Genesi del boom – Una vita difficile in un’Italia difficilissima
Indro Montanelli, durante un’intervista, affermò che l’Italia è un paese di contemporanei. Un paese che non ha memoria e per questo con un futuro polveroso e fragile. Gli italiani sono contemporanei, purtroppo. Contemporaneo è un termine che rende malleabile l’organismo che vuole dominarne il significato. È un termine affilato perché il costante vivere al momento, senza guardare mai al passato, porta a una mancanza di lezione per il futuro. La Storia è maestra, bacchetta, ma è anche meravigliosa, e va osservata tutta.
La storia è nei paraggi e profuma l’aria; una delle maschere più celebri del panorama cinematografico italiano ne ha assaporato l’aroma in Una vita difficile di Dino Risi, capitolo iniziale della nostra retrospettiva su la commedia del boom.
Alberto Sordi impersona Silvio, partigiano e giornalista in un Italia movimentata, prima quella della Resistenza e poi quella del miracolo economico.
La storia è come i granelli di polvere che volano in una stanza, li vedi più nitidi solo attraverso un raggio di sole che entra dalla finestra. C’è, ma non si vede. Silvio si innamora di Elena, conosciuta durante gli anni partigiani, e la commedia umana e amorosa tra i due si intreccia alle vicende storiche dell’Italia, di un paese che sta cambiando.
La fine del fascismo, il referendum per la Repubblica, l’attentato a Palmiro Togliatti. La cena dei due innamorati si svolge mentre alla radio danno i risultati del Referendum che avrebbe sancito la Repubblica sostituendo la Monarchia, mentre, durante la febbre del figlioletto, riferiscono a Silvio che Stalin è morto. Come la commedia umana va a pari passo con la commedia storica, così noi tutti apparteniamo alla Storia, siamo Storia.
Alberto Sordi è noto principalmente per le sue maschere dell’uomo medio italiano, che però saltano in questo film. Silvio è infatti un giornalista con delle idee, coerente, di sicuro non un uomo medio. Vuole svolgere al meglio il suo lavoro da giornalista, scrivere un romanzo con occhio attento a ciò che accade intorno. L’opera di Dino Risi tenta di smascherare quell’Italia che proverà a sua volta a svuotare pian piano Silvio della sua cittadinanza attiva e dal suo pensiero critico, verso un opaco conformismo.

Questo ci viene messo davanti agli occhi attraverso episodi che piano piano spengono Silvio e lo trascinano in una mediocrità materialista. La sua forza intellettuale viene costantemente messa alla prova con l’incapacità di non riuscire a tenere la bocca chiusa su questioni bollenti. Interessanti sono la cena con i monarchici disperati dopo il referendum o la decisione di rifiutare dei soldi per non pubblicare una notizia scandalosa.
La coerenza di Silvio resiste anche ai soldi per amore della verità. Va oltre le ristrettezze economiche che affliggono la sua famiglia, che egli avrebbe potuto arginare piegandosi al ricatto e al conformismo.
L’amore per i problemi sociali e per la politica sfocia anche nella sfera affettiva con Elena, che lo esorta a prendere la laurea per avere una certa sicurezza al contrario del suo lavoro da giornalista. Lo esorta a essere ciò che non è.
Si viene a costruire una società in cui la cittadinanza attiva e una certa lucidità per l’attuale corso degli eventi rallentano il benessere. Quel benessere dato dal guscio che ci si costruisce attorno attraverso un menefreghismo che deve produrre meno problemi possibili. Il pensiero critico, che invece si autoalimenta con i problemi, incrina il guscio, lo distrugge. Silvio non vuole abbandonarsi al sonno del pensiero che porta al conformismo e al famigerato “uomo medio” perché sa che una società che non si concentra su suoi problemi, sulla ricerca della verità e sulla critica, è condannata a regredire e a non imparare mai.
Testimone ne è la povertà intellettuale e la crisi del cinema di quel periodo. Silvio andrà in un set a provare a vendere un suo romanzo per farne un film, ma verrà rifiutato appunto perché tratta di politica. Esempio lampante, spesso, più che di menefreghismo, si palesa la paura nell’affrontare certi temi di cui l’arte ne è il veicolo più affilato.
Silvio: «La politica è alla base delle cose».

L’indipendenza e la libertà di pensiero, ci insegna Una vita difficile, non si devono mai barattare per nulla al mondo. Perché, come diceva qualcuno, un paese che cede la liberta per la sicurezza, prima perderà la sicurezza e poi la libertà.
E qui caro Albertone non hai impersonato l’uomo medio, ma ci hai presentato ciò di cui c’è bisogno. Un quadro di un‘attualità disarmante che ci si presenta davanti tutti i giorni.