Fin dalla sua prima stagione, Euphoria ha affrontato un gran numero di tematiche attuali e appartenenti alla realtà degli adolescenti di oggi. In attesa di ciò che ci aspetterà nella seconda stagione, è interessante soffermarsi su una delle sue tematiche più profonde e costanti. L’influenza della mascolinità tossica sui suoi protagonisti.
La scelta di analizzare unicamente alcune figure maschili e quanto la mascolinità tossica influenzi le loro storyline, non è perché questa non influenzi la vita delle ragazze. Anzi, ben sappiamo quanto la società patriarcale e misogina in cui ci troviamo penalizzi e soffochi le libertà femminili. Ma è giusto, come in questo caso e nel racconto che ce ne fa Euphoria, mostrare come queste concezioni culturali e limiti della società influenzino i ragazzi stessi, imponendogli delle norme di condotta e pensiero che, molto spesso, risultano di una violenza fisica e psicologica non sottovalutabile.

McKay, Nate e Ethan: l’oppresso, il rabbioso e l’outsider
Tra i ragazzi di Euphoria, McKay è forse il personaggio maschile che mostra più sofferenza e conflitto nel riuscire a sostenere le aspettative sociali. Il ragazzo ne è assurdamente succube. Che sia a livello fisico, relazionale, emotivo o sessuale McKay mette prima ciò che pensano gli altri rispetto a ciò che lui vuole.
Sono tante le scene che lo riguardano, in cui l’opinione e le azioni altrui acquisiscono più valore della sua volontà e salute mentale. Basti pensare a quella in cui, circondato dai suoi amici, questi parlano e commentano Cassie (la sua ragazza) con violenza e nessun rispetto. McKay prova pacatamente a difenderla e a difendersi, ma l’aggressività dei loro atteggiamenti, della loro imposizione e delle loro supposizioni lo privano di ogni forza. Le aspettative dei suoi compagni e di suo padre influiscono sulla sua psiche talmente nel profondo a livello psicologico, da portarlo a compiere azioni contro la sua volontà, come l’essere aggressivo e irrispettoso, soprattutto sessualmente, con Cassie.
Il suo non imporsi prepotentemente o con atteggiamenti brutali, lo porta anche ad essere vittima di scherno e derisione da parte dei suoi compagni. Come nel caso dello “scherzo” del finto stupro di gruppo, che di divertente non ha niente. Un’azione di una tale violenza da segnare il ragazzo e portarlo a reagire con altrettanta violenza proprio su Cassie. Non le permette di farsi vedere sofferente. Si nasconde in bagno a piangere e non cede alla vulnerabilità della ragazza, né tantomeno alla sua.
McKay soffre le pressioni della pervasiva mascolinità tossica che lo circonda, ma non è capace di reagire o contrapporsi ad essa. Sceglie invece di assecondarla, reputando la sofferenza che vive minore di quella che vivrebbe se decidesse di ribellarsi. Ciò però comporta l’obbligo di nascondere i sentimenti, utilizzare la violenza e ignorare ciò che, in realtà, la sua coscienza reputerebbe giusto o sbagliato.

Se McKay ne è succube, Nate sembra invece avere un rapporto piuttosto complesso con la mascolinità tossica. Nel suo caso non si tratta quasi più di sottostare alle pressioni esterne o di combatterle. Lui è queste pressioni. Nate rappresenta l’uomo tossico, cresciuto a misoginia e violenza da un padre represso, omofobo, manipolatore. Ed è infatti Cal l’unica persona che riesce a dominare Nate. Tutti gli altri ne hanno paura o lo idolatrano, non si sa bene per cosa.
Nate respira fin da piccolo una serie di pregiudizi e standard talmente malati da non ripercuoterli solo su se stesso e sulla sua intimità, ma su tutti e tutto ciò che lo circonda. Ha un’idea contorta e malsana di come dovrebbero essere le ragazze, di cui Maddy diventa l’esempio calzante e vittima. Ha un’idea erronea di come si affrontano i problemi, o almeno di come si dovrebbero risolvere senza comportamenti abusivi e violenti.
Racchiuso in una mentalità vincolante, non ha nemmeno idea delle infinite possibilità della sua sessualità. Piuttosto che farci i conti, trasforma la sua incapacità di comprendere in rabbia, che riversa su chiunque gli instilli dubbi, ad esempio Jules.
Nate è un ragazzo vittima e succube degli atteggiamenti e delle regole del padre. I due sono in contrasto costante. Il ragazzo sembra odiare e disprezzare Cal, ma allo stesso tempo pare rincorrerlo e venerarlo.
In Euphoria, il suo essere violento, iroso, prepotente e apparentemente insensibile sono solo le conseguenze del suo cercare di perseguire ed incarnare al massimo gli standard che, da un lato, gli permettono di sentirsi amato e accettato dal padre, dall’altro, lo fanno essere migliore di lui.
Nate vuole infatti essere più uomo di suo padre: più maschio, più dominante, più tossico. Vuole che tutto sia perfetto: lui, Maddy, ogni cosa che lo circonda. Peccato che il grande castello di carta che ha creato venga costantemente distrutto proprio dalla sua intrinseca tossicità.

