I Mitchell contro le Macchine – I malfunzionamenti che ci salvano

Davide Capobianco

Maggio 17, 2021

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I Mitchell contro le Macchine (2021) è la più tradizionale e semplice storia di un’adolescente in crescita che cerca il suo posto in questo mondo. Katie Mitchell è la solita incompresa, con la solita famiglia simpaticissima, ma problematica. Il nuovo film Sony, distribuito su Netflix, può sembrare un banale racconto di una ragazza problematica che riscopre l’amore e il bello che c’è nella sua famiglia, eppure questa pellicola possiede un’anima unica, un’identità forte e travolgente.

Diretto da Michael Rianda e Jeff Rowe (Gravity Falls) e prodotto da Phil Lord e Christopher Miller (Spider-Man – Into the Spiderverse) I Mitchell contro le Macchine è un racconto animato tanto elementare nel concept quanto spettacolare nella sua realizzazione.

La trama ruota intorno alla famiglia Mitchell, che si presenta come un gruppo alquanto disfunzionale. Il rapporto più a rischio è quello tra padre e figlia, ovvero Rick e Katie. La ragazza non vuole altro che allontanarsi dalla propria famiglia, raggiungere il college e iniziare una nuova vita.

Rick tenta l’ultima mossa estrema per provare ad avvicinarsi a lei, seppur a suo modo. Organizza un viaggio in auto attraverso il Paese, per accompagnare personalmente Katie al college. Un percorso che si tramuterà in un’avventura senza precedenti: il mondo, infatti, si ritrova prigioniero di un’intelligenza artificiale e soltanto la sconclusionata famiglia Mitchell si porrà a difesa del futuro del genere umano.

Tutto il film getta premesse nell’assurdo e nell’assurdo andrà a concludersi, ma per dei motivi ben precisi.

I Mitchell contro le Macchine

La mirabolante Katie Mitchell

La sceneggiatura e l’animazione si uniscono per creare una comicità no-sense irresistibile, che mescola tecniche in CGI 3D (simulando, a tratti, la stop motion), 2D tradizionale e persino i memeforgiando un prodotto unico nel suo genere.
Inoltre, grazie a delle caratterizzazioni efficaci e dialoghi ben scritti la pellicola mette in upload sullo schermo una varietà interessante di punti di vista sul tema della tecnologia odierna, degli smartphone e del loro utilizzo nella quotidianità. Non ci troviamo di fronte al solito prodotto che demonizza il social di turno o la nuova gamma di device sul mercato, I Mitchell contro le Macchine sembra dotato di antivirus per queste dannose generalizzazioni. Il film, infatti, mette i cliché nella casella di spam e ci fa leggere quelle che sono le zone grigie del XXI secolo e dei suoi progressi informatici.

Sembra di assistere al solito film animato per famiglie, tuttavia i linguaggi sfruttati sono variegati a tal punto da poter dialogare con la sensibilità di chiunque, dal bambino/a all’adulto/a.

I Mitchell contro le Macchine nasce dalla tradizione che viene però remixata con i codici narrativi odierni del web 2.0. Una pellicola invero universale.
Non guasta, poi, la fragorosa estetica che vede esplosioni di neon con invasioni di pastelli da fumetto. Le sequenze alternano paesaggi desolati e poetici nella loro sporcizia, a momenti cyberpunk spacca-mascelle. Le varie palette cromatiche riescono tanto a rilassare quanto a gasare a manetta lo spettatore.

I Mitchell contro le Macchine

I Mitchell contro le Macchine (Mike Rianda e Jeff Rowe, 2021)

Questi mirabolanti espedienti retorici ed estetici, tuttavia, non sono fini a sé stessi, né sono costruiti senza senso. Non sono manovre stilistiche volte ad accattivarsi tanti tipi di pubblico per dare il mero contentino a ogni generazione di spettatore.

Si assiste a una trama classica, ma dalla prospettiva di Katie Mitchell, un’adolescente archetipo, non stereotipo.
Il personaggio di Katie è una dichiarazione d’amore al cinema e a coloro che grazie al cinema sopravvivono. Katie fa cinema, Katie lo fruisce e lo ama, Katie è spettatrice entusiasta, curiosa di arte. Un’arte che possa dare senso a una realtà priva di una vera meta, un’arte che la colori e la renda più elettrizzante. Non che sia tutto da buttare nel vero, ma si può sempre renderlo più… esplosivo (quando vedrete il film capirete).

Mai a caso compaiono segmenti di animazione tradizionale (2D) durante la pellicola: sono la messa in figura dello sguardo di Katie, della sua testa folle, poetica e creativa. Il film si ricrea e risemantizza poiché oltre alla regia degli autori vi è anche l’immaginazione di Katie.

I Mitchell contro le Macchine

Katie Mitchell e il suo ‘Mount Rushmore’ di registi

La giovane Mitchell prende il suo giovane cuore a volte spezzato a volte infuocato e lo infonde nella sua arte, nei suoi corti. Il cinema è la sua dimensione di salvezza e vita, il cinema traspone i suoi frammenti di emotività imperfetta. Inoltre, la pellicola non manca di sottolineare che può fare queste cose proprio grazie alla tecnologia. Quest’ultima ha pregi e difetti così come gli esseri umani.

I Mitchell contro le Macchine è la storia dei malfunzionamenti di una ragazza che da essi trae un mondo di colori e poesia da strada, autentica e sincera. La pellicola batte al ritmo del cuore di Katie e della sua famiglia, che diventano salvatori non perché eccezionali, ma umani difettosi e, per questo, veri.

L’animazione, infine, dipinge quello che è l’animo di molte persone tra stress, gioie e dolori. Un’invasione di robot non è nulla di che narrativamente, ma attraverso gli occhi di Katie è una figata pazzesca.

 

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