Alla ricerca del Super 8 perduto: Pathos e la Cineteca dello Stretto per riscoprire l’archivio di famiglia
In un’epoca dominata dalle tecnologie digitali, il valore dei film e degli archivi familiari in Super8 e 8mm potrebbe sembrare sbiadito. Queste pellicole rappresentano invece un patrimonio culturale e personale inestimabile, che merita di essere conservato con cura e dedizione. Le immagini impresse su questi supporti raccontano storie uniche, momenti di vita vissuti che non possono essere replicati né sostituiti. Salvaguardare questi ricordi significa proteggere una parte essenziale del nostro passato e della nostra identità.
Pathos e Cineteca dello Stretto hanno intrapreso una collaborazione per un progetto incentrato sugli archivi familiari e privati in materiale audiovisivo 8mm e Super8 homemade.
Insieme a Emanuele Pisano (regista), Maurizio Ravallese (regista), Michele Granata (regista), Salvatore Logica (montatore), Francesco Garritano (producer), Antonio Plescia (autore), Claudio Pisano (regista), Maurilio Forestieri (archivista) Isabella La Fauci (archivista) e Angelo Scuderi (archivista), Pathos e Cineteca dello Stretto si stanno dedicando al recupero, al restauro e alla digitalizzazione di questo vasto patrimonio.
Una volta completata questa fase, il prezioso materiale sarà affidato alle cure della Cineteca dello Stretto, un’eccellenza italiana che si occuperà di conservarlo, archiviarlo e catalogarlo accuratamente. Grazie a questo sforzo congiunto, il materiale sarà reso accessibile per futuri lavori e potrà brillare alla luce del pubblico per nuove storie.
Nata nel 2022 come collettivo, la Cineteca dello Stretto è stata caratterizzata sin dal principio dal coinvolgimento di un gruppo eterogeneo di personalità, con competenze specifiche in diversi ambiti. L’archivio, ubicato nel cuore di Ortigia, si pone come obiettivo la creazione di uno spazio multidisciplinare, nel quale coniugare la conservazione, la didattica e la promozione della pellicola analogica.
Le pellicole in Super8 e 8mm hanno una qualità intrinseca che va oltre la mera registrazione visiva. Ogni fotogramma è un pezzo di storia: una finestra su un’epoca passata. Questi formati hanno permesso a generazioni di documentare eventi familiari, vacanze, celebrazioni e momenti quotidiani, creando un mosaico di ricordi che ha un valore affettivo incalcolabile.
«Il cinema è la ricerca della verità nei dettagli. Il found footage e gli archivi di famiglia conferiscono autenticità e intimità al processo di narrazione.»
(Agnès Varda)
Gli archivi familiari in Super8 e 8mm sono veri e propri tesori. Ogni bobina è un frammento di un puzzle che compone la storia di una famiglia, di una comunità, di un’epoca. Rivedere questi filmati può suscitare emozioni profonde, permettendo alle nuove generazioni di connettersi con il proprio passato e di comprendere meglio le proprie radici. Questi filmati offrono uno spaccato autentico e intimo della vita quotidiana di un tempo, fornendo un contrasto prezioso con il mondo contemporaneo.
«L’uso degli archivi di famiglia nel film è un atto di conservazione e trasformazione. Onora il passato e allo stesso tempo gli conferisce un nuovo significato nel presente»
(Chantal Akerman)
È importante immaginare questi filmati non solo come risorse da utilizzare all’interno di documentari, film e programmi TV, ma anche come veri e propri arsenali di immagini. Questi archivi possono infatti fornire il materiale necessario per creare opere interamente realizzate utilizzando esclusivamente queste pellicole.
L’uso di filmati in Super8 e 8mm all’interno di nuove produzioni cinematografiche e televisive non solo aggiunge un tocco di autenticità storica, ma offre anche una texture visiva unica che può arricchire la narrazione. Chi crea può sfruttare queste immagini per evocare emozioni, contesti e atmosfere specifiche che sarebbero difficili da replicare con le moderne tecnologie digitali. Sempre più festival, sempre più autori e autrici stanno spostando la propria attenzione di ricerca verso il materiale d’archivio e la creazione attraverso la ricreazione.
Il Super8, in particolare, con le sue immagini nitide e i suoi colori vibranti, ha catturato l’immaginazione di cineasti amatoriali e professionisti, diventando un simbolo di creatività e innovazione
«Super 8 was a lot of fun.
È così che mi sono innamorato del cinema. All’epoca il processo era molto diverso. Dovevi aspettare che la pellicola venisse sviluppata e questo ti faceva apprezzare ogni singolo fotogramma»
(Martin Scorsese)
Inoltre, l’integrità estetica e storica di questi filmati permette di creare opere che non solo preservano il passato, ma lo reinterpretano in modi nuovi e innovativi. La possibilità di attingere a un archivio così vasto e variegato offre a chi fa cinema un’incredibile opportunità di sperimentazione e creatività. Ogni fotogramma può diventare parte di un nuovo mosaico visivo, contribuendo a raccontare storie contemporanee attraverso le lenti del passato.
Mentre la scomparsa definitiva della pellicola accelera, il mondo del cinema deve fare i conti anche con la conservazione digitale dei film: un problema solo in apparenza inesistente. A meno che non vengano superate le sfide della conservazione digitale, corriamo il rischio di un futuro in cui un film del 1984 non avrà più possibilità di sopravvivenza.
La versione digitale è ideale se l’obiettivo dell’archiviazione è consentire alle generazioni future di vivere il film nello stesso modo in cui il pubblico lo ha vissuto nel weekend di apertura.