Il ruolo e il peso di Euphoria

Linda El Asmar

Dicembre 2, 2021

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Euphoria è una serie complessa, provocatoria e spregiudicata. È profondamente sincera e cruda nell’esporre i lati oscuri, nascosti tra strati di glitter, di una generazione in via di sviluppo. La serie, usando come filtro il suo essere un teen drama, affronta tematiche sensibili nella maniera più schietta e, volendo, estrema possibile. Arriviamo a chiederci se esista un limite al modo di trattare determinate tematiche e se la serie sia effettivamente per adolescenti o se il suo pubblico di riferimento sia in realtà un altro. Qual è quindi il suo valore e il suo peso sociale? O meglio, ha un peso e un ruolo nella società di chi la guarda?

Potente teen drama sulla Generazione Z

Euphoria rientra in quel sottogenere che in letteratura viene definito teen drama, ovvero appartiene a quella categoria di narrazioni che hanno come protagonisti gli adolescenti e le tematiche tipiche di quell’età. I teen drama sono solitamente quelle serie che si reputano dirette ad un pubblico giovane, caratteristica che spesso ha portato molti prodotti ad essere reputati semplici, a volte addirittura banali. Come molti teen drama, da Skins a Skam, Euphoria ci mostra un’altra sfaccettatura di questo genere. Un lato profondo, importante, potente.

Euphoria è forse una delle prime serie che affronta in maniera approfondita e complessa le tematiche della nuova generazione di adolescenti che sta emergendo al giorno d’oggi: la Generazione Z. Quella della GenZ è una generazione che sta ancora prendendo forma. Una generazione che sta raggiungendo adesso l’adolescenza e che, seguendo le orme dei suoi predecessori, i Millennials, si sta sviluppando attraverso le nuove forme di comunicazione e di lettura del mondo imposte dall’avvento del web, dei social e della multimedialità.

Adolescenza online, cybersesso e sconsiderate fanfiction

Non stupisce che tra le tematiche preponderanti della serie, affrontata in maniera costante, ma non invasiva, ci sia quella dell’adolescenza online. L’adolescenza online è un fenomeno nato con gli anni Novanta, la nascita del web e i Millennials. I protagonisti di Euphoria sono costantemente connessi e molte delle tematiche della serie sono raccontate anche tramite la loro versione virtuale. Non si parla solo di fanfiction, anche se quella scritta da Kat (Barbie Ferreira) su due membri degli One Direction ha creato scalpore dentro e fuori la serie. Si affrontano le identità online, il cybersesso, il catfishing e il blackmailing, il sexting e il revenge porn. Tematiche connesse a internet presenti ormai nella cronaca di tutti i giorni.

Euphoria
Euphoria – Spargi il sale dietro di te (episodio 8). Da sinistra: Alexa Demie, Hunter Schafer, Zendaya, Sydney Sweeney, Maude Apatow, Barbie Ferreira.

Euphoria non è solo droga

Tramite l’esperienza di Sam Levinson, regista e produttore della serie e il personaggio di Rue (Zendaya), Euphoria mostra in maniera diretta cosa significhi essere tossico-dipendenti, ma soprattutto cosa voglia dire essere la famiglia e gli amici di un tossico. La serie mette in luce quali siano le conseguenze, non banali e spesso non rappresentate dai media, dell’abuso di droghe e quanto questa dipendenza possa influire non solo su di noi, ma su chiunque ci circondi.

Le tematiche affrontate dalla serie sono quelle della salute mentale, dell’identità di genere, della sessualità, dell’aborto e le classiche dinamiche di amicizia e amore tipiche dell’adolescenza. Le situazioni vengono mostrate senza mai cadere nel banale o nei classici stereotipi. Si toccano psicologie e personaggi dalle backstory complesse e differenti, ognuno con i propri demoni, i propri difetti e il loro essere incredibilmente umani. Così come ci vengono mostrati gli adolescenti, ci vengono mostrati gli adulti. Adulti più deboli, più persi, più confusi dei propri figli e anche molto più nocivi di loro.

