La Sirenetta – Le differenze tra film Disney e fiaba originale

Valentina Palermo

Giugno 17, 2021

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Si stanno svolgendo in questi giorni in Sardegna le riprese de La Sirenetta, la trasposizione in live action del celeberrimo film d’animazione Disney del 1989. La produzione della pellicola non è però di certo tra le più fortunate.

Basti pensare al fatto che quando il progetto fu annunciato due anni fa, la Casa di Topolino fu subissata di critiche per la scelta dell’attrice afroamericana Halle Bailey per il ruolo di Ariel. Ad aggiungere problemi ci pensò poi il Coronavirus, che costrinse il regista Rob Marshall a rinviare di un anno il primo ciak.

Adesso che le riprese sono finalmente partite, il Covid ha deciso di rimetterci lo zampino rallentando ulteriormente i lavori a causa della positività al virus di alcuni membri della troupe.

Insomma, pare che la sventura sia una componente del film un po’ come lo è nella versione della fiaba originale di Hans Christian Andersen. La storia firmata dallo scrittore danese è infatti una di quelle che maggiormente lascia l’amaro in bocca e al cui paragone l’abbattersi di una pandemia globale sembra solo un piccolo incidente di percorso.

Se non siete a conoscenza di cosa c’è realmente dietro una delle storie più amate dai bambini di tutto il mondo, ecco allora un piccolo approfondimento incentrato sulle differenze tra il film La Sirenetta e la fiaba originale.

Nessun divieto di recarsi in superficie

La Sirenetta è uno dei film Disney più amati. Ma cosa c'è all'origine di questa storia? Lo scopriamo in questo piccolo approfondimento.

La Ariel al centro della pellicola di animazione Disney è una sirena caparbia e coraggiosa che coltiva da sempre il sogno di lasciare il regno sottomarino per esplorare il mondo degli umani. Suo padre, il Re Tritone, le proibisce fermamente di abbandonare il suo habitat perché spaventato dai pericoli che la giovane principessa potrebbe correre in superficie. Lei nel frattempo colleziona oggetti persi dai marinai nell’oceano e continua a desiderare ardentemente di affacciarsi sulla terraferma.

La giovane sirena appare come uno spirito ribelle e ben più anticonformista rispetto alle sue sorelle. Forse sono proprio le restrizioni imposte dalla figura paterna a far scattare in lei una grandissima voglia di trasgredire le regole e seguire il suo istinto.

Ariel è una delle prime principesse ribelli decisa a non accettare passivamente il suo destino e pronta a sovvertirlo andando contro le convenzioni. Non a caso la sua chioma, suo segno distintivo, è del colore del fuoco e della passione. 

La ben più placida (e bionda) protagonista della fiaba di Hans Christian Andersen caratterialmente non ha nulla a che vedere con la sua controparte disneyana. Anche lei si strugge dalla voglia di salire in superficie, ma si attiene rigorosa alle regole della sua famiglia aspettando il suo quindicesimo compleanno. Secondo la tradizione, alle sirene non è vietato dare un’occhiata al mondo degli uomini, ma è consentito farlo solo una volta raggiunta tale età.

La giovane attende così pazientemente il suo momento, ascoltando i racconti di sua nonna e non mostrando un briciolo dell’impulsività dell’indisciplinata Ariel.

Il patto tra la sirenetta e la strega

La Sirenetta è uno dei film Disney più amati. Ma cosa c'è all'origine di questa storia? Lo scopriamo in questo piccolo approfondimento.

La sirenetta disneyana ha sì un carattere ribelle, ma pecca parecchio di ingenuità. Dopo i rimproveri paterni dovuti alla sua scappatella nel mondo umano, Ariel è disperata e con immensa vulnerabilità si lascia sedurre dalla malvagia Ursula. La strega propone alla nostra eroina un patto: cedere la sua voce in cambio delle tanto agogniate gambe per camminare sulla terraferma.

