Batman – Perché cadiamo?

Antonio Lamorte

Maggio 25, 2019

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Batman

«Sai perché cadiamo, Bruce? Per imparare a rimetterci in piedi».

(Thomas Wayne, Batman Begins)

Arriverà il giorno in cui cadremo, tutti prima o poi cadono. Arriverà il giorno in cui la purezza dei nostri sentimenti soffocherà, annegando in un profondo oceano di oscurità. C’è, tuttavia, la possibilità di risalire da questo abisso, anche se non è affatto facile, è come nuotare controcorrente in violentissimo flusso d’acqua, come di quelli generati dalle cascate.

Christopher Nolan conosce benissimo il significato profondo che può assumere la caduta; d’altronde in quasi ogni suo film, da The Prestige a Interstellar, è presente una vera e propria struttura verticale, che scaraventa i personaggi nella profondità della propria anima. E anche nella sua celebre trilogia sul crociato di Gotham, il geniale regista inglese non viene meno a questa poetica.

Batman Begins (La paura)

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Scena di “Batman Begins”

Quando cadiamo diventiamo fragili. Quando cadiamo entriamo nei profondi meandri della nostra anima, e ci troviamo di fronte a quello che ci spaventa di più. Lo capisce subito, fin da quando è piccolo, Bruce Wayne. Durante un gioco cade in una grotta piena di pipistrelli, che scatenano in lui il sentimento più forte di tutti: la paura. Sarà proprio questo sentimento a far sgretolare la sua famiglia: la paura verso qualcosa di oscuro e ignoto, che farà scomparire quella speranza di una vita serena e tranquilla.

Se non avesse avuto paura, Bruce non avrebbe abbandonato il teatro con i suoi genitori e, forse, questi sarebbero sopravvissuti. È proprio di questo che i sensi di colpa di Bruce si avvalgono per far leva su di lui; la sua paura è la causa di tutta la sua sofferenza. Ma, in fondo, non si può biasimare qualcuno per aver avuto paura, perché la paura è, come l’amore, il sentimento più antico e indistruttibile che risiede dentro di noi.

E dopo, una volta adulto, comincerà un periodo di smarrimento, che culminerà con una profonda ricerca all’interno di sé, fino a tornare in quel luogo, in quella grotta oscura, dove la paura ha avuto origine.

La paura ha un doppio ruolo in questa storia: prende e dà. La paura ha tolto la vita a delle persone innocenti e ha privato un bambino del più sacro dei suoi diritti, ovvero l’affetto dei propri cari. Ma, dall’altra parte, è stata proprio lei a “dare la vita” al cavaliere oscuro attraverso il risveglio della sua coscienza. La paura è il simbolo di Batman. Dalla paura egli è nato, quando cadde in una grotta da bambino.

The Dark Knight (La follia)

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Scena di “The Dark Knight”

C’è qualcosa di ancora peggiore che alberga latente nel nostro spirito; qualcosa che noi neanche conosciamo, perché il pensiero che possa sopraggiungere non ci sfiora neanche… ed è proprio per questo che quando ci assale ci distrugge inevitabilmente. È la profonda distruzione di tutte le nostre certezze; quando il caos invade la nostra quotidianità facendo deragliare dai binari tutto ciò che davamo per scontato. Ed è proprio così che affiora il più selvaggio dei nostri istinti: la follia, colei che seduce il pensiero razionale.

Chiaramente il simbolo della follia è il Joker di Heath Ledger, che è vittima e carnefice allo stesso tempo; le sue misteriose cicatrici sono il simbolo della sua sofferenza, mentre le sue contorte macchinazioni rappresentano il dolore da infliggere agli altri. Perché chi è caduto nella follia, chi ne è rimasto sedotto e conquistato, non può fare altro che questo: soffrire e far soffrire.

«La follia è come la gravità… basta una spinta».

(Joker, The Dark Knight)

È incredibile come la semplice verità di un’affermazione del genere ci possa turbare, perché in fondo, nella sua dimensione perversa, il Joker ha perfettamente inquadrato il problema. Lo stesso Batman rischia di rimanere coinvolto in questo gioco malvagio – dove, alla fine, si perde sempre -; ma la sua rettitudine, i suoi principi e, soprattutto, la sua fiducia verso l’umanità, fanno sì che la sua corsa si arresti un attimo prima di scivolare nel burrone… al contrario di Harvey Dent.

Harvey Dent sperimenta tutto questo. La sua “caduta” è tra le più dolorose. Da uomo-simbolo della giustizia, da eroe con la faccia scoperta, a furioso criminale dal volto dilaniato il cui unico credo è il caso, colui che è figlio del caos di Joker. La caduta del procuratore distrettuale di Gotham è, infine, resa anche fisicamente nel finale del film, quando scivolando nel vuoto il suo cuore smette di battere, e la speranza di un mondo migliore viene inghiottita dal ghigno deforme di un clown appeso a testa in giù.

The Dark Knight Rises (La morte e la resurrezione)

Scena di “The Dark Knight Rises”

Si arriva, infine, all’ultima fase della caduta, all’ultimo atto di una tragedia greca: la morte. Batman viene scaraventato in una prigione, la cui forma ricorda quella famosa grotta che ha segnato la sua infanzia. È la morte di un simbolo, la sconfitta di un ideale nobile, la distruzione di un mondo.

Gotham brucia sotto gli occhi attoniti dei suoi abitanti; niente sarà più come prima per nessuno di loro, perché anche la città è caduta nel baratro, proprio come il suo più grande difensore. Non sono solamente gli edifici e le costruzioni che si frantumano, ma anche le coscienze e tutti principi morali, dati per scontati, vengono rivisitati nel modo più perverso possibile. La giustizia, colei che dovrebbe garantire la pena per coloro che commettono i crimini, viene esercitata dagli stessi che in passato l’hanno subita; la giustizia, quindi, diventa essa stessa crimine.

Dopo che tutto questo ritratto apocalittico si è avverato, lo stesso cavaliere oscuro, nel suo luogo di prigionia, non ha più quell’elemento che gli ha permesso di trionfare in passato: la speranza. Tutto sembra senza via d’uscita. L’unico modo per abbandonare la prigione, sia quella fisica che quella mentale, è alzare lo sguardo e dirigersi verso il cielo.

Batman, e soprattutto colui che abita dietro la maschera, si confrontano con tutto questo: con la paura, con la follia e con la morte. Ognuna di queste fasi ha rappresentato un momento fondamentale per la sua crescita interiore, ma adesso è arrivato il tempo di rimettersi in piedi… è arrivato il tempo di risorgere.

E così, da quel carcere in cui il Cavaliere Oscuro cadde, contemplando la morte dello spirito, egli si rialzò in piedi, risorgendo dalle proprie ceneri, per combattere il male ancora una volta… un’ultima volta.

La trilogia del Cavaliere Oscuro ci ha insegnato che nessuno è invulnerabile, che anche i migliori tra noi, prima o poi, cadono nell’ombra. Ma ci ha insegnato anche che rialzarsi è possibile, che il rimettersi in piedi è l’unica risposta possibile alla caduta. Perché infondo si cade per questo, per imparare a rimettersi in piedi.

E tutti ci auguriamo che quando toccherà a noi cadere, perché tutti prima o poi cadono, ci rammenteremo di questo semplice, ma fondamentale, insegnamento di vita, cosicché anche noi, dopo “la morte”, potremmo risorgere dalle nostre ceneri, verso un futuro migliore.

Leggi anche: Il Cavaliere Oscuro – Tra Dilemmi Morali e Teoria dei Giochi

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