In Una famiglia vincente – King Richard (2021) tutto parte dal piano. Un piano di fuga, un piano d’elevazione, un piano di vita. Ma la vita di Richard Williams non ha mai avuto un piano.
Nato da una madre sola nelle parti più povere della Louisiana, ha superato i primi anni della sua vita nonostante le peggiori discriminazioni razziali e le difficoltà poste alla sua classe. Nei primi anni ’90, diventato marito e padre, Richard gode di un livello di sicurezza una volta impensabile, rispetto alla sua infanzia. Tuttavia per le sue figlie ciò non è abbastanza. Meritano di meglio, meritano di vivere felici, sicure e amate. Meritano di essere riconosciute come campionesse.
E così, con un occhio rivolto alle sue principesse, King Richard elabora un piano.
Questo è un soprannome affibbiato da alcuni suoi conoscenti e passanti per le strade di Compton, California. Ecco che Re Riccardo va con le sue adorabili figlie e un carrello pieno di palle da tennis. Non ha la gobba, ma zoppica, cammina storto ed è noto per le sue macchinazioni.
Prima ancora della nascita di Venus e Serena, ha stilato un piano da settantotto pagine, su come renderle future campionesse e persone rispettabili. «Se non hai un piano, pianifichi di fallire». Questo è il suo motto, appeso sulla recinzione del campo del quartiere.

Will Smith, da principe di Bel Air a Re del Tennis, interpreta il padre delle sorelle Williams, in ogni pregio e difetto. Richard Williams alterna momenti di tenerezza, fascino e arguzia a scatti di rabbia, testardaggine e franchezza, in un susseguirsi di sensazioni motivate da un unico obiettivo: formare le ragazze in persone migliori, con vite migliori.
Perché lo spettro di un passato ingiusto e violento è facile da vedere. Lo si vede per le strade, pattugliate da gang e criminali dal grilletto facile. In televisione, nelle immagini delle rivolte di Los Angeles, innescate dall’ennesimo abuso di potere a sfondo razziale da parte della polizia.
Anche una volta iniziati i tornei giovanili, lo si nota nel falso perbenismo dei genitori delle rivali di Venus, sconfitti e increduli.
Richard lo sa, la vita non fa favori ai pigri o ai presuntuosi. Spinge quindi le ragazze a essere umili, laddove lui è spaccone, studiose laddove lui è ignorante, sicure laddove lui è insicuro.
Mentre le figlie si impegnano per essere prime della classe, studia come migliorare la loro tecnica sul campo, nei pochi momenti liberi tra uno straordinario e l’altro. Il piano si basa anche su questo: sacrificio, destinato al riscatto, desiderato con una determinazione indomabile.

E così, di country club in country club, Richard cerca un allenatore disposto ad allenare Venus e Serena gratuitamente. Un’assoluta follia promettere non una, ma due campionesse fenomenali in tenera età.
Richard però ci crede, non può non crederci, rientra nel piano. Gli spettatori, nel 2022, possono usare il senno di poi. Richard, nel 1992, ha solo il piano e l’amore per le sue figlie. E questo gli basta.
Miracolosamente, riesce a negoziare un accordo per allenare Venus. Solo Venus, ma per Serena c’è un piano B: registrare le lezioni e rievocarle in un secondo momento.
Le due così proseguono in parallelo, anche se Venus è l’unica a presentarsi ai tornei e ad apparire sulle pagine dei giornali. Venus continua a vincere e ciò aiuta la famiglia a scalare socialmente, ma intanto la pressione per il suo debutto professionale sale.
Qui il piano di Richard incontra una battuta d’arresto: nel momento più cruciale, è disposto a modificare il piano? Si è promesso di proteggere la figlia dall’incredibile pressione dei tornei, di lasciare che la sua bambina si goda la sua infanzia.
Ma Venus è già cresciuta, è pronta ad affrontare il mondo che ha spaventato tanto Richard. Gli unici ostacoli, quindi, sono la sua ostinazione e la sua paura.

King Richard piega il ginocchio, e Venus prende parte al torneo Bank of the West Classic, ancora giovanissima a quattordici anni. Questo era il piano: il debutto sul campo sotto i riflettori più brillanti. Tuttavia la pressione non è poca. Nel climax della pellicola, Venus affronta Arantxa Sanchez-Vicario, una delle migliori tenniste al mondo: Davide contro Golia, racchette alla mano.
Prima dell’incontro, Richard prende in disparte Serena, fianco a fianco ai margini del campo. La sorella minore non può prendere parte al torneo, non può nemmeno allenarsi insieme alla sorella. Chiaramente, ciò rode alla ragazza, ma ancora una volta il padre la rassicura: fa tutto parte del piano. Serena è più tosta, più agguerrita e sarà in grado di brillare a tempo debito.
Una promessa al limite della preveggenza quella in King Richard: Venus e Serena lasceranno un segno indelebile nella storia dello sport, con ventitré Grand Slam a nome della sorella minore, elevata a uno status leggendario.
Il match contro Sanchez-Vicario diventa quindi quasi irrilevante, nonostante la palpabile tensione.
Arrivare a questo punto, in quell’arena a Oakland, e sfidare una delle migliori al mondo è già una vittoria inimmaginabile per una normale ragazza di Compton. Venus ha già vinto, i Williams hanno già vinto.
Poco importa il risultato finale dell’incontro, vinto dalla veterana con un poco sportivo gioco mentale. I contratti proposti dalle multinazionali scivolano in secondo piano. Venus può uscire dall’arena a testa alta, accolta da fan conquistati in un batter d’occhio e diretta verso un futuro roseo.
Richard, dal canto suo, può solo sorridere, farsi da parte e lasciarsi scappare un impertinente «ve l’avevo detto. Tutto parte del piano».