JoJo Rabbit e il fantasma immaginario di Hitler

Gianluca Colella

Giugno 11, 2021

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Quando nel 2019 JoJo Rabbit è stato rilasciato, per capire di trovarsi di fronte a un capolavoro è servito poco tempo.

Affrontando la Shoah e i perversi paradossi del nazismo in maniera irriverente, il film di Taika Waititi rappresenta un incredibile sforzo culturale e simbolico, capace di ristrutturare le rappresentazioni relative al 1945.

Sul piano individuale e collettivo, infatti, non c’è dubbio che la corrispondenza attuale di quell’epoca sulla cultura contemporanea sia traumatica: traumatico è ciò che è successo, il modo in cui il periodo è stato vissuto e come ha stravolto il futuro di alcune generazioni di civiltà umane.

Quel mondo è osservato attraverso lo sguardo del piccolo Johannes Betzler, giovane nazista che prova a essere l’ariano modello, ma troppo infantile e insicuro per rappresentare una seria testimonianza del tedesco medio.

Rosie Beltzer, che lo cresce nell’inconsapevolezza di appartenere alla Resistenza, fa di tutto per proteggerlo, iscrivendolo alla Gioventù Hitleriana, categoria che il ragazzo ammira fanaticamente.

Proprio nell’ombra di un simpatico e goffo Hitler immaginario, JoJo cresce, facendosi accompagnare quotidianamente nelle sue inadeguate dimostrazioni di coraggio.

Al di là di Elsa Korr, del razzismo e della rappresentazione demoniaca dell’ebreo, quello che più conta in questo approfondimento è proprio il ruolo di questo Hitler fantasmatico, un tiranno al tempo stesso necessario e impacciato.

JoJo Rabbit: un villain immaginario

JoJo Rabbit e il fantasma del dittatore: chi è quell'Hitler interno e perché la sua irriverenza è così importante?

JoJo Rabbit – Hitler

Preso in giro su scala mondiale, l’Hitler reale condivide poco, a parte i baffi, con la sua versione nel film di Taika Waititi: con umorismo leggero e sottile, il racconto piazza le sue apparizioni in alcuni momenti topici per JoJo Rabbit, che lo portano a dubitare seriamente rispetto ai princìpi del nazismo.

Interpretato dallo stesso regista del film, questo Hitler è una proiezione dell’immatura mente del piccolo protagonista. Rispondendo ai requisiti cognitivi, emotivi e morali di cui l’apparato psichico di JoJo ha bisogno, questo amico immaginario è una ridicola armatura che lo accompagna in un graduale processo di disillusione.

Prendere consapevolezza del dato di realtà che i nazisti sono cattivi, e che persone come Elsa Korr sono umane come lui, è infatti faticoso per JoJo, cresciuto in un clima culturale, sociale e politico governato dai pregiudizi.

Di conseguenza, il mondo che riesce a vedere è solo parziale e filtrato obbligatoriamente dall’opprimente fantasma di Hitler, proiezione degli ideali di JoJo che orienta la sua condotta.

I tratti assunti dall’odio razziale in JoJo Rabbit sono volutamente provocatori e grotteschi, hanno la funzione di riconoscerne la qualità intrinsecamente patetica.

Gradualmente, l’amicizia con Elsa porta JoJo a mettere in discussione l’ideologia che lo ha accompagnato per tutta la sua breve vita, così come il mito del potere incarnato da questo Hitler immaginario.

JoJo Rabbit: la fantasia inconscia

JoJo Rabbit e il fantasma del dittatore: chi è quell'Hitler interno e perché la sua irriverenza è così importante?

JoJo Rabbit – Hitler e JoJo

Negli anni ’40, parallelamente alla seconda guerra mondiale e alla Shoah, un dibattito imperversava nei salotti speculativi relativi alla psicoanalisi post-freudiana.

Nel tentativo di raccogliere l’eredità del neurologo viennese, Anna Freud e Melanie Klein divennero i riferimenti della psicoanalisi infantile, ma diversi punti di disaccordo diedero vita alle Controversial Discussions relative alla teoria della tecnica ancora oggi tanto discussa in psicologia clinica.

In questo clima di confronto e insicurezza, gli autori che hanno cercato di salvare l’eredità freudiana, trovando punti di contatto piuttosto che di divergenza, sono molteplici, così come molteplici sono coloro che si sono schierati da una parte e dall’altra.

Tra queste, Susan Isaacs è sicuramente ricordata come un’esponente fondamentale: con il suo contributo The Nature and Function of Phantasy, l’autrice nel 1948 raccoglie considerazioni diverse sullo studio dei processi mentali, dando ai fenomeni relativi alla fantasia inconscia una connotazione originale.

Questo contributo si coniuga agevolmente con la poetica di JoJo Rabbit proprio per la qualità peculiarmente simbolica del personaggio di Hitler immaginario: la sua esistenza, infatti, è il frutto dell’attività mentale inconscia di JoJo, che proietta in lui bisogni e insicurezze naturali.

Attraverso la costante integrazione tra esperienza e carattere, il piccolo protagonista condensa gli elementi del nazismo, che dovrebbero confonderlo, in una figura che non ammette confusione alcuna, necessaria per aderire fanaticamente ai suoi ideali e ignorare i dubbi.

La presenza (o l’assenza) di Hitler acquista significato per JoJo in relazione alla complessità delle esperienze che vive, troppo ambivalenti per la sua piccola mente.

JoJo Rabbit e il fantasma del dittatore: chi è quell'Hitler interno e perché la sua irriverenza è così importante?

JoJo Rabbit- JoJo e Hitler

Il legame con Elsa, dato di realtà forte e indistruttibile, insinua nel protagonista il dubbio che il mito del nazismo sia bello e puro solo nella sua rappresentazione.

Per tale motivo il parallelo rapporto con Hitler entra in crisi: questo patetico villain non è abbastanza coerente per sconfiggere la bontà di Elsa, ebrea sì, ma anche umana, come JoJo.

Le parole che si scambiano lasciano questo Hitler interno sconcertato: egli è disarmato perché sintesi degli ideali ariani di JoJo.  Questo oggetto psichico rudimentale è messo costantemente in crisi dall’intensità che circonda il contesto del bambino: la morte della madre, l’amore per Elsa e l’amicizia con Yorki, in un momento in cui i tedeschi iniziano a perdere la guerra, sono fattori che contribuiscono a demolire gradualmente questa fantasia inconscia.

Quello che per Susan Isaacs è un corollario mentale necessario, un simbolo in cui convergono oggetti buoni e cattivi, interni alla psiche infantile, diventa per JoJo un villain, seppur patetico.

In conclusione, il raggiungimento della convergenza e dell’integrazione nella mente di JoJo è favorito proprio da Elsa, elemento reale che si contrappone all’elemento fantastico rappresentato da Hitler.

In un momento di sviluppo in cui l’Io immaturo deve necessariamente passare dal mondo soggettivo a quello oggettivo, questo conflitto è cruciale perché fa da scaffolding al faticoso lavoro di civiltà che la mente del protagonista compie.

L’esito, il raggiungimento di una maturità sana e una consapevolezza integra delle qualità umane degli ebrei al di là dei pregiudizi razziali, corrisponde con il momento in cui la serenità viene raggiunta, l’Hitler interno sconfitto e dimenticato attraverso un’attiva realizzazione della sua qualità apparentemente ideale, ma concretamente mortifera.

Leggi anche: Jojo Rabbit – Be The Rabbit

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