poi ti sei messo a vender caramelle, giocattoli…».
Georges: «E voi vi siete rimessi subito a sperimentare le fotografie a colori perché pensavate che il cinematografo avesse vita breve».
Louis: «Ma anche quella è stata un’ottima idea!».
Georges: «Oh certo, ma dovete molto alla magia e alle opere dell’illusionismo, del teatro. Se la cinepresa ha spopolato nel tempo, è grazie al suo potenziale di raccontare storie, di giocare con la vita. Sono i sogni, i mondi irreali ad aver valorizzato il cinematografo. Senza quei primi esperimenti, quei cortometraggi, forse staremmo ancora a guardare le operaie che escono dalle fabbriche o voi che fate colazione».
Louis: «Guarda che il documentario è un genere ancora molto apprezzato!».
Auguste: «Noi avevamo intuito una pulsione che è ancora prepotente negli esseri umani, di dominare e guardare la realtà, ma non avevamo la creatività, la genialità, per sfruttare lo strumento. Ci limitavamo a mostrare le sue capacità tecniche, seguendo il positivismo dell’epoca, il progresso che dominava sulle nostre vite. Avevamo vinto il tempo sulla pellicola, oltre la morte e i misteri, era una conquista della scienza, dell’uomo».
Georges: «Oh lo so, è per questo che non avete voluto vendermi un cinematografo quella sera?».
Louis: «Fu nostro padre a rifiutartelo, per una scelta di mercato».
Georges: «Acquisita la consapevolezza di poter disporre delle immagini, pensa quanto sia stata preziosa, per ogni autore, la possibilità di modificarle, tagliarle e spostarle; decidere una fine degli eventi diversa, rendere reale l’irreale, il fantastico, dargli movimento visivo. Permettere di visualizzare la magia! Lasciar accadere quello che in teatro non può avvenire. Creare un intero altro mondo…ah, la potenza dell’illusione filmica che sospende il giudizio!».
Louis: «Devi ringraziare che il tuo cinematografo si sia inceppato quel giorno».
Georges: «Oh, oui, forse la fortuna aiutò il montaggio, ma non tutti i primi effetti speciali furono accidentali. E nemmeno la poetica delle storie, la voce simbolica di ogni intuizione».
Auguste: «Vedessi ora che effetti speciali che hanno, impazziresti! I film hanno tutti i colori e il sonoro, hanno la musica, la gente imita gli attori e le storie durano delle ore. È anche grazie a te, Georges, se siamo diventati un’arte a tutti gli effetti».
Georges (si zittisce, rimesta le braci di tabacco nella pipa mentre soppesa una risposta): «E queste sono le sale cinema del futuro?».
Auguste: «Più o meno, la maggior parte dei piccoli cinema non è sopravvissuta all’avvento della televisione, poi sono arrivati i multisala, le proiezioni all’aperto, lo streaming e il cinema, che già ai nostri tempi era un’industria, ora è uno dei perni su cui gira una fetta dell’economia mondiale. Ci sono interessi altissimi che a volte minano la creatività o l’integrità degli edifici. Il cinema adesso genera dei miti, come la letteratura o la pittura: ispira le persone».
Georges: «Devo essermi perso molto da quando sono morto».
Louis: «Oh sì, ti sei scampato di poco la seconda guerra mondiale. Hanno usato il cinema per fare propaganda. Eravamo diventati così importanti da essere parte della strategia bellica».
Auguste: «Te li ricordi i cinegiornali? E i film interi che veicolavano correnti di pensiero? Hanno usato il cinematografo per influenzare le masse. Abbiamo costruito un’arma senza saperlo».
Georges: «Spero solo che il cinema non abbia perso, per questo, il suo potere di lasciar fantasticare il pubblico, la sua funzione d’intrattenimento, di meraviglia».
Auguste: «Non c’è pericolo, hanno fatto interi film e correnti cinematografiche di critica sovversiva e di svago. Il cinema è come una mappa della storia delle civiltà, i film di ogni diverso decennio, raccontano cosa si vivesse in quell’epoca, la necessità e l’evasione di ogni società, le capacità tecniche e scientifiche di un particolare periodo. Hanno fatto anche film sul cinema! Come il conflitto è legato alla storia dell’uomo, così anche il cinema è strettamente interconnesso alla vita, ai sogni. Non mi stupisce affatto che le arti, la filosofia, col passare del tempo, in questo campo si siano mischiate».
