The Life of Death- Quando la Morte impara ad amare

Giacomo Simoncini

Aprile 20, 2018

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The Life of Death.

The Life of Death è un corto animato creato dalla disegnatrice Marsha Onderstijin. Uscito nel 2016, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nei festival di animazione, e ha raggiunto quasi quattro milioni di visualizzazioni su Youtube, diventando in pochi giorni un video virale. Nell’era dei social, dei likes e delle views, questo piccolo gioiello cerca di mandarci un messaggio di amore, semplice e puro. Ecco qui il video:

Toccante. Questo corto fa si che nell’animo dello spettatore si alternino diversi sentimenti: a volte ci strappa un sorriso, altre ci rattrista, altre ancora ci fa scendere una lacrimuccia. Forse proprio per questo l’impatto emotivo è così forte, grazie a questa centrifuga di emozioni che rendono questi cinque minuti davvero unici.

L’amore impossibile tra Morte e Vita.

Quella disegnata da Marsha Onderstijin è la storia di un amore impossibile. La storia di un amore che, proprio per effetto dell’amore stesso, non dovrebbe esistere, visto che il tocco dello spirito primordiale causa la morte di qualsiasi cosa esso sfiori: la straziante impossibilità del non potersi amare per cause di forza maggiore, il desiderio inesaudibile dei due amanti che vivono il loro amore platonico. Quante volte questo tema è stato ripreso nel corso dei secoli? Pensiamo a Romeo e Giulietta, Paolo e Francesca oppure a Piramo e Tisbe (leggi anche: Eros e Thanatos nella storia d’amore tra l’architetto Frank Lloyd Wright e Mamah Borthwick Cheney). The Life of Death ci strazia il cuore, ci fa capire quanto sia difficile amare una persona e non poterla avere, ci fa comprendere che a volte si devono lasciare andare le persone amate per non distruggerle (ucciderle, nel caso del corto). Per questo motivo lo spiritello, anche se perdutamente innamorato della cerbiatta, mai la sfiora, perché sa che il contatto ucciderebbe la sua amata. Sebbene non possa toccarla, cerca però di fare qualsiasi cosa per lei, fino a ripararla dalla pioggia facendole da scudo umano.

Il troppo amore: il mito di Orfeo ed Euridice.

Il legame tra lo spirito mortifero e la cerbiatta, il legame tra morte e vita, morte e amore, ha sempre affascinato gli scrittori fin dall’antichità. I primi ad affrontare questa tematica furono proprio gli antichi greci attraverso la mitologia. Il riferimento è quello del racconto dell’amore tra Orfeo ed Euridice, nel quale è evidente l’impossibilità dei due sentimenti e delle due realtà di poter coesistere, fosse anche per un solo istante, proprio come nell’animazione di Marsha Onderstijin. Orfeo ama tanto la sua sposa che, pur di riportarla in vita e riaverla con sé, non esita a scendere negli Inferi e a pregare i signori dell’oltretomba, Ade e Persefone, affinché gli restituiscano Euridice.

Egli riesce con la dolcezza del suo canto a commuovere le divinità infernali, che gli concedono di riportare con sé la sposa a un patto: egli, finché non sarà uscito dal regno dell’oltretomba, non dovrà volgersi indietro per guardare Euridice. Tutto sembra procedere per il meglio, ma proprio mentre l’amata sta per uscire sulla terra e si trova sul limite dei due mondi, quello dei morti e quello dei vivi, ecco che succede l’irreparabile: Orfeo non osserva la condizione impostagli, si volta verso di lei e la perde per sempre. I protagonisti si possono solo scambiare un breve sguardo sfuggente, per poi mai più rivedersi: questa è la sorte riservata ai mortali. Proprio come la Morte e la cerbiatta, un solo abbraccio, primo ed ultimo, e poi un bacio, prima di lasciarsi per sempre.

Ed erano già sul margine della superficie terrestre, costui (Orfeo), temendo di perderla e ansioso di vederla, volse indietro gli occhi: ella (Euridice) fu subito risucchiata indietro e l’infelice tendeva le braccia per essere presa e a sua volta prendere, ma nulla stringeva se non l’aria inconsistente; così ella moriva per una seconda volta senza rivolgere alcun rimprovero al coniuge (di cosa poteva lamentarsi se non di essere troppo amata?), pronunciò un ultimo addio, così flebile che a stento egli (0rfeo) udì, e di nuovo tornò da dove era venuta.

(Ovidio, Libro X de Le Metamorfosi)

Il coraggio di amare:

La scelta della cerbiatta è dunque forse la scelta più coraggiosa: andare incontro alla morte per amore, per toccare anche solo per un istante il suo amato. Amare è donarsi, amare è un po’ come morire, mettere da parte le asperità e smussare gli angoli. Ed è proprio per questo che la protagonista si lascia cadere tra le braccia della morte, un primo e ultimo abbraccio tra i due, preceduto da un tenero bacio alla mano dello spirito.

Una morale di amore universale.

Ed eccoci tornare al cortometraggio, all’abbraccio innamorato della Morte, in cui lo spiritello nulla stringe se non l’aria inconsistente e così la cerbiatta, come Euridice, muore senza rivolgere nessun rimprovero all’amato, di cosa poteva lamentarsi se non di essere troppo amata? Questo forse è il significato intrinseco che caratterizza il corto, la morale Esopiana che ci fa riflettere: l’amore non è mai sbagliato, e la morte ci è sempre accanto, fino alla fine dei nostri giorni.

Se hai trovato questo articolo interessante leggi anche: HER – Gli effetti dell’Amore, qualunque esso sia.

 

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