Euphoria
Euphoria – Nate (Jacob Elordi).

Mascolinità tossica e le colpe degli adulti

Storia intensa è quella di Nate (Jacob Elordi) e Cal (Eric Dane). Tramite Nate e suo padre, la serie affronta la tematica della mascolinità tossica e della violenza furiosa, repressa e ingiustificata in una maniera nuova e attuale. Nate è succube e reduce degli insegnamenti del padre, uomo confuso, violento e probabilmente dalla sessualità repressa. Questo tipo di educazione porta Nate a crescere con una concezione dell’essere uomo, dell’essere donna, delle relazioni interpersonali e di ciò che è giusto o sbagliato totalmente e irrimediabilmente tossica.

La sua relazione con Maddy (Alexa Demie), la sua attrazione per Jules (Hunter Schafer) e lo stesso rapporto con il padre racchiudono Nate in una spirale di rabbia e violenza incontrollata, modi di agire che lo mostrano come il cattivo della storia. Euphoria però non banalizza il personaggio e ci rivela quanto, in realtà, il cattivo sia lui stesso la vittima, delle pressioni della famiglia, dei coetanei e della società.

Euphoria – Special Episode: Rue.

Speciali sedute terapeutiche

I due episodi speciali sono particolarmente interessanti per l’epoca in cui viviamo. Sta iniziando ad essere sfatato il preconcetto secondo cui chi va dallo psicologo sia un debole, uno psicopatico, un bisognoso di attenzioni. Ci si sta rendendo sempre più conto di quanto, in realtà, tutti avremmo bisogno di un consulto ogni tanto. Ci stiamo accorgendo di quanto parlare con qualcuno ci aiuti e ci faccia sentire meglio, soprattutto se quel qualcuno è imparziale e qualificato. Sia nell’episodio su Rue che in quello su Jules, le due protagoniste affrontano una lunga chiacchierata, l’una con il suo sponsor e l’altra con la psicologa, su se stesse, sulle loro paure, sul loro futuro, sulla complessità di crescere e della vita stessa.

Euphoria: crudo racconto di una generazione distaccatamente iperconnessa

Gli adolescenti di Euphoria pur essendo costantemente insieme e connessi tramite i social, sono in realtà incredibilmente soli e disconnessi fra loro. Non sono molte le scene in cui i personaggi sono realmente aperti e sinceri con gli altri, sembrano quasi non conoscersi a fondo, nonostante passino gran parte del loro tempo insieme. Tranne forse Lexi, sono tutti ragazzi disfunzionali, con segreti, ombre ed enormi fragilità. Ciò però non li rende affatto anormali. L’adolescenza in fondo è questo, un periodo di transizione, di incomprensioni, di errori madornali, di paure ataviche, di emozioni potenti e incontrollabili.

La potenza di Euphoria sta proprio nella schiettezza con cui ci mostra i lati più oscuri, nascosti e allo stesso tempo normali della nuova generazione di adolescenti. Insieme a pochi altri esempi, come Skam e tutti i suoi remake, sembra voler parlare dell’adolescenza non solo ai diretti interessati. Anzi, come dichiarato più volte dal produttore e dal cast, Euphoria non è una serie per gli adolescenti. È una serie sugli adolescenti. Euphoria vuole parlare a coloro che crescono e che vivono con gli adolescenti, quasi come fosse un monito a prendersene cura, a comprenderli e, se possibile, aiutarli.

Pochi teen drama hanno o hanno avuto questa potenza nell’affrontare tematiche adolescenziali. Per i Millennials, forse, l’esempio più vicino è Skins. Serie come Euphoria sono necessarie ai ragazzi per farli sentire meno soli o fuori luogo e sono necessarie agli adulti per comprendere e imparare. Sono necessarie anche alla serialità televisiva, per dare credito a un genere fin troppo sottovalutato.

Leggi anche: Euphoria Special Episode: Jules – Bella come l’oceano

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