Il Joker e il caos.
L’uomo ha sempre cercato di dare risposte alle irriducibili domande del mondo.
In principio vi fu il mito, ciò che l’uomo non poteva afferrare, ciò che superava il suo limite si fondava su divinità, leggende e storie ultraterrene, capaci di giustificare l’incerto. L’incertezza però non andava via, rimaneva lì, nell’angolino della mente umana a fissare l’uomo vagabondo nell’inquietudine. I greci esaltarono la tragicità umana, la sua infinita piccolezza rispetto alla possibilità dell’esistenza, Edipo ci provava, ma non poté sfuggire al suo destino.
Dunque l’uomo prese l’iniziativa, da vittima volle divenir comandante, così giunse l’epoca del razionalismo. La ragione, il lume, l’io, tanti nomi per un medesimo presupposto, l’uomo è padrone del suo mondo e del mondo stesso, egli è creatore, egli è la creazione stessa, il mondo dipende dalla sua capacità di comprenderlo.
Sembrava andasse tutto bene, ma qualcuno comprese che più che di consapevolezza si parlasse di controllo, l’uomo aveva costruito una certezza su una implacabile paura, quella di essere dominato, la prospettiva dell’io unico e razionale capace di determinare l’avvenire si scontrò con la sfera dell’irrazionale, le pulsioni incontrollabili, Dio è morto, arriva Freud.
Ma perché stiamo parlando di questo?
Ogni epoca ha avuto la sua letteratura in varie forme, e ogni letteratura ha mostrato gli anelli debole dell’uomo e del suo più grande “capolavoro”, la società. Nella nostra epoca esiste un fumetto, nella nostra epoca esiste un “cattivo” come non ce ne sono altri, nella nostra epoca in molti lo hanno “cinematografizzato”, ma uno in particolare ne ha mostrato la peculiarità più distruttiva e affascinante, la logica del caos.
Il Joker di Heath Ledger, nel film di Nolan, ci mostra il fallimento del mondo della ragione.
Ma che significa logica del caos? Non è forse proprio il caos a concepirsi come contrapposto alla logica?
Oggi la filosofia, la fisica forse, ci risponderebbero che non è più così, che proprio il caos si pone come principio primo, inteso come disordine quantistico o inteso come condizione di “crisi” tale da far confluire vari paradigmi in un superamento metodologico, che il caos che tanto temiamo ci costituisce in toto.
Ma oggi parliamo del Cavaliere Oscuro, e di come Nolan ci abbia raccontato la sua logica del caos negli occhi e nella voce di un genio indimenticabile.
Ma analizziamo la questione dei vari momenti del Joker: come si costituisce la sua logica? segue davvero un filo conduttore?
Infine questa domanda, a cui proveremo a rispondere nel finale, perché a un certo punto il Joker dirà «se volete l’ordine a Gotham, Batman dovrà costituirsi?».
Il discorso a Rachel – Joker e l’origine del Caos
Questa è una delle prime scene in cui Joker fa la sua comparsa, d’un tratto, inaspettatamente porta scompiglio alla festa. Era previsto che puntasse Rachel?
Probabilmente no, perché non c’è riflessione nel suo agire, che non vuol dire che non ci sia senso, poiché il caos è potenziale, dunque sempre concretizzabile.
Il Caos qui mostra le sue origini, una delle possibili che verrà raccontata da Joker, coincidente con le altre per un motivo, il fattore scatenante. In principio vi è l’ordine, l’amore con la moglie, poi vi è l’imprevedibilità, l’ingiustizia del caso, la moglie che viene mutilata, infine la crisi, la moglie lo ripudia. Come reagisce l’uomo quando il suo ordine crolla, quando il suo controllo si frantuma? Soccombe ai frammenti non più ordinabili, fallisce inconsapevole di aver passato una vita succube di un’unica grande necessità, la certezza. Come reagisce Joker? Diviene parte del caos stesso, «ora ne vedo il lato buffo, ora sorrido sempre».
Joker all’interrogatorio- Il caos non ha rivali
Joker: «Non parlare come uno di loro, non lo sei! Anche se ti piacerebbe… Per loro, sei solo un mostro, come me! Ora gli servi. Ma tra un po’…ti cacceranno via. Come un lebbroso! La loro moralità, i loro principi, sono uno stupido scherzo. Li mollano non appena cominciano i problemi. Sono bravi solo quanto il mondo permette loro di esserlo. Te lo dimostro: quando le cose vanno male, queste… persone “civili” e “perbene”, si sbranano tra di loro. Vedi, io non sono un mostro; sono in anticipo sul percorso».
