L’abbiamo attesa, temuta, e alla fine l’apocalisse di Dark è arrivata e passata. Il 27 giugno 2020 il ciclo (o meglio i due cicli) hanno avuto origine e al tempo stesso si sono conclusi, in una circolarità (quasi) perfetta.
Se nelle prime due stagioni Winden è sembrata strana e misteriosa, l’ultima ha allargato l’orizzonte, costringendo i fan a (ri)conoscere i protagonisti in un mondo nuovo e, al tempo stesso, tremendamente analogo.
L’articolazione della struttura narrativa è talmente complessa che probabilmente trovare uno spettatore a cui la testa non abbia girato è impossibile: in un intreccio così determinato da azioni e retro-azioni che influenzano il passato, presente e futuro di tutti i personaggi, Dark ha anche introdotto la variabile della realtà alternativa, speculare nella sua diversità rispetto al mondo precedentemente conosciuto.
Mentre lo spettatore prova a capire un briciolo di quello che si verifica sullo schermo, dai viaggi nel tempo a quelli nello spazio, passando per le morti (e resurrezioni) di personaggi che in epoche diverse s’incontrano senza conoscersi dando vita ad un eterno Bootstrap paradox, il fil rouge della terza stagione di Dark diventa sempre di più la spasmodica ricerca della famigerata origine che avrebbe generato i due mondi: quello di Jonas (Adam) e quello di Eva (che altri non è che una versione di Martha dell’universo alternativo che detiene il ruolo ricoperto da Jonas nel suo mondo).
Come un burattinaio senza burattini, la vera causa di tutta la sofferenza e dell’eterno ritorno dell’uguale che coinvolge inesorabilmente le vite delle famiglie di Winden, altri non è che l’orologiaio Tannhaus, lo studioso di viaggi nel tempo, il creatore della celebre macchina.
Tannhaus: Il Dio di Dark, il dolore di un uomo

Dark – H.G. Tannhaus, l’orologiaio
La famigerata Particella di Dio sembra essere il nucleo di tutte le sofferenze degli abitanti di Winden: l’opera coordinata tra questa misteriosa sostanza nucleare e i portali nella grotta aperti dai seguaci della setta Sic Mundus garantisce al Caos la possibilità di governare i diversi destini coinvolti nel nodo.
Gli strani fenomeni che accadono nella cittadina tedesca obbligano il più anziano e il più giovane dei protagonisti a interrogarsi sul suo rapporto tra il destino, il tempo, la vita e l’esistenza di Dio, proprio come se agissero all’interno di un’opera di Friedrich Nietzsche.
Tra questi, Tannhaus il fisico è uno dei primi a riconoscere che la distinzione tra passato, presente e futuro è solo il frutto di una comoda illusione: rivelando allo Straniero che tutti gli eventi sono collegati in un modo che non riesce ancora a comprendere, egli si fa garante del principio di autoconsistenza di Novikov che governa la trama di Dark.
H.G. TANNHAUS: «Le nostre vite sono collegate in modo indissolubile. Ogni destino è connesso a quello del prossimo, ogni nostra azione è una risposta a un fatto precedente già accaduto. Causa-effetto, in un’eterna danza che non avrà mai fine»
Un viaggio attraverso il tempo è il titolo del libro che Tannhaus scriverà, e che riceve nel 1986 per mano di Claudia Tiedemann, direttrice della centrale nucleare.
Questo dono, così come la macchina del tempo che lo Straniero gli mostra, non sono che tasselli di un quadro infinitamente più grande che gli ultimi episodi della terza stagione sveleranno, come una poetica rivelazione senza lieto fine, una conclusione escatologica e drammatica.
Dal 1953 al 1986 al 2019, i tre cerchi assumono il ruolo di temporalità inconfutabili, spade di Damocle che incatenano le esistenze di Jonas, Hannah, Ulrich, Charlotte e tutti gli altri. Proprio la versione bambina di Charlotte si trova a parlare con Tannhaus nel corso di un momento decisivo della terza stagione, quello in cui il fisico confessa alla bambina di aver avuto un figlio, Marek, morto insieme al figlio e alla moglie nel corso di un incidente con un camion.
Il peso sofferente di questa perdita è tangibile, l’uomo lo esprime con il volto, con la voce rotta e con lo sguardo basso: il lutto questo geniale scienziato non l’ha ancora elaborato, ma forse qualcosa d’altro si trova al di sotto di questa tragedia.
Attraverso una serie di flashback, l’ultimo episodio mostra Claudia raccontare ad Adam dell’esistenza di un terzo mondo, superiore sia a quello di Jonas che a quello di Martha, in cui i viaggi nel tempo non esistevano, ma da cui hanno avuto origine.
Incapace di affrontare il proprio dolore, l’uomo Tannhaus si è trasformato in una sorta di Dio, decidendo arbitrariamente di perfezionare una macchina del tempo con lo scopo di riportare la sua famiglia in vita.