Georges: «E la comicità, la leggerezza esistono ancora? Mi pare ce ne sia bisogno in questo periodo».
Auguste: «Oh, oui, solo a volte hanno assunto forme diverse, a volte sono irriconoscibili! Alle volte vanno a puntate: hanno fatto film lunghi delle ore, dei decenni, a capitoli; loro li chiamano “episodi”. Hanno una specie di “trucco di magia” della scienza…int…itrern…».
Georges: «Internet, ne ho sentito parlare».
Auguste: «Esatto. È una fonte che permette di avere i film in ogni momento, di avere a portata di mano infinite conoscenze. Ma è ancora di moda avere un appuntamento al cinema. Ci pensate? Abbiamo dato vita a un luogo dove nascono affinità e storie d’amore. Sarai felice Georges di sapere che al cinema l’uomo incontra il sogno. Incontra l’inconscio e le possibilità. Hanno fatto un film anche su di te! Il cinema a volte è stato anche profetico, come lo sei stato tu con la tua immaginazione. Quella che per te era una magia, che per Jules Verne era fantasia, ora è scienza».
Louis: «O fantascienza».
Georges: «E ora che sono chiusi? Cosa sta accadendo a tutto questo? Impatterà sulle produzioni?».
Louis: «Oh beh, non avrei mai pensato di dirlo, ma ci vorrebbe proprio una delle tue fantasmagorie per risolvere la situazione. Per andare oltre! Confidiamo nel fatto che il cinema abbia acquisito talmente tanti strumenti in questo passato secolo, che abbia incontrato così tante persone che si sono prese cura di lui, o che gli hanno messo i bastoni fra le ruote, che troverà la sua soluzione per continuare a vivere quando riapriranno».
Georges: «E se invece dovesse morire di stenti?».
Auguste: «Sarà rimpianto con malinconia e poi rinascerà, seguendo il suo ciclo e il ciclo dell’umanità, dell’universo. Cambierà, crescerà, magari sarà più ricco di spunti di riflessione. E poi, può davvero morire? Lo sai, ora è un’arte, si trasformerà».
Georges (fissa lo schermo bianco, aspira boccate lente dalla pipa, in silenzio): «Umh… beh, finché ci sono persone in cui il desiderio visionario è acceso, come la memoria, sarà sicuramente vivo».
Auguste: «Già…».
I tre si guardano negli occhi, in silenzio, lasciando agli sguardi l’apprensione e la speranza per la loro creazione. Ci sarebbero tante altre cose da dire, sul valore educativo del cinema, sul valore sociale, sui premi che lo hanno consacrato, sulle personalità che nel tempo se ne sono prese cura e di quelle che il cinema ha fatto brillare, ma il tempo di quell’incontro sta per scadere.
Così portano la loro singola attenzione su punti diversi della sala, fissano le proprie scarpe, cadono dentro le loro conclusioni. In cuor loro s’augurano il meglio per quell’invenzione che è ormai slegata dalla loro volontà, è andata al di là di qualsiasi loro ipotesi.
Confidano di rivedere le sale abitate da bambini stupiti, di calpestare i popcorn e le carte di caramella cascate a terra, di sentire di nuovo tossire in sala, o sghignazzare in ultima fila, d’ascoltare ancora il suono di una cannuccia che aspira il fondo di una bibita, di stringere una mano per una scena angosciante, di vedere il pubblico scoppiare a ridere, all’unisono, per una battuta. O di sentire qualcuno che richiama il silenzio sulle note di qualche colonna sonora epica.
Così, con lo spirito pizzicato dall’inquietudine per l’incertezza che ci riserva il futuro del cinema, i tre uomini brindano con dello champagne, sollevando i calici verso la sala di proiezione, mentre le luci calano e lo schermo s’illumina, nell’attesa che ricominci lo spettacolo.