«Promettimi di non tornare mai più, d’accordo?». Tutto ha inizio dalla fine, è inevitabile. Poiché da lì il pensiero riprende ad interrogarsi più e più volte. Prima sul peso delle colpe, poi sugli eventuali rimorsi e le parole che non sono state dette. Quelle affidate ai silenzi, che per estrapolarle è necessario essere in due, posti però sulla stessa linea di pensiero e ricordo e non distanti, o peggio, estranei. Ecco perché spesso sfuggono e resta il silenzio. È il ricordo prima di ogni altra cosa, a non essere pienamente e follemente condiviso. Qualcuno in un vecchio film ha detto: «Ciò che l’occhio ha visto, il cuore non dimentica». Eppure non sempre è così. A volte si dimentica per autodifesa, poiché ricordare fa ancor più male e i momenti mutano e diventano fantasmi di un tempo che è stato, al quale però non siamo più in grado di dare un nome, una data. Ricordi che ormai non ci appartengono più, che non sappiamo collocare, rifiutandoli.
Facciamo appello però ai nostri desideri più dolenti e al tempo stesso dolci. Quante volte ci siamo – e vi siete – soffermati sull’idea del ritorno? Il ritorno di un amore che non era stato, ma che forse, se avessimo rincorso, interrogato o ascoltato con maggior cura e interesse, sarebbe venuto a noi. È comune ad esempio tornare nei luoghi dei vecchi amori. Mai fantasticato sulla possibilità di rivedere lì proprio quella persona? E ancora, avere quell’ultima conversazione, sguardo, o notte, che la fine effettiva delle cose, non aveva mai reso possibile? Bene, non è necessario gridarlo al mondo. Sussurratelo e ascoltate il suono delle vostre parole. Le stesse che per mancanza di coraggio, o eccesso d’orgoglio, avete sempre faticato a pronunciare. Se ancora non ne siete capaci, il cinema lo farà per voi attraverso gli sguardi, i silenzi e la scrittura di Le occasioni dell’amore, il decimo lungometraggio da regista di Stéphane Brizé, qui al suo film più riuscito, maturo e risolto.

Le occasioni dell’amore – Sull’arte di amare e ricomporsi, pur irrisolti
Mathieu e Alice invece, i due protagonisti, meravigliosamente interpretati da Guillaume Canet e Alba Rohrwacher, risolti non lo sono affatto. Il primo è fuggito sul nascere della primissima esperienza teatrale della vita. Dopo una lunga e celebrata carriera nel cinema, che da una parte non è mai stata abbastanza, mentre dall’altra fin troppo. Alice invece si è nascosta in una piccola località di mare bretone, seppellendo lì le sue ambizioni musicali e così il suo amore più importante e problematico. Quello mai risolto e superato. In attesa di un ultimo incontro e forse anche qualcosa di più.
«Tuo marito sa di noi due?» le domanda Mathieu. Alice soppesa ogni parola e misura i tempi del silenzio. Poi rivela: «No, sa che quello prima di lui mi ha ridotta in mille pezzi. Ma che sia tu o un altro non cambia niente» Eppure non potrebbe mai essere un altro. Quello prima di lui sarà sempre e soltanto Mathieu, la star del cinema che un tempo ha incontrato l’amore, lo ha riconosciuto in quanto tale e ci ha giocato per un po’, scegliendo di fuggire. Forse per comodità o forse perché è così che la vita doveva andare. Torna su questo Alice: «Io ho fatto andare le cose come ho potuto. Magari per te dovevano andare così». Nonostante la fuga però e il rifiuto di quell’amore vissuto a metà, i due vengono riuniti a distanza di quindici anni. Ironia della sorte, proprio a causa di un’altra fuga di Mathieu, dal teatro, dal lavoro, più in generale dalla vita.
Le occasioni dell’amore dunque, prima di ogni altra cosa è una parabola sulla capacità delle persone che si amano, di ritrovarsi quando sono a pezzi. Quando una delle due, è crollata e l’altra resta, sprovvista però dell’adeguato manuale d’istruzioni per portare a termine il lavoro e ricomporre ciò che è andato in frantumi. Forse non ci si ricompone mai davvero, qualcosa resta frammentato, tra le crepe però respira il ricordo di quella cura. Mathieu lo sa bene e Canet non casualmente, rispetta tempi e linguaggi di un registro interpretativo dolente e sofferto, che torna saldo scontrandosi con la prova invece ben più salda di Alba Rohrwacher. Due anime spezzate, seppur in modo differenti.

Ricordare, comprendere e lasciar andare
Laddove Alice insegna a Mathieu l’arte di cadere in piedi, senza più fuggire, Mathieu consegna ad Alice, le chiavi per fuggire dalla gabbia di quell’amore irrisolto. Rimasto tale per quindici anni, poiché mai realmente discusso e fino a lì, affidato ai tempi incerti del silenzio, che nemmeno un milione di messaggi avrebbe potuto colmare. Questo non è semplicemente un film. Le occasioni dell’amore è un’esperienza cinematografica, che dialoga con ciascuno di noi, rassicurandoci sulla possibilità di desiderare il ritorno. Di avere ancora quell’ultima conversazione, notte o sguardo, così da consegnare allo spazio del ricordo, una fotografia malinconica, precisa e ormai rasserenata di un amore che è stato e che non negheremo più. Ma che dopo tutto questo, non dovrà mai essere più. Sull’importanza dunque del lasciar andare.
Stéphane Brizé che ha scritto il film in compagnia di Marie Drucker però, non si limita semplicemente a questo. Ci richiede infatti, il rispetto di un passo lento, che non è mai tedioso, al contrario, necessario ai tempi della vita e del peso emotivo che improvvisamente torna, mettendo in luce ricordi belli e ricordi brutti. Un peso simbolico, la cui gestione richiede inevitabile sensibilità, comprensione e ascolto. Qualcosa di raro, oggi sempre di più. Discorso che la principale e malinconica traccia musicale, eseguita al piano da Vincent Delerm, suggerisce in più occasioni. Specialmente sul finale, laddove si rincorrono suggestioni tipicamente Eastwoodiane e ritroviamo Robert Kincaid e Francesca Johnson, che ancora non possono amarsi, o almeno, non come vorrebbero. Si sono mai amati? Forse hanno amato un’idea, mai una possibilità d’esistenza.
Tra il Richard Linklater dell’ormai nota trilogia dei Before, il Drake Doremus di Like Crazy e Breathe In e il Billy O’ Callaghan del meraviglioso e struggente My Coney Island Baby, edito in Italia da Guanda. Le occasioni dell’amore è al cinema a partire da lunedì 23 dicembre, distribuzione a cura di I Wonder Pictures.




