Chi non vorrebbe fare almeno un passo indietro per rimediare a un errore commesso?
Qualsiasi tipo di errore, anche il più semplice e banale che però ha avuto un ruolo determinante nella nostra vita. È difficile addirittura pensare a quante possibilità sprecate, persone perdute, frasi non dette, azioni non compiute siano diventate solide realtà che ci portiamo appresso. Basta anche un solo ed unico errore, un errore che sancisce l’andamento dell’intera nostra esistenza. Talvolta, sarebbe sufficiente una seconda possibilità.
Another Earth è essenzialmente tutto questo. Rhoda, la nostra protagonista (una bellissima Brit Marling), è una ragazza giovane ed incosciente come tante che, dopo aver festeggiato per l’ammissione a una prestigiosa università, compie qualcosa di imperdonabile. In condizioni palesemente inadatte, la ragazza si mette alla guida, con la sua chioma di capelli mossi dal vento, le orecchie attente alla voce della radio che annuncia l’emergere di un evento molto particolare, e gli occhi diretti verso il cielo, verso l’ignoto. Siffatta condizione di distrazione da “questo” mondo, la porta ad essere la causa di una terribile disgrazia. L’incidente automobilistico comporta la morte di un’intera famiglia, lasciando in vita un uomo solo, John.
Due esistenze simultaneamente distrutte. Un padre privato della sua famiglia, una ragazza privata di un promettente futuro.
Rhoda sconterà la pena carceraria di 4 anni, tuttavia ciò non le permetterà di espiare il peccato in una dimensione strettamente morale. La nostra protagonista, una volta divenuta consapevole di essere responsabile per la fine dell’intero esistere di una famiglia, non riuscirà a trovare una ragione valevole per giustificare la sua di esistenza. Tormentata dagli inevitabili sensi di colpa, prende la decisione di chiedere scusa al povero sopravvissuto, che come lei vive in uno stato di totale apatia e tacita alienazione.
Una volta trovatasi davanti, Rhoda perde il coraggio, è debole, gli dice una bugia e si finge un’addetta alle pulizie pronta per lavorare in casa sua. La ragazza, incatenata dal suo silenzioso dolore, è convinta che, giorno dopo giorno, possa riportargli la gioia della vita, che sembra essersi definitivamente persa nell’uomo. Lo fa per lui ma lo fa anche per sé stessa, per sopravvivere. Rhoda, cercando di espiare la sua ingiustificabile colpa, decide di darsi una seconda possibilità, di ricominciare. Così facendo entra in un “nuovo mondo”, conquistando una valida ragione d’esistenza.
Perché Another Earth è fondamentalmente tutto questo, un film sulle seconde possibilità.
Allo stesso tempo di questo fatidico e orribile incidente avviene qualcosa di straordinario. Nell’immensità del cosmo emerge un altro pianeta identico al nostro. Stessa struttura, stessi elementi, stessa massa, stesse attività di onde radio, ma soprattutto stessi individui. Tutto perfettamente e terrificantemente identico.
Un altro mondo, un altro te stesso. Una copia esatta del nostro pianeta, una copia esatta di noi stessi. Ciò induce a chiederci se quell’altro me abbia fatto gli stessi errori che ho fatto io, e se quel me sia migliore di questo me.
Cosa faresti se avessi la possibilità di incontrare un altro te stesso?
Come lo giudicheresti? Cosa diresti? Queste, e molte altre, sono le domande che ci costringe a porre l’autore di questa piccola grande pellicola (Mike Cahill), riuscendo a creare un connubio perfetto di temi esistenziali tra filosofia e fantascienza. Quest’altro pianeta, Terra 2, è come se fosse uno specchio in cui le persone possono riflettersi in modo tanto sorprendente quanto angosciante, è come se ognuno di noi guardando l’affascinante pianeta avesse la possibilità di chiedersi e vedere il “come sarebbe stato se”. Terra 2 è come se fosse quella seconda possibilità che ogni singolo essere umano vorrebbe e di cui necessita.
Rhoda cerca essenzialmente tutto questo, vivendo incatenata a un enorme fardello morale con l’illusione di una seconda opportunità. Lei, che da giovane immaginava di esplorare l’infinità delle galassie, si trova adesso a percorrere la via per un viaggio interiore.
