L’ Enciclopedia del Villain
Inutile negarlo, ogni grande sceneggiatura si basa su grandi personaggi, in grado di bucare lo schermo e catturare lo spettatore. Ma se nel creare un eroe uno scrittore ha spazio di manovra limitato, nel dare vita all’antagonista può avere libertà totale. Semplici, complessi, psicopatici, manovratori, mostri, macchine, entità malvagie e chi più ne ha più ne metta. La categoria degli antagonisti cinematografici è estremamente ricca ed eterogenea. Il cattivo perfetto in senso assoluto non esiste, ma ogni grande storia ne ha uno iconico, capace di restare impresso nella mente dello spettatore e di accoppiarsi perfettamente alle caratteristiche del protagonista, mettendolo quasi in secondo piano nei momenti in cui è in scena. In questo viaggio cercheremo di passare in rassegna le varie tipologie di villain passate alla storia, sfruttando esempi concreti, mettendone a nudo le caratteristiche e analizzando le chiavi del loro successo.
Pt.1: Il Calcolatore
Il calcolatore è estremamente razionale, sa che carte ha in mano e quasi sempre conosce perfettamente quelle del proprio avversario. Riesce nell’impresa di essere sempre un passo avanti rispetto al protagonista, ne conosce i punti deboli e li sfrutta in modo machiavellico. La capacità di valutare le situazioni in maniera lucida è il suo più grande punto di forza: non deve essere necessariamente più intelligente o più forte dell’eroe, ma è spesso più organizzato e razionale, riuscendo così a mettere in seria difficoltà protagonisti caotici ed incapaci di vedere il quadro generale. Il calcolatore molto spesso è un capo di un’organizzazione criminale e come tale ha sempre degli scagnozzi pronti ad agire da braccia per la sua mente.
Ecco a voi 3 esempi emblematici di questo archetipo.
Attenzione: l’articolo da qui in poi è ad alto contenuto di spoiler
Gus Fring (Breaking Bad)

In quel gioiello che è Breaking Bad il personaggio interpretato da Giancarlo Esposito risulta di gran lunga il villain più carismatico. La peculiarità di Gustavo è l’essere tutto ciò che il protagonista, Walter White, vorrebbe diventare. E’ a capo di un’organizzazione che controlla tutto il traffico di metanfetamina del New Mexico. Ha un sistema di riciclaggio impeccabile. Non deve mai sporcarsi le mani inutilmente.
Walt in tutta la sua carriera criminale rincorre una situazione del genere, senza mai pienamente riuscirci. Rimbalza continuamente dall’idea di mettersi in proprio a quella di trovare qualcun altro in grado di occuparsi della distribuzione, senza mai essere in controllo di ciò che gli succede attorno. Walter White è un protagonista fondamentalmente disordinato, che si lascia trascinare dagli eventi e cerca una soluzione nel minor tempo possibile. Gus Fring è esattamente l’opposto. Tutto deve andare come vuole lui, i dipendenti devono lavorare alle sue condizioni, l’organizzazione deve essere funzionare come un ingranaggio ben oleato. Sa motivare i suoi dipendenti toccando sempre le corde giuste per valorizzarli. Quando un elemento è fuori posto, deve essere eliminato. Poco importa se si tratti di uno spacciatore da poco o di un fidato collaboratore, se non è più utile oppure è addirittura dannoso, il suo percorso è segnato. Gustavo risulta essere completamente diverso dagli altri narcotrafficanti della serie. Lui è un autentico businessman, professionale al massimo, che dirige un’attività illegale nello stesso modo in cui si dirige una normale impresa. Con estrema razionalità.
E’ un calcolatore nella misura in cui ogni sua mossa è ben ponderata con largo anticipo, preparata creando terreno fertile per essa prima di metterla in atto, in modo da evitare il più possibile imprevisti.
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Verbal Kint (I soliti sospetti)

Un criminale dall’instancabile parlantina, che riesce a convincere il suo interlocutore di tutto e del contrario di tutto. Nel confronto con l’agente Kujan improvvisa, mettendo insieme una storia perfettamente credibile anche solo sfruttando gli elementi che lo circondano. Non solo, la sua operazione di manipolazione comincia ben prima dell’inizio della storia che racconta: dà un’idea di sé completamente diversa da quella reale, facendo abbassare la guardia all’agente.
Si mostra come uno storpio, pur non essendolo, fa credere di essere debole e stupido, quando in realtà è il più scaltro di tutti i colleghi di cui racconta, si mostra indifeso, pur essendo estremamente potente. Quando si tratta di parlare di Keyser Soze, non si sbilancia, prima ne parla come una leggenda, poi dice di averlo visto. Nell’interrogatorio porta Kujan a pensare che Soze possa essere l’ex poliziotto corrotto Keaton, o che addirittura non esista. Non mostra mai le sue vere carte, ma racconta una storia messa in piedi da zero a cui riesce a dare perfettamente consistenza. La polizia lo tiene a lungo sotto torchio e non solo lui la riempie di un mare di storie prive della minima fondatezza, ma indirettamente la convince di essere sulla strada giusta. Il più grande punto di forza di Verbal è è la capacità di conoscere il proprio nemico ed analizzare chi ha di fronte. Egli capisce l’evidente pregiudizio del suo interlocutore verso Keaton e gli racconta esattamente quello che egli vuole sentire. Ed è esattamente per questo che riesce a farla franca.
Anche nel suo caso ogni sua azione è calcolata, ma la sua più grande capacità è quella di farlo in un brevissimo lasso di tempo, improvvisando in maniera quasi artistica (di fatto, si rivela uno story-teller di altissimo livello) e spiazzando l’avversario.
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Hans Landa (Bastardi senza gloria)

Il colonnello delle SS è un perfetto manipolatore, un camaleonte in grado di sfruttare la sua posizione in qualsiasi confronto e di uscirne sempre o quasi da vincitore. Landa riesce sempre a toccare le corde giuste, che si tratti di rapportarsi con un contadino della campagna francese o con i vertici dell’esercito americano. Parla quattro lingue, rispetta tutte le regole della buona educazione ed appare come un perfetto gentleman. Questo contribuisce a renderlo ancora più inquietante per lo spettatore, che ne conosce le sue intenzioni. Con i suoi modi perfetti il “Cacciatore di ebrei” fa di tutto per mettere a suo agio la propria preda, e proprio quando questa abbassa le difese, lui attacca.
Il personaggio magnificamente interpretato da Christoph Waltz è un nazista estremamente sui generis nel mondo del cinema. Non è un fanatico, non crede particolarmente nell’ideologia portata avanti dal Fuhrer, ma cerca banalmente di curare i propri interessi. Ciò non lo rende però meno spietato. E’ un opportunista, che cerca di farsi strada nel Terzo Reich e ne incarna i propri distorti ideali solo finché ciò è conveniente, ma che non ha la minima esitazione quando si tratta di voltare le spalle al suo paese per salvare la sua situazione. E’ questa camaleontica capacità di adattarsi alla situazione a renderlo un villain così abile e difficile da mettere nel sacco.
Landa è un calcolatore lungimirante capace di osservare sempre il quadro generale, di osservare in che direzione tira il vento e a farsi trovare preparato di conseguenza, non limitandosi ad un vantaggio nel breve periodo ma alla situazione migliore per sé stesso nel lungo.





