Qual è il significato filosofico de Il Petroliere?

Francesco Gamberini

Febbraio 15, 2018

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Nasce nella polvere, scorre nel petrolio e finisce nel sangue il quinto film di Paul Thomas Anderson. Il petroliere si poggia sulla figura di Daniel Plainview, cercatore d’argento che nella California del primo novecento scopre l’oro nero e diventa un magnate del petrolio. Un personaggio fisico, animalesco, viscerale, portato sullo schermo da un sublime Daniel Day Lewis. Ma chi è davvero quest’uomo? La risposta è: non un semplice uomo.

Si può affermare che Daniel Plainview sia forse uno degli esempi cinematografici più lampanti dell’Oltreuomo di Nietzsche, nella sua dimensione degenerata, come vedremo: un nuovo tipo di uomo individualista, capace di liberarsi dai pregiudizi dei vecchi schemi, di smascherare l’origine umana troppo umana dei valori, nonché di creare nuovi ideali. In poche parole l’oltreuomo è colui che ha superato l’uomo ed è andato oltre la sua condizione.

Il petroliere

Daniel infatti è un individuo diverso dagli altri: egli agisce al di là del bene e del male, esce dai confini dell’etica e della religione, accetta lo spirito dionisiaco (la parte irrazionale dell’esistenza) e incarna la volontà di potenza (il desiderio incessante di rinnovamento e autosuperamento).

Non a caso infatti la fotografia cruda di Robert Elswit alterna gli spazi aperti e abbaglianti del deserto californiano agli interni bui e claustrofobici delle viscere della terra. Fra questi due opposti si muove Daniel, fra luce e tenebra, al di là del bene e del male, senza timore o vergogna, poiché al di fuori di tali principi. Egli è mosso unicamente dal desiderio di sopraffazione, dal piacere di distruggere l’avversario, sia esso un estraneo o il suo stesso figlio.

Proprio questa volontà di potenza guida infatti Daniel attraverso la sua trionfale, inarrestabile scalata verso il potere, rappresentata dalla verticalità delle torri petrolifere che spezza l’orizzontalità del deserto degli uomini. Ed è in questa corsa verso la ricchezza che Daniel abbandona la propria razionalità per soddisfare la propria dimensione corporale, pervaso dallo spirito dionisiaco e da un’irrazionalità sempre più onnipresente.

Eli Sunday

Contro di lui ateo e antimetafisico, non a caso, si contrappone un giovane predicatore, Eli Sunday, col volto liscio e malaticcio di Paul Dano. Viscido, ipocrita, detentore del potere spirituale, Eli inganna i poveri di spirito e attraverso la maschera della pietà cristiano-evangelica, nasconde la propria debolezza davanti ai più forti, sfogando la sua frustrazione contro i più deboli. Inizialmente vicini, poi acerrimi rivali, l’umano, Plainview, e il metafisico, Sunday, si distaccano sempre di più. Allora l’uomo tenta di combattere i valori antivitali del cristianesimo, in una lotta che pare destinata a non finire, finché non scorre il sangue.

Il Petroliere delinea una parabola al di là del bene e del male, tracciando l'epopea di un oltreuomo degenerato, in una narrazione affogante.
Il petroliere

There will be blood è il titolo inglese. E infatti alla fine Daniel uccide Eli. L’oltreuomo uccide Dio. E Dio muore, mentre Daniel proclama la propria supremazia fra le piste da bowling.

La scena non può non ricordare 2001: Odissea nello spazio, il film più nietzschiano della storia del cinema. Però c’è una differenza. Se la scimmia di 2001 lanciava la sua arma nel cielo e quest’arma diventava un’astronave nello spazio cosmico, l’arma di Daniel è, e rimane, un’arma di morte che serve solo a far sprizzare sangue denso come petrolio.

E così finisce il film, con il trionfo di Daniel, ricco, vincente, all’apogeo del suo potere. Ma noi non riusciamo ad ammirarlo, anzi ci fa paura, ci repelle. Al di qua del bene e del male, noi lo vediamo in un altro modo: ai nostri occhi appare infatti un perdente assoluto. È una vittoria amara quella di Daniel. Egli ha sicuramente ottenuto tutto ciò che voleva, si è liberato da ogni costrizione, ma è diventato pazzo, perdendo completamente il legame con la realtà, col mondo degli uomini. Perciò non proviamo empatia per lui. Ha creato un deserto di odio intorno a sé, rifiutando e radendo al suolo qualsiasi affetto: famiglia, figlio, fratello.

Il Petroliere delinea una parabola al di là del bene e del male, tracciando l'epopea di un oltreuomo degenerato, in una narrazione affogante.
Finale de Il petroliere

Allora qual è la conclusione? Può l’uomo vivere senza metafisica? Può l’uomo uccidere Dio? Sì, ma non senza conseguenze! Non si può vivere senza valori, senza affetti, senza punti fermi e rimanere sani di mente allo stesso tempo. La metafisica è la gabbia d’oro dell’Occidente: serve all’uomo per dare ordine, per avere stabilità, per non sentirsi la terra franare sotto i piedi. È questa la parabola de Il petroliere: l’oltreuomo realizzato nelle logiche di questa società, non corrisponde alla speranza nietzschiana, non è perfetto. Può andare al di là di ogni limite, ma deve pagare il prezzo della sua lucidità e abituarsi a un’eterna solitudine.

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