perché c’è un conflitto in ogni cuore umano tra il razionale e l’irrazionale e tra il bene e il male… però non sempre il bene trionfa… a volte le cattive tentazioni hanno la meglio su quelli che Lincoln chiamava “i migliori angeli della nostra indole”, i buoni istinti morali. …Ogni uomo ha un suo punto di rottura, noi due lo abbiamo, Walter Kurtz ha raggiunto il suo, e evidentemente è uscito di senno.
Sintetizzare i motivi per cui Apocalypse Now è un capolavoro non è un’impresa semplice. La presentazione della guerra in Vietnam, la caratterizzazione dei personaggi e il senso di ineluttabilità che avvolge tutto il film sono elementi che contribuiscono a rendere quest’opera un pezzo imprescindibile della storia del cinema.
Seguire Willard, il protagonista, può forse essere il modo più diretto per immergerci nel tema centrale della pellicola, il conflitto tra bene e male. Egli esprime simbolicamente il soldato medio americano, che tra una spedizione e l’altra vive periodi di grande e pericolosa “astinenza” dall’ambiente traumatico della guerra; questo stato di cose lo rende il soggetto perfetto per un incarico tanto inconfessabile quanto amorale.
I funzionari dell’intelligence vogliono assolutamente “porre fine al comando” del colonnello Kurtz (Marlon Brando), il cui operato è ampiamente criticato per i metodi violenti e la tendenza a disobbedire agli ordini. Da qualche anno, egli è un disertore rifugiato in Cambogia a capo del suo personale esercito di indigeni e americani.
La spedizione
Io volevo una missione, e per scontare i miei peccati, me ne assegnarono una.
Tramite frasi auto-descrittive come questa il protagonista di Apocalypse Now ci introduce nel racconto, nella storia di un uomo costantemente orientato da un saldo codice morale. Un soldato reduce da Saigon alla ricerca di una nuova collocazione, un nuovo significato.
La missione segreta in Cambogia rappresenta proprio questo: quasi per caso un commilitone gli affida questo assassinio “indicibile, inesistente”, da portare a compimento nella più totale invisibilità, lontano da occhi indiscreti nella neutrale Cambogia.
Porsi domande su questo film molti anni dopo la sua uscita risulterebbe superfluo, ma cercare la connessione tra Willard e Kurtz a partire da questo prologo è un esercizio legittimo: entrambi militari, l’uno sembra l’opposto dell’altro: mentre Willard è controllato, lucido e leale nei confronti dei superiori, la caratteristica principale che emerge dal dossier del colonnello è la sua personalità dominante ed eversiva; paradossalmente sarà proprio questa ad affascinare il protagonista.
Il personaggio interpretato da Marlon Brando è magnetico, fortemente contraddittorio ma allo stesso tempo realistico: non siamo ancora nell’era degli anti-eroi, ma dire che Francis Coppola sia uno di quelli che hanno tracciato la strada per questa figura non è azzardato.
Attraverso la guerra
Mi piace l’odore del napalm al mattino. Una volta abbiamo bombardato una collina, per dodici ore, e finita l’azione siamo andati a vedere. Non c’era più neanche l’ombra di quegli sporchi bastardi. Ma quell’odore… sai quell’odore di benzina? Tutto intorno. Profumava come… come di vittoria.
Apocalypse Now è diverso dagli altri film di guerra perché in quest’opera l’azione bellica ricopre uno scopo meramente strumentale, fa da contorno alla storia principale. L’epico attacco ai vietnamiti accompagnato da Wagner e guidato da Kilgore si presenta come una parentesi rispetto al resto del viaggio, così profondamente intriso di filosofia e riflessioni morali.
Mentre Willard e l’equipaggio si addentrano negli ignoti territori della Cambogia, il tema della sopravvivenza assume maggior rilievo; sopravvivenza di fronte al nemico, ma anche e soprattutto di fronte a se stessi: questo è ciò che il protagonista apprende mentre il confronto con Kurtz si approfondisce.
Mezzo per uno scopo: questa è la funzione della guerra in Apocalypse Now, un’inesauribile strumento di auto-conoscenza che si trasmette di personaggio in personaggio e di scena in scena.
Le riflessioni di Willard sul suo complesso bersaglio si approfondiscono durante la risalita del fiume, momento del film estremamente evocativo e simbolico, di reminiscenze dantesche.
Gradualmente entriamo in un’empatia sempre maggiore con il protagonista, che si appresta ad affrontare l’incontro decisivo dotato della sua lucida calma e del suo essenziale codice morale.
L’incontro e il giudizio
Ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei. Ma non avete il diritto di chiamarmi assassino. Avete il diritto di uccidermi, questo sì, ma non avete il diritto di giudicarmi. Non esistono parole per descrivere lo stretto necessario a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore. L’orrore ed il terrore morale ci sono amici. In caso contrario allora diventano nemici da temere. Sono i veri nemici…
Questa è probabilmente la citazione per cui Apocalypse Now è ricordato come uno dei migliori film:l’incontro tra i due soggettti, dopo un viaggio attraverso le selvagge terre della Cambogia, Willard e Kurtz si confrontano con la dialettica, ma la lucidità delle argomentazioni del colonnello disertore è sconvolgente.
Egli non fa altro che descrivere le sue azioni, staccandole da qualsiasi ragionamento morale e presentando un quadro della situazione razionale e cinico; mettendolo a paragone con le operazioni militari consentite legalmente dall’intelligence che lo vuole morto, Kurtz non presenta nè rimpianti nè senso di colpa.
Dalla sopravvivenza all’individuazione di un nemico: la strada tracciata da Coppola sembra chiara, Apocalypse Now è un film esistenziale il cui intento è scuotere gli spettatori toccando le loro corde emotive; poiché Willard e Kurtz sono due facce della stessa medaglia, la coscienza morale e il puro cinismo, risulta chiaro che il protagonista principale del film è l’Umano, qualcosa che trascende il singolo.
Quel “garzone di bottega mandato a incassare i sospesi” è un uomo che scopre di trovarsi in una determinata condizione troppo tardi per tornare indietro.
Il senso d’ineluttabilità di cui parlavamo all’inizio sta proprio in questo: Willard si trova gettato nella sua missione, che brama per inerzia, e alla fine del suo viaggio interiore inverte il suo ruolo con quello di Kurtz, che da carnefice diventa boia, in una scena finale metaforica accompagnata dalla musica dei Doors.
Il filosofo Kant sosteneva che l’uomo fosse un legno storto e che quella coscienza morale che, come le stelle, riempie il cuore di meraviglia, è soggetta a deviazioni, poiché perseguire l’imperativo categorico è un’impresa difficile.
Grazie ad Apocalypse Now, capolavoro cinematografico senza tempo, forse riusciamo a capire un po’ meglio perché temi come l’orrore e l’immoralità sono così vivi, reali: come Willard, anche noi ci confrontiamo costantemente con i nostri demoni, nel film condensati nella figura di Kurtz, e come Willard anche noi possiamo arrivare al punto di superare limiti che credevamo insormontabili.
Da sempre viviamo nel segno del dubbio, e forse quella che porta il colonnello è una verità che dovremmo fare nostra per scendere a patti con la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità: “è il voler giudicare che ci sconfigge”, una tentazione inevitabile, radicata in noi.
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