Gli specialisti – La regia di Sergio Corbucci

Eugenio Grenna

Febbraio 1, 2021

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Si chiama Hud il protagonista de Gli specialisti. Un nome classico per un cowboy e più in generale per molto cinema americano recente e non. Un nome che sembra essere un soprannome, all’interno di un film che conferisce una grande importanza al modo in cui i personaggi si appellano e relazionano tra loro.

Hud, a differenza di tutti gli altri (o quasi), è contraddistinto dalla fama e dalle ombre di grandi violenze e morti che sembrano seguirlo, o più ancora perseguitarlo, privandolo delle possibilità che si aprono invece agli uomini comuni, tra cui quella di stabilirsi in un luogo, trovare una donna e trascorrere una vita pacifica e lontana da armi e miseria umana.

Il suo stesso nome lo isola e lo erge a individuo, e forse paladino solitario, assolutamente riconoscibile, e per questo destinato a un peregrinaggio solitario tra vette pericolose.

Una lettura de Gli Specialisti, film del 1969 scritto e diretto da Sergio Corbucci, centrata sulla regia e sul modello d'ispirazione western.

Johnny Hallyday – Hud – Gli specialisti

Un nome, il suo, evocato più e più volte tra silenzi e timori dei personaggi secondari di questo western così atipico e violento e dalla forte ispirazione, e dunque narrazione, dichiaratamente americana.

In un racconto molto classico di ritorno, vendetta e riscatto, Sergio Corbucci con Gli specialisti sembra voler ragionare sull’importanza totale dell’individualità e della riconoscibilità. Il suo infatti non è uno dei molti paladini. Il suo è il paladino.

Una lettura de Gli Specialisti, film del 1969 scritto e diretto da Sergio Corbucci, centrata sulla regia e sul modello d'ispirazione western.

Hud e la prova del proiettile – La verità al cimitero

Non è casuale dunque la scelta dell’interprete di Hud, ossia il noto cantante e attore francese Johnny Hallyday. Un volto decisamente somigliante a quello di un altro personaggio decisivo del cinema western di Corbucci: Tigrero.

Hallyday consegna al personaggio di Hud un volto profondamente evocativo, una maschera molto rigida di morte e rassegnazione di fronte non tanto alla disperazione, alla perdita o al dolore, piuttosto a un dono, quello della violenza.

Un dono che lo porta nel corso del film, e dunque anche (e soprattutto) attraverso un lungo cammino di riscrittura del destino altrui, a una identificazione individuale particolarmente intimista con un uomo che non è un uomo. Un messaggero della morte piuttosto, o meglio ancora, un discepolo di essa.

Una lettura de Gli Specialisti, film del 1969 scritto e diretto da Sergio Corbucci, centrata sulla regia e sul modello d'ispirazione western.

Hud (Johnny Hallyday) e lo sceriffo Gideon (Gastone Moschin) – Hud è fuggito sulle montagne

Non è un caso così isolato quello del cinema western in bilico tra narrazione canonica e narrazione atipica, capace al contempo di sfruttare il sottogenere del sovrannaturale e dell’horror.

La stessa riflessione è quella che ha consegnato ottimi titoli al cinema del passato e a quello recente come: Lo straniero senza nome di Clint Eastwood o Bone Tomahawk di S. Craig Zahler.

Sergio Corbucci ragiona sul personaggio principale a partire dal nome, sibillino e lapidario, e sul volto del suo interprete, lavorando così a un allontanamento dal sex appeal e dal fascino tipico della star Hallyday e avvicinandosi più giustamente alla brutalità e classicità di un uomo temuto, che gioca, subisce e si serve della morte, e forse proprio per questo motivo capace di affascinare. Risultando estraneo a qualsiasi altro personaggio maschile della narrazione.

Hud (Johnny Hallyday) e lo sceriffo Gideon (Gastone Moschin) – Per entrare nella mia città, dovrai consegnarmi le tue armi

Corbucci, da regista capace e legato al western come pochi altri del periodo, riesce in quell’impresa ardua e storica che ha visto diversi nomi crollare sotto il peso ingombrante dello star system o in questo caso dello stardom, il divismo.

