Il Re Leone – Scar e Machiavelli

Gianluca Colella

Aprile 16, 2021

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Scar, ovvero Colui che nel nome del potere commise il reato più grave, uccidendo il Re Leone. Il sangue di Mufasa sporca la Rupe dei Re che divenuta sua e a Simba non restano altro che le lacrime di un’ingiustizia che ancora non comprende del tutto. Ma dove sta il significato che Scar dà alle proprie azioni? Al di là dei motivi, qual è il loro senso per lui, predatore solitario che governa col terrore?

Politicamente scorretto, Scar mira esclusivamente al suo interesse attraverso ogni scelta che compie, anche se questa si scontra con il buon governo di Mufasa. Usa gli altri come mezzo per arrivare a un fine e non si fa scrupoli se qualcuno deve diventare un cadavere per raggiungerli. Per queste ragioni, la trama de’Il Re Leone ruota inevitabilmente intorno alla sua drammatica figura, come un universo tragico che deve riconoscere le proprie rotte morali e amorali.

Scar: «La vita a volte è ingiusta, non è vero?»

Sembra di viaggiare attraverso le pagine del celebre saggio critico scritto da Niccolò Machiavelli sulla politica, quel Principe che celebra le virtù e i vizi del sovrano ideale.

Il Re Leone: Scar e la linea di successione

Nel Re Leone lo zio di Simba cura e ferisce, mostra e cela. L'inganno è la sua arte, il tradimento la sua arma. Perché è un Principe?

Il Re Leone – La nascita di Simba alla Rupe dei Re

«Tutti gli Stati, tutti i dominii che hanno avuto, e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o Repubbliche o Principati. I principati sono o ereditari, de’ quali il sangue del loro Signore ne sia stato lungo tempo Principe, o e’ sono nuovi. I nuovi o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del Principe che gli acquista, come è il Regno di Napoli al Re di Spagna. Sono questi dominii, così acquistati, o consueti a vivere sotto un Principe, o usi ad esser liberi; ed acquistansi o con le armi di altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù».

(Niccolò Machiavelli – Il Principe, Incipit)

Nei giorni in cui Simba nasce e cresce, lo zio Scar inizia ad avvertire il fastidio tipico di chi non ha l’importanza necessaria per governare. Perso il suo posto nella linea di successione, egli diventa una presenza secondaria sulla Rupe dei Re e poche cerimonie sono utili per compensare la delusione.

Osservando il comportamento di Simba e le sue avventurose abitudini, nella meschina mente di Scar un piano inizia a prendere forma. In un modo o nell’altro, la sua possibilità di essere il dominatore assoluto delle Terre del Branco passa da un’azione duplice: da un lato la morte dell’attuale sovrano Mufasa, dall’altra quella di Simba, il principe ereditario.

Concordando una strategia con le Iene, Scar fa della sua ragione personale una ragione di Stato, intrappolando il piccolo leoncino nel famoso crepaccio dove gli gnu impazziti si scatenano. Eppure, l’onesta audacia del fratello Mufasa prevale e il piano dell’ambizioso Scar sembrerebbe essere sventato; serve che egli stesso si sporchi le mani, per raggiungere il suo obiettivo.

Come un gran simulatore e dissimulatore, infine, proprio come auspicato da Machiavelli, Scar mostra dolore e pentimento, e retoricamente riesce a suscitare in Simba il senso di colpa che lo porta ad auto-esiliarsi.

Il Re Leone: il peso della Rupe dei Re

Nel Re Leone lo zio di Simba cura e ferisce, mostra e cela. L'inganno è la sua arte, il tradimento la sua arma. Perché è un Principe?

Il Re Leone – Scar

«E gli uomini hanno men rispetto di offendere uno che si facci amare, che uno che si facci temere; perchè l’amore è tenuto da un vincolo di obbligo, il quale, per essere gli uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto; ma il timore è tenuto da una paura di pena, che non abbandona mai»

(Niccolò Machiavelli – Il Principe)

Una volta conquistata, per Scar la Rupe dei Re si dimostra difficile da gestire. Mentre Simba è in esilio, le Terre del Branco sono oggetto di un mal governo senza precedenti, e tutto quello che il sovrano Scar fa per il benessere del suo popolo è lasciare che siano le Iene a incaricarsi della caccia e del nutrimento, assecondando i primordiali impulsi e le motivazioni più meschine.

L’inganno si era dimostrato in origine un compagno affidabile e necessario, ma col senno di poi Scar si renderà conto di essere stato ingannato a sua volta, da se stesso.

Se Simba può tornare e avere la possibilità di affrontarlo, ciò è reso possibile dal fatto che il regno di Scar non ha dato luogo a tempi quieti, ma bensì tristi e scontenti per i suoi sudditi.

Di ideale, questo Principe ha ben poco. È stato bravo e machiavellico quando ha dovuto rendersi le Iene amiche per i suoi scopi, ma nel momento di difficoltà poco è bastato affinché lui le definisse nemiche nel tentativo di salvarsi la pelle. Con un animo del genere, anche le armi della retorica risultano smussate. L’evoluzione storica naturale di questo modo di governare si traduce presto in un fallimento e il trionfo di Simba con la regia di Nala e Rafiki è solo questione di tempo.

Il Re Leone: il ritorno del Re

Nel Re Leone lo zio di Simba cura e ferisce, mostra e cela. L'inganno è la sua arte, il tradimento la sua arma. Perché è un Principe?

Il Re Leone – La nuova Rupe dei Re

Dopo essere sopravvissuto all’esilio e aver sconfitto Scar, cosa resta a Simba, oltre al governo della Rupe dei Re? La saggezza che deriva dall’esperienza del tradimento subito è senza ombra di dubbio una qualità nuova che dirigerà le future azioni del figlio di Mufasa.

Nell’ambito di una riflessione politica su Il Re Leone, sicuramente appare evidente che di Scar, dopo la sua morte, nelle Terre del Branco non resterà neppure il ricordo.

Similmente accadde ai Pazzi di Firenze, nel Rinascimento, quando Lorenzo de’ Medici li affrontò in seguito alla celebre congiura. Il riferimento non è casuale, perché proprio a lui Machiavelli si ispirò nella stesura del celebre saggio sul Principe.

Nel tentativo di rappresentare un finale parallelismo, Scar sarebbe stato il Principe se avesse avuto la capacità di prevedere la sterilità del raccolto futuro. Mancando di prospettiva, egli non seminò nulla di significativo dopo l’omicidio del fratello.

Simba, facendosi affiancare dai suoi consiglieri, è stato in grado di rovesciarlo, vendicare il padre, fare giustizia e riconquistare il suo potere.

Un finale politico, per l’appunto, celebrato dai versi finali di Machiavelli:

«Quali porte se gli serrerebbono? Quali popoli li negherebbono la obbidienza? Quale invidia se gli opporrebbe? Quale Italiano gli negherebbe l’ossequio? Ad ognuno puzza questo barbaro dominio. Pigli adunque la illustre Casa Vostra questo assunto con quello animo, e con quelle speranze che si pigliano l’imprese giuste, acciocché sotto la sua insegna questa patria ne sia nobilitata, e sotto i suoi auspicii si verifichi quel detto del Petrarca:
“Virtù contro al furore
Prenderà l’armi; e fia il combatter corto,
Chè l’antico valore
Negli italici cuor non è ancor morto”».

Leggi anche: Il Re Leone – Rafiki: insegnamenti del Passato

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