L’accordo viene accettato da Ariel nonostante contenga una clausola che implica che la giovane debba ricevere entro tre giorni il bacio del vero amore, pena il tornare a essere una sirena per sempre e diventare proprietà di Ursula. 

Molto diversa è la situazione all’interno della fiaba originale. Anche qui la sirenetta è affranta perché innamorata del bellissimo ragazzo a cui ha salvato la vita mentre era in superficie, ma in questo caso è lei, su consiglio di sua nonna, a recarsi dalla strega per chiederle aiuto. Cambia anche la clausola del contratto che le due stipulano e che prevede la morte della sirena nel caso non riesca a far innamorare di sé il principe.

Non manca poi quel tocco di macabro che appartiene a tutte le fiabe della tradizione nord europea. Le gambe spuntate al posto della coda provocano infatti nella ormai ex sirena atroci sofferenze, così come i piedi che sanguinano a ogni passo. Lei però deve soffrire in silenzio potendo alleviare solo un po’ il suo dolore immergendo i nuovi arti nelle rinfrescanti acque marine.

La sirenetta di Andersen è una martire disposta a sacrificarsi in nome dell’amore, sua unica ragione di vita.

L’insegnamento che ci viene impartito è che tutto ha un prezzo e che niente può essere conquistato senza un sacrificio. Lo scrittore danese ci fornisce però anche un altro insegnamento, e cioè che il lieto fine non è sempre garantito.

La delusione della sirenetta

La Sirenetta è uno dei film Disney più amati. Ma cosa c'è all'origine di questa storia? Lo scopriamo in questo piccolo approfondimento.

Tutti ricordiamo il felice epilogo de La Sirenetta. Ariel e i suoi amici del regno sottomarino salvano Eric dall’incantesimo della malvagia Ursula. La strega viene quindi sconfitta in un’epica battaglia in alto mare e tutti i suoi sortilegi si spezzano definitivamente. La sirenetta si riappacifica poi con suo padre e può finalmente sposare il principe vivendo felice e contenta tra gli umani come ogni storia Disney che si rispetti.

Ecco, dimenticate questo finale perché la fiaba di Hans Christian Andersen ha un epilogo decisamente più triste e malinconico.

Nella storia originale la sirena ormai divenuta donna va a vivere nel regno del principe e trascorre con lui delle bellissime giornate tra balli e ricevimenti. Lei prova un profondissimo amore per quell’essere umano così buono e gentile, ma purtroppo questo sentimento non è ricambiato. In realtà il ragazzo le vuole bene come una sorella ed è innamorato di un’altra giovane.

Quando finalmente lui riesce a ritrovare l’amore della sua vita, le nozze vengono celebrate e alla sfortunata sirena non resta da fare altro che accettare la sua triste sorte e rassegnarsi alla morte come era stabilito nel patto con la strega. Nel finale le sorelle le annunciano di essere riuscite a convincere la maga a salvarla facendola tornare una sirena a patto che uccida il principe e usi il suo sangue per bagnarsi le gambe.

La ragazza con il suo animo immensamente buono e altruista rifiuta la proposta e va incontro al suo destino con arrendevolezza e docilità. Le figlie del vento, commosse, la portano con loro nel regno dell’aria, dove vivrà per sempre con l’amarezza di non poter mai più amare.

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Nessun happy ending, nessun “e vissero felici e contenti”. Della storia di Hans Christian Andersen ci rimane una figura generosa e mansueta che non vuole in alcun modo barattare la sua felicità a scapito di quella degli altri.

La Disney ha voluto però cancellare questo lato tragico donandoci un’eroina impavida che riesce a conquistarsi la sua felicità con il suo carattere forte. Chissà se la nuova Ariel interpretata da Halle Bailey riuscirà a restituirci la stessa energia della versione animata. Sperando che la pellicola riesca finalmente a vedere la luce.

Leggi anche: Biancaneve e i Sette Nani: le differenze tra film Disney e fiaba originale

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