Cast Away è un film del 2000 diretto da Robert Zemeckis con protagonista Tom Hanks che, agli albori della rivoluzione digitale, ci fa tornare un passo indietro a quando eravamo primitivi, insegnandoci ad accettare e giocare con la Vita senza rincorrerla.
Si perde infatti più Tempo a cercarlo che a goderselo. Ogni minuscolo istante sembra fuggire via, senza avere mai più il bisogno di rifarsi vivo. Rimane vivo solo nei nostri ricordi a cui se ne aggiungono altri e altri ancora. Ma chi può dare significato, invece, al Tempo in solitudine?
La visione di Cast Away si apre proprio con una riflessione: sfruttare a tutti i costi le ore. Essere sempre veloci, efficienti senza pensare a nulla. Ma lo sbaglio più grande che si possa fare è proprio questo. È infatti imprescindibile la necessità, in diversi momenti della nostra vita, di fermare la Macchina. Riuscire a saper stare con i propri desideri, riflessioni e, non per ultime, paure.
La vita di Chuck Noland si svolge nell’armonia più totale, tutto sembra essere al suo posto: il lavoro, una fidanzata che ama e sta per sposare. Ma, a questo punto, entra in gioco l’imprevedibile, come risposta a una domanda che nessuno sa di avere. In questo modo, emerge la certezza che il futuro non coincida con ciò che noi ci eravamo prospettati di attendere.
È soltanto tornando al suo stato primitivo di Uomo immerso nella Natura (fisicamente e non) che il protagonista accetta di essere parte di un flusso vitale da cui non potrà mai più separarsi. E, all’interno di questo flusso, accetta la Vita nelle forme del Caos, scoprendo poi come questo in realtà incarni un preciso ordine, perché ogni cosa trova alla fine il proprio posto dove noi non saremmo andati mai a cercare.
Sul significato di Cast Away: Henri Bergson e il Tempo dentro di noi
«Il mio stato d’animo, avanzando sulla via del tempo, si arricchisce continuamente della propria durata: forma, per così dire, valanga con sé medesimo. Se la nostra esistenza fosse costituita di stati separati, di cui un Io impassibile dovesse far la sintesi, non ci sarebbe per noi durata: poiché un Io che non muti non si svolge, come non si svolge uno stato psichico che resti identico a se stesso finché non venga sostituito dallo stato successivo».
(Henri Bergson – “L’evoluzione creatrice”)
L’arrivo di Chuck Noland si conferma un arrivo solitario. Si sveglia da solo sull’isola e da qui se ne andrà solo con le proprie forze (anche senza Wilson). Nel mentre, torna a essere un uomo autosufficiente, e il suo rapporto con l’isola diventa sempre più conoscitivo e pratico. Non più come uomo da catena di montaggio, ma come uomo che accarezza il Tempo, lo modella a sua immagine e somiglianza, ne sfrutta il valore per tornare a saper stare insieme.
La riflessione di Bergson è stata infatti rivoluzionaria: si deve imparare a saper vivere dentro il Tempo e non a contarne i minuti. Chiudere gli occhi e accogliere il proprio stato d’animo che vive in quell’istante, con la consapevolezza che non tornerà più. Questa è una delle lezioni più forti che imparerà Chuck dopo essere tornato alla civiltà.
Sul significato di Cast Away: Il Tempo senza l’amore
La sofferenza più grande del protagonista è quella di stare lontano dalla sua amata Kelly. Ogni notte, infatti, prima di andare a dormire si accompagna a una sua foto sopravvissuta all’incidente aereo.
L’idealizzazione, da una parte, della donna come salvezza per restare ancora in vita ricorda molto il “Dolce Stil Novo” medioevale, ma con degli accorgimenti. Al suo rientro nei panni di «naufrago riuscito a vivere quattro anni su un’isola selvaggia», come sottolineano i giornali, scopre che Kelly si è risposata, ma non lo ha mai dimenticato. L’inconciliabilità fra i due sta proprio nel fatto che lei non è riuscita ad aspettarlo. Quindi il Tempo vissuto senza incontrarsi è Tempo perso?
Ovviamente, la risposta alla domanda potrebbe essere sì perché nell’amore è imprescindibile il contatto fisico. Eppure, non è sempre vero. L’amore di Kelly viene testato, ma resiste alla prova con valore. Lei è ancora innamorata. Tuttavia, la voglia di non scappare con Chuck in una fuga romantica riscatta il personaggio, poiché pieno di una fermezza e una responsabilità verso un nuovo tipo di amore: quello per la famiglia. Proprio come lei, anche lui si aprirà a un nuovo tipo di sensibilità: quella per la Vita.
Bisogna quindi abbracciare il Tempo o ammazzarlo?
«Perché si lavora? Certo per produrre cose e servizi utili alla società umana, ma anche, e soprattutto, per accrescere i bisogni dell’uomo, cioè per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma del tempo. Accrescendo i bisogni inutili, si tiene l’uomo occupato anche quando egli suppone di essere libero. […] Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto. E poiché pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto, ecco la necessità di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti in noi».
(Eugenio Montale)
Ed è alla conclusione del film Cast Away, che davanti a Chuck si apre un bivio (anzi quattro), che porta la sua mente ad accettare l’incalcolabile futuro. Possiamo fare tutti i programmi che vogliamo, essere rigorosi nel rispettarli «per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma del tempo», ma, proprio come Chuck, alla fine dobbiamo fare i conti solo con la certezza che viviamo immersi dentro un motore che è impossibile da frenare. La sua fluidità nel trascorrere senza farci accorgere di nulla e la nostra responsabilità personale di viverlo al meglio delle nostre condizioni, ci permette di essere, senza scostarci troppo dalla nostra Natura, semplicemente, uomini.