Batman: «Dov’è Dent?!».
Joker: «Tu hai tutte le tue regole, e pensi che ti salveranno?!».
Gordon: «È sotto controllo».
Batman: «Io ho una sola regola».
Joker:« Ooh, allora la dovrai infrangere per conoscere la verità».
Batman: «Quale verità?».
Joker: «Che l’unico modo sensato di vivere è senza regole. E stasera tu infrangerai la tua unica regola».
Qual è l’obiettivo di Joker? Mostrare la menzogna umana. Qual è la menzogna umana? Che l’ordine non viva di compromessi.
Joker porta il caos nella questione sociale, Gotham è la città moderna, quella della democrazia, quella della trasparenza, ma il nostro psicotico non vuole farci credere nella fiaba, la civiltà non è un concetto pre-umano, ma un’invenzione dell’uomo stesso, terrorizzato dal disordine, disposto a tutto per salvaguardare la sua creatura concettuale. Batman inizia a comprendere, Joker sviscera i principi, se la società è messa a nudo si infesta di paura, e la reazione alla paura, come per ogni animale, è la violenza.
Ma Joker non si limita neppure a questo, Joker vuole denudare anche il paladino, l’eroe machiavellico che però ha costituito il suo limite per rimanere nel “giusto”, e come spogliare il cavaliere oscuro? Mostrandogli il suo essere uomo, e come ogni uomo “succube” dell’amore. Batman è anche Bruce Wayne, e Bruce Wayne ama Rachel, ma Batman dovrebbe salvare Harvey Dent, la ragione e la pulsione collidono, il risultato è Caos.
Vedere bruciare il mondo – Joker e l’Essere come essere caos
Questo ultimo video si divide in tre parti.
La prima vede un dialogo tra Wayne e Alfred.
Bruce: «I criminali non sono complicati, Alfred. Bisogna solo scoprire cosa vuole».
Alfred Pennyworth: «Con tutto il rispetto, signor Wayne, questo è un uomo che nemmeno lei capisce appieno. Molto tempo fa ero in Birmania con degli amici e lavoravamo per il governo locale. Volevano che comprassimo la fedeltà dei capitribù corrompendoli con delle pietre preziose, ma i carri del governo vennero assaliti da un bandito in una foresta a nord di Rangoon. E così iniziammo a cercare le pietre, ma in sei mesi non incontrammo nessuno che avesse fatto affari con lui. Un giorno vidi un bambino che giocava con un rubino che era grande come un’arancia. Il bandito le aveva buttate via tutte».
Bruce: «E perché le ha rubate?».
Alfred Pennyworth: «Beh, perché lo trovava un gran divertimento; perché certi uomini non cercano qualcosa di logico come i soldi: non si possono comprare né dominare, non ci si ragiona né ci si tratta. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo».
Questa è l’epifania definitiva, Alfred mostra a Wayne che non tutto ha una logica analitica, che non tutto è “logicizzabile”, ma soprattutto che esistono uomini che hanno compreso tale arcano. La società e tutti i suoi canoni sono la risposta al Caos, l’uomo che comprende ciò ha due scelte, viverla consapevolmente o distruggerla svelando i suoi fallimenti.
L’essere in quanto uomo non è definito, ma necessita di definirsi, ma colui che è libero da tali schemi non ha bisogno di definizioni, egli è essere in quanto caos, il mondo è per lui l’alce che si rintana dal leone, non vuole proteggerlo, non vuole salvaguardarlo, vuole semplicemente distruggerlo, perché è divertente quando smascheriamo le bugie altrui.
La seconda vede dei soldi bruciare, Perché Joker vuole solo mandare un messaggio, tutto brucia.
La terza vede il dialogo tra Joker e Harvey Dent e la nascita di Due Facce.
Joker: «[Vestito da infermiera] La, de, la, de, la, de, lum. [Due Facce si dimena legato al suo letto]
Ciao. Sai, io non voglio che ci siano dei rancori fra noi due Harvey. Quando tu e… Ra…».
Due Facce: «Rachel!».
