La ragazza che saltava nel tempo è un film di Mamoru Hosoda del 2006 che narra le vicende sentimentali dell’adolescente Makoto attraverso l’elemento fantascientifico dei viaggi nel tempo.
Ciò che rende, infatti, particolarmente interessante il lungometraggio non è l’attenzione alla struttura temporale della narrazione, ma la cura delle dinamiche tra i personaggi che, non rappresentano lo sfondo dell’opera, ma ne evidenziano l’essenza.
La ragazza che saltava nel tempo: La primavera della vita
Il modo in cui Hosoda racconta la gioventù dei personaggi de’ La ragazza che saltava nel tempo risulta straordinariamente non ordinario perché, nonostante la semplicità, riesce a essere perfettamente consapevole delle emozioni che deve trasmettere.
Dalle interminabili partite di baseball alle visite al museo, Makoto affronta la sua vita con l’immaturità di una qualsiasi adolescente di ogni epoca.
Nella bellezza dei suoi errori, del tempo perso, delle risate con Kōsuke e Chiaki, dell’arrivo del primo amore, dell’incomprensione con gli adulti, il regista riesce a rompere la parete dello spettatore, accedendo forse ai suoi ricordi, per riportarlo a rivivere i profumi di una giovinezza andata.
Il fulcro della vicenda è, infatti, l’impatto che la possibilità dei viaggi del tempo possono avere sull’adolescenza della giovane protagonista, con tutti i problemi e le conseguenze che ne derivano.
Nonostante l’elemento fantascientifico, Makoto è raccontata con un realismo straordinariamente intenso, perché nel sistema di Hosoda non si piega al tempo della narrazione, ma sembra modellarlo sulla propria vita.
Kazuko: «Io ero convinta che Kōsuke ti piacesse. Scusa, Makoto, ma non è lui che corre sempre quando tu hai bisogno?»
Makoto: «Lui corre sempre per tutti».
Kazuko: «Perché non provi a uscirci?»
Makoto: «Perché dovrei provare?»
Kazuko: «Se non dovesse funzionare, potreste sempre tornare a essere dei semplici amici».
Makoto: «No, zia, non ci penso nemmeno».
Kazuko: «Perché no?»
Makoto: «Non mi va di giocare con i sentimenti».
Non può non ricondurre al realismo di Hosoda, la scelta di illustrare i problemi adolescenziali della protagonista in relazione alla risoluzione di essi, proprio attraverso i viaggi nel tempo. Inizialmente, infatti, Makoto mostra la sua inevitabile immaturità, raccontando con estrema chiarezza l’essenza dei suoi anni, delle sue gioie e delle sue acerbe emozioni.
Kazuko: «Meglio così».
Makoto: «Che cosa?»
Kazuko: «Che utilizzi il tuo dono soltanto per delle cose banali».
Makoto: «Come per delle cose banali? Va bene, forse per adesso non ho fatto un granché, però è solo perché mi sto ancora allenando, ma quando sarò diventata un po’ più esperta ne combinerò delle belle».
Kazuko: «Makoto, ricorda che se tu ci guadagnerai, ci sarà qualcuno che ci rimetterà».
Makoto: «Ne sei sicura?»
Kazuko: «Riflettici».
La ragazza che saltava nel tempo: Passato, presente e futuro
È nelle conversazioni con la zia Kazuko che Makoto si trova davanti ai suoi problemi, analizzando minuziosamente le sue paure e ciò che comportano.
Nelle parole di Kazuko, infatti, Hosoda fornisce un importante appoggio alla protagonista, perché esclude ogni forma di omissione e segreto.
Di fatto Kazuko è la persona a cui Makoto confida di poter viaggiare nel tempo, senza particolare remora o preoccupazione, quasi affidandosi ai suoi consigli e non avvertendo la possibilità di essere rimproverata da un adulto. In realtà il loro rapporto è molto più puro di quanto si possa immaginare, perché non indaga solo le strambe avventure di una giovane donna, ma la rapporta a ciò che potrebbe essere e che, forse, sarà.
Attraverso il personaggio di Kazuko, infatti, il regista de’ La ragazza che saltava nel tempo sembra mostrare allo spettatore una finestra sul futuro senza nessun intervento esterno.
Esprimendo la più sincera fiducia nel dialogo con l’altro, alla zia di Makoto viene affidato il compito di condurre la nipote alla maturità, senza forzature o rimproveri, ma curando con la forza delle parole l’animo di chi, col tempo, capirà da solo quali sono le scelte giuste.
Le visite al museo, simbolo del passato, non restano indifferenti in questa dinamica perché si aggregano all’incontro temporale che investe non solo gli eventi dell’opera, ma soprattutto la crescita della protagonista.
Kazuko: «Anche il mio primo amore è stato alle superiori. È stata una bella storia, all’inizio eravamo soltanto amici ma poi ci siamo legati sempre di più e la nostra amicizia si è trasformata in amore. Purtroppo un giorno è finito tutto».
Makoto: «Come mai?»
Kazuko: «Ecco, le nostre strade si sono divise».
Makoto: «E lui, ora, che cosa fa?»
Kazuko: «Mi piacerebbe tanto saperlo, mi ha promesso che un giorno ci saremo rivisti, ma non volevo vivere aspettandolo; ma il tempo è passato e sono rimasta sola. Non mi è sembrato lungo, un battito di ciglia. Ma tu, Makoto, tu sei diversa: tu sei molto più intraprendente di quanto ero io. Se il ragazzo che aspetti non dovesse più tornare, sono sicura che tu andrai a cercarlo».
La ragazza che saltava nel tempo: Il tempo non aspetta nessuno
Questa è una delle frasi chiave del film perché trova la più alta forma di espressione nel finale dell’opera. In quest’ultimo, infatti, Chiaki salva Kosuke e Kaho e rivela alla protagonista di provenire dal futuro.
Makoto comprende i propri sentimenti per Chiaki e decide allora di non sprecare l’ultimo salto temporale che proprio quest’ultimo gli ha donato.
Torna al momento in cui, nel laboratorio, ha trovato Chiaki e il suo congegno, cioè all’inizio della storia. Quando lo trova, Makoto sorprende il ragazzo con le sue rivelazioni e poco prima di tornare al proprio mondo, Chiaki la abbraccia, dicendole che la aspetterà nel futuro. Makoto, felice, gli risponde che gli correrà incontro.
Nella poesia di un amore che profuma di eternità nel paradosso temporale, Makoto apprende il valore del tempo perché, nonostante tutto, non c’è modo di tornare indietro in realtà.
Non c’è modo di recuperare dal dimenticatoio della vita le emozioni, gli sguardi, le lacrime, gli abbracci, i sussurri di chi non c’è più e, forse, non ci sarà mai. La più grande lezione per Makoto e per gli adolescenti come lei non è quella di non commettere errori, ma di farlo senza paura, con tutte le forze possibili, perché solo così la vita e il tempo stesso acquisiscono il valore che meritano.