Nuovi Sguardi: L’amica geniale – Intervista a Francesco Serpico su Nino Sarratore

Martina D'Antonio

Marzo 2, 2022

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L’amica geniale – Storia di chi fugge e di chi resta

Intervista a Francesco Serpico

L’adattamento cinematografico della opera terza di Elena Ferrante L’amica geniale, arriva a una stagione dalla grande maturità espressiva, contenutistica e stilistica. Il passaggio dai quartieri napoletani rurali alle immagine pittoriche di una estetica Firenze, lascia sperare nell’incalzare di note positive per questa storia: tutt’altro. La terza stagione dell’amica geniale, per quanto tratti di temi che letteralmente hanno a che fare con la rivoluzione, continua ad essere una storia dura, che tratta con estrema realisticità e maestria le tematiche italiane degli anni ’70 in termini delle loro contraddittorietà interne.

Anni attivamente caratterizzati dalle manifestazioni emancipatorie femministe che si svolgono parallelamente agli aspri e sanguigni scontri tra fascisti e comunisti. Quando le donne nelle più grandi piazze d’Italia si alzano su un palco per rivendicare i propri diritti, altre vengono stuprate al solo scopo di rivendicare un potere politico. Sullo sfondo di quei tempi paradossali, una Lenù sposata e con due bambine si trova a vivere le sue contraddizioni interne. Mentre anche essa partecipa ai moti femministi, cova rabbia con il suo femminile, cova rabbia nei confronti di Lenù, cova rabbia nei confronti della donna che è. Gettandola in un torpore che finisce per remare la sua esistenza.

I personaggi de L’amica geniale sembra non crescano di molto, come discordanti in relazione alle trasformazioni che pure la società stava attraversando. Personaggi che si trovano irretiti nelle loro stesse dinamiche circolari, nonostante carriere e famiglie apparentemente appaganti. Proprio perché rimasti totalmente legati e imbrigliati agli anni dell’infanzia e a quei drammi, non riescono a separarsi gli uni dagli altri anche quando i loro rapporti non sono poi così positivi. In questa ottica, la scelta di lasciare attori diciottenni per interpretare personaggi trentenni, risulta essere una scelta azzeccata e coerente rispetto al loro tessuto.

Francesco Serpico
Francesco Serpico

E mentre il rapporto tra le due amiche Lila e Lenù resta ambiguo e incessantemente teso tra la rabbia traboccante e spesso esplosiva dell’una e la natura relazionale docile e assertiva, seppure passivo aggressiva, dell’altra, l’oggetto dell’incrinatura definitiva di questo legame prende forma nel personaggio di Nino Sarratore. Ragazzo di buona famiglia, ma ribelle e dal rapporto conflittuale con i genitori, che ha saputo però farsi largo in una carriera di tutta nota. Una tenacia e una verve che sono riusciti negli anni a farsi contendere dalle due giovani donne, diventando catalizzatore di quel rapporto e di tutti i suoi rancori.

Abbiamo intervistato Francesco Serpico.

Nino Sarratore è stato descritto da molti come un uomo narcisista. Per lavorare su questo personaggio hai sentito di dover mettere in discussione alcuni aspetti reali “narcisistici” di te e del rapporto con le tue donne? O è stato un lavoro faticoso perché ti sei sentito totalmente estraneo a questi aspetti?

Francesco Serpico su L’amica geniale

È stato un motivo di crescita e di scoperta come dici. Oggi è facile usare questo termine, anche in maniera impropria, ma vero è che tutti abbiamo in noi degli aspetti narcisistici. Ho capito quali erano questi aspetti in me che avrei potuto definire come tali, in cosa si esprimevano e sto cercando di capirlo tutto ora. Quindi Nino mi ha dato il là per cominciare ad interrogarmi su tanti lati di me stesso e sul mio rapporto con le donne, forse anche fin troppo. Tanto da arrivare al punto di godermi con meno libertà alcune delle mie relazioni. A volte, in realtà, si tende a credere di avere più lati oscuri di quanti non ne abbiamo realmente.

Credo che in fondo nel rapporto con un narcisista non ci sia un rapporto tra due persone, vittima e carnefice, delineate in maniera così netta ma che sia un rapporto molto più sfumato e che si sviluppi piuttosto un rapporto di codipendenza in cui le persone, anche se in maniera inconscia, nutrono entrambi le loro necessità tossiche. Tu cosa ne pensi? Per te è davvero Nino il carnefice e le sue donne le vittime? O si tratta di fare un discorso molto più complesso?

Francesco Serpico su L’amica geniale

Sto cercando di capire quanto la vittima abbia “bisogno” di sentirsi vittima e quanto il fatto di non accettarlo e di giudicarlo a posteriori neghi alla vittima la possibilità di accettare una parte di sé. Questo chiaramente non elimina la responsabilità di comportamenti tossici, ma rende la linea di demarcazione di dei concetti vittima/carnefice molto meno netta. Secondo me l’errore sta nel cercare per forza il cattivo o il buono quando ognuno ha degli elementi di negatività, ma che invece esistano dei rapporti tra persone con degli aspetti più o meno buoni e che possono concatenarsi per rispondere a bisogni di co-dipendenza. Ti dico che rispetto alle scene dell’abbandono di Lila da parte di Nino, in cui io lì lo detestavo, negli episodi in cui sta insieme a Elena l’ho sentito molto più coerente, vero, anche se molti non concorderanno. L’ho apprezzato nell’essere coerente con il suo essere fallace. E questo per tornare al discorso in cui non esistono persone giuste o sbagliate, ma persone che devono fare i conti con sé stessi e con le loro azioni. Io credo che più che narcisista Nino sia fondamentalmente molto insicuro, come molti altri personaggi di questa serie.