Sergio Corbucci spoglia e priva Hallyday di qualsiasi velleità, nascondiglio, e occhiolino rispetto al mondo della star, a quello della musica, del cinema e della moda di allora, cui Hallyday era profondamente e indissolubilmente legato.

Il personaggio di Hud è fondamentale, tanto quanto la regia allo stesso tempo canonica e atipica, per la comprensione e la lettura di questo strano, bizzarro, anomalo e interessante western che ruota attorno a un violento solitario che torna a distanza di tempo in una piccola cittadina, nel tentativo di riscattare e vendicare un torto subito dal fratello di Hud, ormai defunto.

Gli specialisti – Il messaggero della morte

Un western bizzarro poiché Sergio Corbucci non si interessa come molti altri registi celebri (e non) a mostrare la magnificenza e grandiosità del paesaggio, delle lande sconfinate, dei deserti e delle campagne. Si interessa piuttosto al rapporto tra luoghi e individui, identificando molto precisamente diversi gradi di umanità che corrispondono naturalmente a luoghi sempre distinti.

Non è un racconto di nomi e di volti: Gli specialisti è un racconto di vendetta silenziosa, macabra e capace d’indagare la miseria umana che l’ha generata, consegnando di fatto le terribili e inattese conseguenze.

Dunque si tratta sempre di cinema western, ma interessato al sociale, o meglio, al marcio del sociale, alla miseria e alla politica delle leggi umane. Gli uomini di legge sono infatti scialbi e fiacchi a tal punto da privarsi non soltanto delle armi, ma anche di qualsiasi altra protezione, a partire dalla cultura.

Non sono questi ultimi a suscitare preoccupazione e timore al cowboy solitario Hud. Ma in questo caso sono i cittadini: gli individui generalmente indifesi e messi a tacere dalla violenza dei contrabbandieri, dei ladri, stupratori e ubriaconi nella maggior parte dei film western.

Gli specialisti – Il tema della violenza e lo scontro con la legge – Niente armi in città

Corbucci si interessa dunque a un modello western fortemente americano, citando molte delle tecniche, ma scegliendo di allontanarsene sul piano della scrittura, e più ancora, del lavoro sui corpi e sulla narrazione, facendolo suo e quindi rendendolo cinema italiano.

La sessualità prima accennata e camuffata viene poi mostrata in tutto il suo squallore, immiserita ed esaltata non tanto dalla bellezza del corpo nudo e sensuale, quanto invece dalla subordinazione al potere: gli individui costretti a spogliarsi di ogni abito, decenza e dignità pur di aver salva la vita.

In una sequenza di indubbia potenza visiva Corbucci mette infatti a contrasto violenza e sesso, la morte e la natura della vita, portando il suo personaggio principale Hud a farsi portavoce e sacrificio di questo scontro improvviso e fortemente metaforico.

L’umiliazione cittadina – Sergio Corbucci e il tema del corpo nudo

Il suo è un corpo nudo, martoriato e disperato, protetto soltanto da una griglia in acciaio che nulla più teme, poiché già destinato a vivere di morte; subendola e perpetrandola e dunque accettandola.

Costruito sul volto di Johnny Hallyday, sulla potenza narrativa dei silenzi contrastati dall’esplosione cruenta e improvvisa della violenza e dell’umanità più bassa e misera, Gli specialisti, anche a distanza di anni, si conferma un film western visivamente intrigante che gode di più letture e metafore, di una regia chiaramente ispirata e di un’interpretazione come già detto decisamente interessante.

Da questo film e da molti altri prende avvio il cinema di Quentin Tarantino ed è presto evidente quanto sia stato raggiunto nel nostro cinema (e in quello internazionale) da un grande regista come Sergio Corbucci.

Leggi anche: C’era una volta il Western – Archetipi di un genere che divenne mito

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