Il tempo in Cowboy Bebop – Guardami gli occhi

Gabriele Evangelisti

Luglio 7, 2022

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Cowboy Bebop è un incontro di melodie. Ogni personaggio contribuisce a modo suo, con il suo stile, a costruire una sinfonia a volte allegra, a volte malinconica. In certi momenti il ritmo è rapido, in altri rallenta per permetterci di riflettere. E così nasce la storia di questo bizzarro gruppo. Le loro avventure cantano di crimine, di valori societari, di legami effimeri eppure profondi. Ma soprattutto, in Cowboy Bebop aleggia la melodia del tempo, e di come lo si possa vivere rapportandosi con le sue sfaccettature.

Attenzione: seguono spoiler di Cowboy Bebop

La riconquista del tempo di Jet

La sinfonia del tempo ha due movimenti: passato e presente. I nostri personaggi hanno già tutti suonato il primo, e il secondo continuerà per tutta la durata della loro vita, fino a diventare, gradualmente e per intero, parte del passato. 

Jet fa del suo meglio per vivere nel presente: la vita da cacciatore di taglie tutto sommato non gli dispiace, e ha i suoi vantaggi. E soprattutto, è diversa e distante da ciò che era il suo passato. Lui sa bene ciò che è stato, e lo accetta perché, anche se non lo facesse, non potrebbe comunque cambiarlo in alcun modo. Però sa anche che il passato non detta per forza il futuro, e lui, che da ciò che era non ha avuto altro che delusioni, accetta di buon grado di iniziare un nuovo capitolo.

Jet Black, il “cane nero” della corrotta ISSP, l’amante abbandonato da Alisa, non esiste più. Al suo posto c’è Jet, pilota della Bebop e membro anziano di uno strano gruppo di cacciatori di taglie. Forse non erano gli accordi che aveva in mente, ma pur di cambiare andatura possono andare. Adesso è lui a dettare il ticchettio del metronomo.

La ciurma della Bebop affronta il dilemma del tempo, ricordandoci che tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti con il passato.
Jet

La perdita del tempo di Ed e Faye

Ma non tutti hanno il lusso di poter scegliere. Faye, per esempio, è costretta a vivere nel presente, bloccata in un limbo senza memoria. Il suo passato non è che un ritornello senza strofe, un fantasma traslucido le cui uniche prove di presenza sono alcuni luoghi e un video vecchio di decenni. Non c’è nulla da amare né nulla da odiare: solo una familiare estraneità che ricorda, ogni volta, che si è perso qualcosa.

Faye del passato: «Buongiorno, futura me. Spero che tu abbia dormito bene…il risveglio è stato altrettanto buono? Riesci ancora a emozionarti allo spettacolo di un nuovo mattino? Tremi all’abbraccio del vento che porta nuovi profumi? Quando vedrò questa cassetta, io sarò te, la mia futura me stessa. Chissà se tu ti ricorderai ancora di me… spero proprio di sì. Anzi, ne sono certa!».

Senza legami, senza storia, senza un luogo da poter chiamare casa, la cacciatrice girovaga per lo spazio, in cerca di qualcosa che colmi questi vuoti lasciati all’oblio. E quando li trova ne ha paura perché, se c’è una cosa che ha imparato dal passato, è che tutto può scomparire, anche i legami. E se il prezzo da pagare è così alto, forse è meglio non stringerli in primo luogo.

Ma non sempre una vita senza passato è vissuta male. Al contrario, certe volte l’essere senza radici sprigiona una spensieratezza senza eguali. E questo è il caso di Ed. La ragazza gode di questa libertà: dove Faye soffre per la sua amnesia e per il furto dei suoi ricordi, la giovane hacker vede la possibilità di fare tutto ciò che desidera, priva di vincoli.

Vuole unirsi a qualche gruppo? Può farlo. Vuole andarsene? Nessun problema. La vita di Ed è un’improvvisazione, guidata dalle sensazioni e dal momento: è lei a decidere con chi parlare, cosa fare, chi considerare la sua famiglia. E nessuno la può fermare, neanche volendo. Non c’è malizia nei suoi cambiamenti né virtù, ma solo uno scroscio di note che, seppur recepite come senza senso, creano un’esperienza unica.

La ciurma della Bebop affronta il dilemma del tempo, ricordandoci che tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti con il passato.
Ed

La schiavitù dal tempo di Spike

Spike: «Guardami gli occhi: il destro è artificiale, quello vero l’ho perso in un incidente. Da allora con l’occhio sinistro registro il presente, mentre con il destro ricordo il passato; mi ha insegnato che non sempre ciò che è visibile corrisponde alla realtà».

Con questa frase Spike, il nostro protagonista, colui che più ci ha accompagnati lungo questa avventura, esplicita il più grande dei suoi punti deboli: il passato. Non importa quanto si impegni con la sua nuova realtà, quanto si ripeta di essere già morto una volta e di essere in una seconda vita: le sue memorie come membro della Red Dragon non scompaiono. E questo non perché non possa farlo, ma perché non vuole. Il suo occhio destro si pianta su ciò che era, ancorandolo al suo passato criminale invece di lasciarlo libero di iniziare un nuovo capitolo. 

Che cosa lo blocca? Che sequenza di note gli rimane in testa al punto da costringerlo sempre sullo stesso spartito? 

Un assolo. Un effimero guizzo di genio nella normalità, un’improvvisazione indimenticabile che tocca tutte le corde giuste dell’anima. E a suonarla c’è Julia. 

Spike, trovatosi per la prima e unica volta nella sua vita davanti a simili emozioni, scopre un languore che non riuscirà mai a placare nella sua nuova vita. Ci prova (più che altro ci spera), ma non riesce. E del resto, come potrebbe? La forza di quei sentimenti sta nella loro unicità: Julia è unica, così come unico era il loro amore sbocciato nel cemento della malavita. 

Tutto, nel suo passato, è dolore, a parte per quei ricordi. Ed essi si fanno strada nella mente di Spike, ammaliandolo e assetandolo: ne vuole ancora, vuole tornare a sentirsi vivo come in quei momenti. Da soli essi sono abbastanza, un motivo sufficiente per far lasciare il piede di Spike nella porta del passato, in uno stagnante equilibrio tra il presente e il passato, tra la libertà e la schiavitù. E allora, come i veleni più insidiosi, basta una piccola dose, un sussurro, per ribaltare tutto.

La ciurma della Bebop affronta il dilemma del tempo, ricordandoci che tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti con il passato.
Il gruppo della Bebop


La ciurma della Bebop, con le sue diversità, vuole mandarci un messaggio molto importante: tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti con il passato. L’orchestra di questa storia suona note blues. Quali saranno le nostre?

Leggi anche: Perché Spike?

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