Francesco Serpico
Francesco Serpico

È vero anche che noi vediamo Nino maggiormente nella sua adolescenza, quando fa l’amore con Lila e la lascia incinta, lui è poco più che un diciottenne probabilmente indeciso sulla vita. Nella necessità di questa stagione di aprire ad un discorso femminista in un racconto fatto e composto da donne, il riferimento al libro di Jean Starobinski su L’invenzione della libertà nel penultimo episodio è calzante. Nino cita i passi di un capitolo che riguarda l’illusione del piacere. Tu credi che Nino sia stata l’incarnazione di questa illusione per Lenù in tutti quegli anni? Siccome lei è stata innamorata di un idea, non avendo nei fatti più rivisto Nino negli anni. L’amore romanzato di quegli anni invece, secondo te oggi esiste ancora o è nettamente meno idealizzato?

Francesco Serpico su L’amica geniale

Credo, come dici tu, che il capitolo di Strabinksy citato da Nino sia un po’ il manifesto dell’amore secondo Nino, ma credo anche che molto di ciò che vediamo di negativo in Nino sia ciò che Elena proietta su di lui. Molto di quello che noi odiamo in Nino è qualcosa che Elena stessa odia di aver visto in Nino, e con cui si scontra. In questo senso il discorso sull’idealizzazione è lampante. Guarda rispetto all’amore meno romanzato non ti so dire come si guardava all’amore prima, ti so dire come amano i miei nonni. Credo che oggi, avendo molta più scelta, ci perdiamo e che probabilmente ciò che andrebbe davvero fatto è un lavoro sulla ri-significazione del concetto di rapporto, per la possibilità di vivere relazioni più libere e per romanticizzarle meno.

Non solo uomini narcisisti: oggi ci si permette la di parlare anche di donne manipolatrici, narcisiste. Tu cosa ne pensi?

Francesco Serpico su L’amica geniale

Ti dico che proprio ultimamente ho iniziato ad interrogarmi su questo aspetto, su quanto anche una donna possa avere aspetti manipolatori, se non narcisistici. Ultimamente ho partecipato ad un laboratorio a Pisa sulla ri-significazione della mascolinità e quello che è emerso è che il peso maggiore dell’uomo nella società patriarcale, che continua chiaramente ad avere tutt’oggi non solo negli anni di Lenù e Lila, è il potere. In rapporto alla mascolinità e alla femminilità è chiaro che questo tipo di dinamiche assumono un “sapore” ed è in quello la difficoltà nel saperle distinguere a prescindere dal genere di riferimento. Quindi sicuramente è possibile trovare anche in alcune donne certe modalità relazionali di potere. Più in generale invece, rispetto ad un discorso di genere, posso aggiungere che non so se avverrà davvero un eliminazione del concetto di genere, ma che sicuramente vivrà una trasformazione. Secondo il mio parare sarebbe interessante arrivare a parlare di colori che ci differiscono tutti gli uni dagli altri.

Francesco Serpico
Francesco Serpico

Come ti senti rispetto alla chiusura di questo grande capitolo della tua vita, che pure ha accompagnato una delicata fase della tua formazione della tua vita, ma anche della tua carriera? Nutri grandi aspettative o più timore rispetto al futuro?

Francesco Serpico su L’amica geniale

Guarda ti dico entrambi, perché sono entrambi aspetti della stessa medaglia: sono affamato, e la fame porta con se’ la paura stessa di restare digiuni. Vorrei cimentarmi in altro, mettere in pratica la formazione che mi sto costruendo per metterla a servizio di qualcos’altro. Insomma c’è un desiderio, c’è anche la paura ma ti dico che sto iniziando a vivere la fine delle cose in maniera più fluida e naturale, mentre prima mi spaventavano le cose che andavano verso una fine o addirittura ne fuggivo. Ora accetto molto meglio le fini. A volte le cose diventano anche pesanti da mantenere per così tanto tempo, magari è anche questo che mi fa vivere questo distacco, questa fine in maniera diversa. Mi vivo la fine ma anche nuovi inizi, ecco. Forse una prima esperienza cinematografica, soprattutto di questo calibro, è un po’ come il primo amore: qualcosa che ti forma per tutta la vita, ma che a un certo punto devi abbandonare per fare spazio ad altro.

Cosa diresti al Francesco di quattro anni fa, quello prima dell’inizio delle riprese, e al Francesco di ora?

Francesco Serpico su L’amica geniale

Al Franceso di prima dico “Fidati di te stesso”. Al Francesco di ora dico “Fidati di te stesso perché puoi davvero affidarti a te!”.

Leggi anche: L’amica geniale 3 – La stagione dei conflitti

Autore

  • Martina D'Antonio

    26 anni, quasi strizzacervelli
    .
    «Il cinema è la scrittura moderna in cui la luce è inchiostro»
    Jean Cocteau

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