Scene da Oscar – Dune e gli occhi di Paul Atreides

Eleonora Poli

Marzo 20, 2022

Resta Aggiornato

Caladan è casa per Paul Atreides. Paludi umide e frequenti precipitazioni sono il posto perfetto in cui il giovane principe può trascorrere le sofferenze dell’adolescenza. Da mesi sogna una ragazza con occhi blu magnetici. Per tutto il sogno non gli dice nulla, sussurra soltanto il suo nome.

Suo padre, il Duca Leto di Atreides amministra notevolmente le risorse agricole di Caladan facendone crescere la popolarità. L’Impero non può ignorare i suoi sforzi e, per premiarlo, gli affida il controllo di Arrakis, togliendo il pianeta al controllo degli Harkonnen. Paul non potrebbe essere più orgoglioso di suo padre. L’aquila, simbolo della casata, è pronta a spiccare il volo.

I preparativi sono frenetici e caratterizzati da sopralluoghi militari. Arrakis è un pianeta ostile composto al 98% di sabbia. Il popolo autoctono del pianeta, i Fremen, sono aggressivi nei confronti di chi vuole arricchirsi con la Spezia che rende possibili i viaggi interstellari. Le sabbie sono poi abitate da enormi vermi di sabbia che vengono attirati dalle vibrazioni del terreno, anche se sono soltanto passi.

Paul Atreides sa tutto su mondo di Dune e sui Fremen. Nonostante la tenera età di quindici anni, impara in fretta.

Paul Atreides
Paul Atreides (interpretato da Timothée Chalamet)

Sua madre, Lady Jessica, è una Bene Gesserit, un ordine femminile esoterico con sviluppate capacità mentali. Non ancora moglie di Leto, Jessica gli è fedele in quanto compagna e madre di Paul. Il potere Bene Gesserit e l’uso della voce non possono essere ereditati da un maschio: Paul Atreides è l’eccezione. E per Gaius Helen Mohiam, la veridica dell’Imperatore e Reverenda Madre delle Bene Gesserit, è già una minaccia.

Paul Atreides sembra infatti incarnare il Kwisatz Haderach, un messia in grado di usare la memoria genetica dei suoi antenati e il potere della preveggenza.

Per capire se Paul è effettivamente l’eletto, la veridica deve sottoporlo alla prova del Gob Jabbar. Svegliato nel cuore della notte da sua madre Jessica, Paul si veste di fretta e raggiunge la madre nella biblioteca del freddo castello di Caladan. La luna non è mai stata così buia. Al centro della sala siede una figura imponente, una donna. Quella biblioteca che Paul conosce così bene sta per diventare una trappola.

Accanto alla Reverenda Madre, una scatola. Ora Paul è inginocchiato davanti a lei, il potere della sua voce è tale da non dare nemmeno tempo al ragazzo di pensare. Le parole gli muoiono in gola al cospetto di quella strega.

Reverenda Madre Mohiam: «Metti la mano nella scatola».

Quella scatola sembra fatta su misura per la sua mano. Ancora in ginocchio, l’oppressione è evidente. La Reverenda Madre svetta sopra di lui, coperta da un velo sacrale color notte a coprirle il viso.

Reverenda Madre Mohiam: «Ti punto al collo il Gom Jabbar. È un ago avvelenato. Morte istantanea.
La prova è semplice. Togli la mano dalla scatola. E morirai».

Sconfitto dal potere schiacciante della veridica, Paul non può far altro che obbedire. In quella scatola lo aspetta il dolore, al collo la morte. Eppure non c’è nulla. Sente che è vuota a contatto con le fredde pareti dello scrigno. La Reverenda Madre gli ha annunciato che vi avrebbe trovato dolore, invece nulla.

Reverenda Madre Mohiam: «Un animale preso in trappola si staccherà la zampa a morsi per scappare. Tu che farai?».

Paul Atreides
Paul e la Reverenda Madre

Poi una puntura leggera alla mano che crea un movimento appena percettibile. Una musica acuta e stridula sale, e la mano che inizia a bruciare. Gli occhi di Paul, in un primo piano stringente, riflettono l’intensità crescente del calore: prima l’innocenza di quei quindici anni, la concentrazione per reprimere l’istinto di scappare, lo sforzo per non urlare. Un tremolio incontrollato è l’unica manifestazione fisica del dolore che si può permettere.

Fuori dalle alte porte della biblioteca, Lady Jessica si assicura che nessuno entri, complice di quella tortura. È stata lei a portare Paul dalla Reverenda Madre, incapace di disobbedirle, è stata lei a portare il figlio al patibolo. E sempre sua è la colpa di aver generato un figlio maschio.

Lo sente urlare straziato dal dolore. E non può fare nulla.

Lady Jessica: «Non devo avere paura. La paura uccide la mente».

Lady Jessica inizia a recitare la Litania contro la Paura, rito cardine del credo delle Bene Gesserit.
Come sentisse quelle parole, lentamente, Paul alza lo sguardo. Ancora in trance ora è padrone delle sue azioni. Qualcosa in lui, finora nascosto nel subconscio, spinge per uscire. Ora è lui ad avere la meglio sulla veridica in questo duello di sguardi.

Deciso a vincere, Paul non cede neanche per un secondo. Percepisce ancora il dolore nella scatola, il fuoco che sta lentamente bruciando la sua mano fino a ridurla in cenere. Vede il deserto, la distesa di sabbia che lo aspetta su Arrakis. Sente il sapore del sangue.

Poi la Reverenda Madre ritira il Gob Jabbar, sconfitta. Paul è libero e la sua mano intatta.
Uno scontro mentale di livello superiore, fatto di impressioni e immagini, che non lascia scampo.

Intensità, innocenza e fato si uniscono nella figura di Paul Atreides, destinato a cambiare le sorti di Arrakis e dell’intero mondo di Dune.

Leggi anche: Dialogo onirico di Lynch e Jodorowsky su Dune di Villeneuve

Correlati
Share This