Flight – Il volo di Whip Whitaker

Gabriele Fornacetti

Maggio 15, 2019

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Bevo perché ho scelto di farlo!  

-Whip Whitaker

Fin dai tempi dell’Antica Grecia, l’uomo si è perennemente chiesto se il mandante delle sue azioni fosse realmente sé stesso. Alcune congiunture della vita, in effetti, lasciano perplessi e farsi qualche domanda sul perché non sembra essere poi così insensato. Allora, nel corso dei secoli, l’essere umano ha ipotizzato un’entità sovrannaturale che dominasse le sue decisioni, ma non è mai riuscito a dimostrarne l’esistenza. Ha anche ipotizzato che tutto fosse dominato dal Caso, un abile giocoliere mascherato che per troppo tempo si è preso gioco di lui, ma anche stavolta è rimasto deluso.

Perso nel ricercare questa risposta, è così rimasto in balia dell’incapacità di assumersi le responsabilità delle proprie gesta e, sconfitto dall’assenza di una soluzione, molte volte si è smarrito. Tranne quando ha compreso che di ciò che è umano, nel bene o nel male, ne risponde soltanto un umano.

Questa parabola è l’incipit della storia di Whip Whitaker: colui che, ad un certo punto, smise di farsi domande.

Whitaker

William Whitaker è un comandante di aerei di linea ed ancor di più un uomo che si sta trascinando verso il baratro, dimenticando i propri doveri di padre e di pilota. Sconfortato da un’esistenza fallimentare, Whitaker riversa le proprie delusioni nei fondi dei bicchieri di gin e nelle avventure da una notte e via, disaffezionandosi all’Amore e affezionandosi alla Bottiglia. Ma un giorno, in una tempesta che sembra manifestarsi come la metafora della vita del comandante, le abilità di quest’ultimo sono messe a dura prova. La paura non lo spaventa più ormai da tempo, la sua vita non può andare più in picchiata di quanto non sia già. Ma stavolta il senso del limite perduto diviene fondamento di un’impresa che nessun altro avrebbe potuto. Anche se un dubbio sorge imponente: fino a che punto un’azione che ha salvato decine di vite è giustificabile da una persona immorale?

E può la giustizia terrena rispondere, nonché giudicare, qualcosa di trascendente?

L’episodio in questione è il salvataggio del volo SouthJet 267 ; dopo una notte di sesso, alcol e pochissimo sonno con l’hostess Katerina Márquez, Whitaker si trova nel bel mezzo di una serie di sfortunati eventi: turbolenze, guasti elettronici e peripezie divine si abbattono sul suo aereo. Il destino di tutti i passeggeri sembra essere ormai segnato. Ma il comandante, nonostante l’elevato tasso alcolico all’interno del proprio corpo, non perde la calma, anzi. Preso coscienza della gravità della situazione, si cala nei panni dell’eroe e, con grande maestria e sagacia, pilota l’aereo in volo rovesciato per interromperne la discesa incontrollata e giungere nel miglior modo possibile al momento dell’atterraggio di fortuna in un campo.

Whip ce l’ha fatta, è giunto il momento della gloria.

Ma d’improvviso questo scompare e lascia spazio ad un alone di malinconia e di giudizio. Gli occhi dei riflettori incominciano a puntare l’artefice di tutto questo e Whitaker non è costruito per stare al centro dell’attenzione. La gente inizia a chiedersi se quel disastro fosse in parte attribuibile a colui che per un attimo sembrava esser onnipotente e Whip crolla. Crolla come il suo aereo, crolla come fa tutti i giorni, crolla anche ora, proprio quando sembrava potesse finalmente restare in piedi.

L’eroe di Zemeckis va così al di là di qualsiasi stereotipo. L’evento che ha segnato la gloria di Whitaker è al di fuori del controllo dello stesso e già questo, di per sé, è inusuale per un eroe. Ma ciò che desta ancor più sospetto è la casualità dell’incidente SouthJet 267. Sembra impossibile che tutto questo non sia frutto di un disegno più grande. Difatti vaneggia alle spalle di Whitaker l’ombra di Dio, maestosa e spaventosa al medesimo tempo. Il peso di questo fantasma, d’altronde, impaurisce chiunque, figuriamoci un alcolizzato tossicodipendente imputato per omicidio colposo. E tutto ciò, inevitabilmente, rende piccolo l’uomo che, peccatore e peccaminoso, in un attimo è divenuto grande e che, per una volta, è forse stato orgoglioso del suo agire.

Whip ricomincia a vacillare. Un ritorno all’astinenza e alla sobrietà a tal punto non nobilita le sue azioni. Anzi, l’alcool e la cocaina leniscono le ferite rimaste aperte. Se Dio ha voluto che quell’aereo quel giorno si schiantasse, evidentemente ha voluto anche che il comandante Whitaker fosse un drogato ed un tossico. Così la domanda permane la stessa:

Whitaker è un eroe o è un alcolizzato?

Whitaker

Forse la risposta sta semplicemente in ciò che è il comandante Whitaker: un uomo. Sì, un uomo come chiunque altro, pieno di menzogne e di inesauribili fallimenti, zeppo di bugie e di tentativi di restare a galla. Whip ha deciso di distruggersi come quel giorno ha deciso di salvare 96 persone da morte certa. Lo sa e non fa niente per cambiare. Perché non vuole. Perché tanto la sua vita è orribile lo stesso. Perché anche questo dimostra che, indipendentemente da tutto, siamo noi i responsabili delle nostre azioni.

Quando Whip se ne rende conto, è finalmente giunta l’ora del riscatto.

Whitaker: Ho bevuto io le bottigliette di vodka sull’aereo.

Commissione d’inchiesta: Comandante Whitaker, nelle tre sere precedenti all’incidente, l’11 Ottobre…

Whitaker: L’11 Ottobre, il 12 Ottobre, il 13 ed il 14 ero ubriaco. Tutti quei giorni ho bevuto…ho bevuto in eccesso.

Commissione d’inchiesta: La mattina dell’incidente…

Whitaker: Ero ubriaco. Ora sono ubriaco. Sono ubriaco anche adesso, signorina Block. Perché sono un alcolizzato.

Libero dal peso della colpevolezza, ammette le proprie negligenze umane, i propri vizi e gli errori che qualsiasi uomo può commettere. È stanco di mentire, è stanco di nascondersi agli occhi degli altri, è stanco di essere paragonato a qualcuno di così ingombrante. È ora di chiedere scusa perché errare è umano e Whip ora l’ha capito.

È ora di iniziare finalmente il volo verso la riscossa, quel volo che non atterrerà mai più.

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