Mentre McKay e Nate ne sono vittime e succubi in maniere differenti, Ethan, a un primo sguardo, sembrerebbe il personaggio maschile su cui l’influsso della mascolinità tossica ha meno pregnanza. In realtà non è del tutto vero. Il ragazzo è un outsider, ma non è un outsider perché strano o appartenente a un qualche gruppo sociale particolare. Non appartiene a minoranze, né vive in uno stato di povertà o in altre condizioni che possano escluderlo dalla popolarità scolastica. Il suo essere un outsider, per scelta e non, sembra invece una conseguenza del suo essere sempre profondamente se stesso.
A differenza dei suoi compagni di liceo risulta maturo, intelligente, poco incline alla violenza. Sensibile, senza alcuna paura di mostrarsi impacciato o strano. Non sbava dietro le cheerleader, non fa sport, né va a giro a petto nudo alle feste. Ethan non è rumoroso, non è volgare e non manca mai di rispetto a nessuno, ma soprattutto sceglie di non obbligarsi alle aspettative e agli standard di mascolinità. Aspettative e standard imposti costantemente dai suoi compagni e compagne, dagli adulti, dai media o dalla società in generale.
Ethan accetta di essere un outsider pur di non tradire se stesso e fare cose che non si sente di fare. Si innamora della ragazza “grassa” della scuola e non ha paura di mostrare a tutti i suoi sentimenti. Con lei si apre, si mostra fragile, le confida le sue emozioni. Ammette di essere vergine, senza paura del giudizio, perché a lui il giudizio esterno non interessa compiacerlo. Paradossalmente, in una società in cui i ragazzi sono in costante lotta nel mostrare chi è il più forte, Ethan, un ragazzo magrolino e non troppo alto, si rivela il più coraggioso di tutti.
Non è quindi vittima diretta della mascolinità tossica. Ethan ne è una vittima collaterale. In questo caso, infatti, colei che cade negli inganni di un pensiero nocivo su come i ragazzi dovrebbero essere, come dovrebbero agire o pensare, è Kat. La ragazza, spinta anche da una serie di sue insicurezze personali, non si sofferma a pensare sull’autenticità dei sentimenti che Ethan prova per lei. Nella sua mente i ragazzi la cercano unicamente per qualche sorta di feticismo sessuale. Che possano avere un reale interesse emotivo nei suoi confronti non è contemplato.
Kat è abituata a essere circondata da ragazzi che mai si farebbero vedere con lei. Unicamente interessati al sesso e poco inclini a mostrare i loro sentimenti. Tanto meno a mostrarli a una come lei, che non rientra nei canoni estetici che la società ci propina giornalmente. Le basta quindi vedere Ethan parlare con una ragazza magra e bionda per smettere di dargli credito. Mette subito in discussione la genuinità del ragazzo, senza tenere di conto quanto lui sia totalmente disinteressato a rientrare nei canoni di mascolinità dei loro compagni di scuola.
La mascolinità tossica si mostra, quindi, insita nel pensiero comune. Sempre pronta a mettere i bastoni fra le ruote, anche quando si cerca di non darle peso. Il fatto che Kat finisca per mettere in discussione i sentimenti di Ethan così velocemente e superficialmente è, anche questo, frutto di una serie di preconcetti che si hanno su cosa un ragazzo dovrebbe o meno provare. Come un ragazzo si dovrebbe comportare e cosa gli dovrebbe interessare. Sono pregiudizi legati a ciò che un ragazzo dovrebbe volere o pensare, che aleggiano costantemente nel pensiero comune.
Senza esserne prepotentemente vittima come gli altri, Ethan, nel suo scegliere di non compiacere standard che non gli appartengono, mostra come idee appartenenti alla mascolinità tossica siano comunque costantemente presenti e influenti.
Euphoria: la rappresentazione di una mascolinità tossica che ancora permane
Quelli di Euphoria sono ragazzi succubi, in un modo o nell’altro, di concezioni sociali appartenenti a generazioni precedenti. Idee che non si adattano più alla perfezione del pensiero contemporaneo, ma ancora profondamente presenti. La mascolinità tossica è talmente penetrata nel nostro modo di vivere e pensare, che risulta nell’immediato quasi impossibile liberarsene. Che questa sia ignorata e osteggiata come da Ethan, seguita e accolta come da McKay, o personificata e predicata come da Nate, è una costante insita nella società di oggi. Costante che influisce sulla vita di ragazzi e ragazze in maniera a volte terribilmente deleteria.