Joker: «Rachel, venivate portati via, io ero seduto in gabbia da Gordon! Non ho fatto esplodere io quelle cariche».
Due Facce: «I tuoi uomini… Un tuo piano…».
Joker: «Ti sembro davvero il tipo da fare piani? Lo sai cosa sono? Sono un cane che insegue le macchine. Non saprei che farmene se le prendessi! Ecco io… agisco e basta. La mafia ha dei piani. La polizia ha dei piani. Gordon ha dei piani. Loro sono degli opportunisti. Opportunisti che cercano di controllare i loro piccoli mondi. Io non sono un opportunista. Io cerco di dimostrare agli opportunisti quanto siano patetici i loro tentativi di controllare le cose. Quindi quando dico… vieni qui. Quando dico che con te e la tua ragazza non c’era niente di personale, capisci che ti dico la verità. [libera un braccio di Due Facce]
Sono gli opportunisti… che ti hanno messo dove sei. Anche tu eri un opportunista. Avevi dei piani. E, guarda dove ti hanno portato. [libera l’altro braccio di Due Facce e questo tenta di attaccarlo]
Io ho solo fatto quello che so fare meglio: ho preso il tuo bel piano e l’ho ribaltato contro di te! Guarda cosa ho fatto a questa città con qualche bidone di benzina e un paio di pallottole. Uhm? Ho notato che nessuno entra nel panico quando le cose vanno “secondo i piani” …Anche se i piani sono mostruosi. Se domani dico alla stampa che un teppista da strapazzo verrà ammazzato o che un camion pieno di soldati esploderà, nessuno va nel panico, perché fa tutto parte del piano. Ma quando dico che un solo piccolo sindaco morirà… Allora tutti perdono la testa! [tira fuori una pistola]
Se introduci un po’ di anarchia… [carica la pistola facendola prendere in mano a Due Facce]
se stravolgi l’ordine prestabilito… Tutto diventa improvvisamente caos. [si fa puntare la pistola sulla fronte]
Sono un agente del caos. Ah, e sai qual è il bello del caos? È equo».
Due Facce: «[mostra il lato intatto della sua moneta] Così vivi».
Joker: «Mmm-hm».
Due Facce: «[mostra il lato rovinato della moneta] Così muori».
Joker: «Uhm, adesso ci capiamo [Due Facce tira la moneta ed esce la parte intatta]».
Qui, in questa scena ecco profilarsi la definitiva consapevolezza della logica del caos.
Ogni teoria, ogni riflessione, ogni argomentazione, insomma ogni cosa, si basa su presupposti.
Il presupposto della società è il benessere comune, il presupposto della scienza è trovare leggi universali e sempre valide che spieghino determinate manifestazioni di carattere fisico, chimico e così via. Ma qual è il presupposto del presupposto stesso? Cosa scatena nell’uomo la necessità di creare presupposti per determinare risultati, cosa ci obbliga a trovare delle risposte?
Il fatto che le domande non dipendano da noi, sono ospiti inaspettati, non sappiamo come siano arrivate, non sappiamo perché le abbiamo captate. Ecco il principio del caos, il caos è il presupposto primo, il caos non è un effetto derivante dal fallimento di un presupposto o di una teoria, il caos è l’origine. Ma se quindi il caos è il presupposto primo, come può non avere una logica? perché non si concretizza. È nel concretizzare, nel definire un’informazione specifica, o bianco o nero, o grande o piccolo, che si costruisce il mondo. Il caos è potenzialità incerta, come il fuoco, mai concluso, il caos è la logica del perpetuo e mai del definitivo.
Ma l’uomo non è caos, certo deve farci i conti, accettarlo ma non esserlo, perché altrimenti distrugge ogni cosa.
Il Joker ha creato crepe nel mondo, persino Harvey Dent, il “migliore” diviene suo discepolo, ma non c’è vittoria o sconfitta nel caos, perché il caos è equo, ma non ha realtà, perché la realtà è quando l’uomo fa una scelta.
L’ordine di cui parlavamo all’inizio («se volete l’ordine a Gotham, Batman dovrà costituirsi») è il non dover creare scissioni nel compromesso, a questo si riferisce Joker, perché Batman ha colpito le gerarchie del compromesso, certo con il fine di portare giustizia, ma essendo egli stesso il primo agente del caos, è infine obbligato a una menzogna per riportare l’ordine.