Le vite di Rhoda e John, che sembravano condurre ad un ineludibile strada senza uscita, sono destinate a intrecciarsi ed insieme a prendere percorsi radicalmente diversi. Due vite che insieme riacquistano un senso per affrontare il mondo, un senso che sembrava ormai perduto nel momento del loro primo fatale incontro. Anche se totalmente incerta, la possibilità sulla realtà del come sarebbe stato se permette loro di schiudere di nuovo gli occhi, di indurre all’apertura nei confronti dell’Altro e di sé stessi, ma soprattutto di ricominciare a vivere.
Nel momento in cui i nostri due protagonisti sembrano aver trovato, grazie alla forma dell’amore reciproco, una vera ragione d’esistenza, emerge una nuova concreta opportunità offerta da Terra 2. Viene esposta da uno scienziato la teoria dello specchio rotto, questa prevede che nell’esatto momento in cui il pianeta identico si manifesta all’altro, si perda la sincronicità. Se dovesse modificarsi anche una minima variazione (io guardo di qua, l’altro me guarda di là) improvvisamente tutto cambierebbe. È come se l’immagine speculare identica andasse in frantumi e subentrasse una nuova realtà, magari migliore di quella che conosciamo. Sembra quindi che la mera ed effimera possibilità si possa trasformare in una solida ed efficace realtà.
Così Terra 2 diventa chiaramente la metafora di una reale seconda possibilità , del “come sarebbe stato se”. In ciò risiede una nuova opportunità e il mistero dell’altro, ed è questo che Rhoda intravede. Il solo incantevole e disarmante esperire di quel pianeta, che sembra non smettere mai di osservarci, infonde un sentimento di speranza e fantasia.
La nostra protagonista vince il concorso per partecipare alla prima missione presso Terra 2, ottenendo quindi la condizione di scoprire cosa potrebbe essere accaduto se alcune cose fossero andate diversamente. È come se si concretizzasse la possibilità di un mondo in cui venga cancellato ogni mio errore, come se la vita che avrei voluto e potuto scegliere si tramutasse in tangibile realtà.
L’altro pianeta rappresenta, come abbiamo detto, un numero potenzialmente infinito di opportunità. Questa totale apertura verso il possibile dà vita all’angoscia di cui parla Kierkegaard. Essa, per il filosofo danese, è quella “vertigine” caratteristica dell’uomo che deriva dalla libertà, dalla possibilità assoluta e impossibilità del controllo. L’angoscia si manifesta quando si scopre che tutto è possibile. Tutto ciò però è accompagnato dal costante sentimento di speranza che pervade l’esistenza umana. Ed è questo che anima l’atteggiamento alla vita di Rhoda.
“Non sai quello che potresti trovare!”
“È proprio per questo che voglio andarci.”.
Si diranno i due protagonisti.
La possibilità che Rhoda vorrebbe si fosse realizzata è quella del non avvenimento dell’incidente, del potere restituire veramente la ragione di vita ad un uomo che inconsolabilmente cerca un ritorno a casa. La nostra protagonista decide quindi di donare a John il suo biglietto per quel pianeta, che ormai potrebbe non essere più così identico al nostro.
Terra 2 ha sicuramente un ruolo cruciale, mostrando l’esistenza di un’imprevedibile possibilità, per consentire la rinascita di due vite che sembravano ormai segnate. Fondamentale, però, è anche la scelta dei nostri protagonisti di come affrontare tutto ciò, decidono insieme con una grande consapevolezza, attraverso la loro paradossale relazione, di darsi una seconda possibilità.
In quest’altro mondo, magari, John potrebbe continuare a vivere la sua vita insieme all’amata famiglia, invece Rhoda potrebbe essere una brillante studentessa universitaria con davanti a sé un futuro luminoso. È così che la nostra protagonista riesce a convincere John a prendere parte alla missione di esplorazione di Terra 2 e delle sue possibilità, mostrandogli che il “come sarebbe stato se” potrebbe essere realtà. Agendo in tal modo, dopo aver fatto tutto ciò che poteva, Rhoda riesce finalmente ad esplicare la colpa che tanto la tormentava, giungendo al perdono di lui, e perfino di sé stessa. Riuscendo così a sopravvivere, ma soprattutto a vivere.
“Forse loro sono lassù, forse no… ma forse Sì”.
Perché forse, e dico forse, il “Forse” è già abbastanza.
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