Martha e Jonas: Proiezioni del rimorso

Dark – La versione giovane di Tannhaus
I loop temporali e i paradossi dell’origine non riguardano il mondo dal quale Tannhaus proviene, caratterizzato dalla temporalità lineare e dall’impossibilità di ogni evento paranormale.
Mentre Martha e Jonas si affannano ad evitare le rispettive apocalissi parallele e speculari nei loro mondi, attraverso un salto logico dalla dubbia spiegazione Claudia Tiedemann riesce a comprendere che solamente evitando che il rimorso di Tannhaus prenda il sopravvento, il nodo e l’eterno ritorno della tragedia possono essere evitati nei due mondi scissi.
Claudia lo spiega ad Adam, la versione adulta e nostalgica di Jonas, quello che sembrava essere il villain principale almeno fino all’introduzione di Eva, la versione anziana di Martha dell’universo parallelo, determinata a fare in modo che anche nel suo mondo i tasselli e i protagonisti si collochino sempre e comunque negli esatti punti in cui sono destinati ad essere.
Perpetuare i destini è proprio ciò che sia Jonas che Martha (giovani) desiderano evitare, pur essendo consapevoli di essere governati da un tempo in cui ciò che hanno deciso di fare è già accaduto nello stesso modo.
Negli episodi finali di Dark, dunque, si rivela essere proprio Adam la chiave di volta, attraverso Jonas, di tutta la vicenda che riguarda l’escatologia dai due mondi e l’arrivo nel mondo d’origine, quello di Tannhaus.
Il mondo che li aspetta quando Jonas e Martha vengono proiettati all’interno della scissione, il momento esatto in cui la macchina di Tannhaus dà vita ai due universi, è piovoso, scuro e apparentemente triste.
Mentre le due proiezioni (fisiche e psichiche) di Martha e Jonas si teletrasportano da un Matrix inspiegabile in cui l’uno vede la versione infantile dell’altra, a un incrocio ai margini di Winden nel cuore della notte, nella casa di Tannhaus il figlio Marek rivolge al padre il suo rancore, per essere stato ignorato, per non aver mai ricevuto attenzioni da parte di un uomo interessato solo alle stelle, alle galassie e ai wormholes.
Sembra quasi magico il fatto che proprio i due ragazzi altro non siano se non una sorta di romantica restituzione del rimorso di Tannhaus: l’intenzione dell’orologiaio era quella di evitare la tragedia, la morte del figlio e della moglie, ma ovviamente le cose gli sono sfuggite di mano e piuttosto che riportare indietro il suo mondo, ne ha creati altri.
All’interno di questi, però, due semi hanno germogliato: Martha e Jonas, connessi da un inestricabile fil rouge come quello di Arianna, che parte dal cuore di Tannhaus per attraversare i loro, per terminare diritto nel cuore dello stesso Marek, arrabbiato e fradicio, fuori dalla sua auto, determinato a lasciarsi alle spalle quell’apatico padre.
Uno sguardo, una frase e un avvertimento è tutto ciò che occorre a Jonas per fare in modo che misteriosamente Marek comprenda: ciò che conosciamo è una goccia, ciò che non conosciamo è un oceano.
Una telepatia intersoggettiva inconscia che sarebbe stata cara a Maurice Merleau-Ponty porta Marek a riconoscere che forse quei due ragazzi non sono dei folli, ma angeli profetici inviati da qualcuno per avvertirli.
Quel Dio di Tannhaus, che non poteva prevedere dove la follia del suo lutto l’avrebbe portato, riesce in qualche modo a garantire la sopravvivenza del figlio: le vie del Signore sono infinite, direbbe qualcuno.
In una serie come Dark scomodare la religione sembra quasi profano, motivo per cui è nella filosofia di film come Interstellar che qualcosa di simile può essere individuato: l’umana forza dell’amore sembra essere l’unica scintilla spirituale di una magia arcana che garantisce all’umano stesso di sopravvivere e ricongiungersi, nel momento in cui il caos del tempo, dello spazio, della vita e della morte sembrano metterlo di fronte alle sfide più ardue.
Dopo otto episodi, dopo aver viaggiato nel tempo e nei mondi paralleli, queste due proiezioni psichiche di un rimorso umano intenzionato a riparare una colpa paterna e primaria, assolvono il loro ruolo, permettendo allo stesso padre di riabbracciare suo figlio, prima che sia troppo tardi per intervenire di fronte ai misteri del Caos.
Con la dissoluzione, Martha e Jonas pagano il prezzo del loro ruolo angelico: la vita dei loro mondi, il nodo che li unisce viene barattato con la felicità della famiglia di Tannhaus, e una nuova Winden può continuare ad esistere. Senza viaggi nel tempo ma con qualche, forse, intreccio analogo.