Perché Spike?
Petali di rosa accarezzano l’asfalto.
Un incanto ci è sfuggito, il colore è il dettaglio che perdiamo quando i carillon smettono di suonare.
Grigio, grigio, come un’arpa che ha perso speranza.
Come una danza tra solitudini impreviste
sprovviste
della bellezza tanto amata
già dimenticata.


Domani è il giorno del passato. Domani, Spike, è uno spioncino che non ci hai mostrato.
Perché Spike, perché stai andando?
Sempre assonato, ci hai addolcito con cinica simpatia, buffo e geniale, ma mai poeta della morte.
Perché ora, in questo incrocio tra il prima e il dopo, perché scegli il tramonto e non l’aurora?


Solitudini inconsapevoli, la vita è una jam session di strumenti che si scontrano, si sorridono, raccontano gli egoismi e per sbaglio creano una sinfonia.
O forse per destino dei loro stessi suoni?
La vita è un pezzo jazz imprevisto, già scritto su spartiti strappati, sperduti e arrabbiati.
L’incontro è la dolcezza dei naufraghi.

Jet, Faye, Ed, il cane geniale.
Tutti imparano ad amare.
Senza poterlo dire.
Ma c’è davvero bisogno di dire Spike?
C’è davvero bisogno di sapere, quando la vita ti propone un orizzonte da scoprire?

Sinusoidi compongono la melodia. Ritmo e malinconia, surrealismo e poesia.
Funghetti, addii, traumi.
Avete collezionato il repertorio della vita, ora potete vivere.
Allora perché Spike?
Perché vai?

Julia. Trauma in tedesco è sia sogno che ferita.
Perdi sangue ogni giorno, muori per un istante ogni volta che apri gli occhi.
Ritrovare le cose perdute forse serve ad amare quelle incontrate mentre si errava.
Sembrava che non volessi andare, ma ora vai.
Sembrava che fossero gli altri a non dover tornare, ma ora vai.
Quando il fulmine svela l’illusione,
la realtà si scompone
nella sincera possibilità
di essere quel frammento
accaduto mentre si sognava.
Faye l’ha capito, Jet l’ha scolpito nel suo burbero anelito di amore.
Ed forse tornerà.
Il forse qui è possibilità per il dopo, il mentre è già oggi.
Ma tu devi andare.
Devi dimostrare, in fondo, di essere vita.


Non puoi vivere se non sei vita,
non puoi sorridere senza quella salita.
Il masso da spingere sei tu, potresti immaginarti felice senza salvarti dal nulla.
Ma, cowboy dello spazio, il tuo naufragio è l’assolo finale, quello di Parker prima di morire.



Il suono vuoto è l’ultima nota silente,
di una meravigliosa storia inconsistente
l’ultima poesia, il primo instante.
See you space cowboy, ora sei aria, bellezza, eternità.
Noi siamo persi, ancora una volta, ancora un brano all’imbrunire, crepuscolo di suoni che vogliono vivere e morire.


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