Tarzan – Due mondi, una famiglia

Antonio Lamorte

Novembre 16, 2021

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Tarzan è un film cult della Disney, che è stato però sottovalutato su più livelli. Il primo livello è quello del piano storico. Nel 1999 infatti, capolavori assoluti come La Sirenetta [potete approfondire quest’opera in questo articolo], La Bella e la Bestia e Il Re Leone si erano già ben impressi nella cultura popolare. Forse è proprio a causa di queste importanti opere contemporanee che il film, che ha come protagonista l’uomo-scimmia per antonomasia, nonostante lo straordinario successo di pubblico e critica, non è riuscito ad affermarsi nella memoria collettiva come invece avrebbe meritato.

Il film, così come il romanzo di Edgar R. Burroughs, tratta una tematica abbastanza nota per la Disney, ovvero il rapporto tra uomo e natura. Il topos era già stato affrontato in passato, basti pensare a Il libro della giungla, ma anche a tutte quelle opere in cui il protagonista si pone in rapporto con gli elementi naturali.

In Tarzan, però, risalta una particolare riflessione: vengono messi in evidenza gli effetti che l’uomo produce sulla natura – la maggior parte catastrofici – e, viceversa, gli effetti che la natura ha sull’uomo.

Anche in questo caso, Il libro della giungla è stato un precursore del tema, però vi è tra le due opere una differenza sostanziale. Nel lungometraggio del 1967 l’uomo, a parte il protagonista Mowgli, viene solamente raccontato e quasi mai mostrato e con lui allo stesso modo gli effetti che egli provoca sull’ambiente. In Tarzan invece si è scelto di proseguire lungo la direzione opposta, fin dall’inizio e con un approccio insolito e affascinante.

Two worlds: l’arrivo nella natura 

A differenza della maggior parte dei musical firmati Disney, in Tarzan le canzoni non vengono cantate direttamente dai personaggi, ma da una “voce narrante”. Ci riferiamo in particolare alla voce di Phil Collins che canta anche nelle versioni europee del film, in italiano, in spagnolo, in francese e in tedesco. Le lyrics delle canzoni fungono da conduttore tematico per tutta la durata dell’opera. Il primo pezzo è quello intitolato Two Worlds. Tutta la sequenza lungo la quale si dipana la canzone è da individuare come uno dei punti cardine del film.

Dallo schermo nero si passa al titolo, per poi arrivare all’inquadratura di una nave in fiamme; la scena è accompagnata dalla tambureggiante ritmica tribale che introduce il pezzo di Collins. Dalla nave una famiglia riesce a salvarsi. Questa famiglia riesce a raggiungere la riva e adattarsi all’ambiente circostante. Allo stesso tempo, grazie al sapiente uso del montaggio alternato, viene mostrata una famiglia di gorilla. Le due scene introducono sin dall’inizio la sovrapposizione tematica di questi due mondi, così simili e così distanti allo stesso tempo.

Kala, Kerchak e il loro cucciolo

«Two worlds, one family
Trust your heart
Let fate decide
To guide these lives we see».

(Phil Collins, Two Worlds)

Le sequenza si chiude con la tragica morte del piccolo gorilla, avvenuta per mano del leopardo Sabor, lo stesso leopardo che ucciderà i genitori di Tarzan. In questo modo si viene a creare una sorta di complementarità tra i due nuclei familiari, entrambi distrutti. Ciò che manca all’uno può essere trovato nell’altro, e viceversa.  

Son of Man: Tarzan e la natura

Arriva qui il momento di adattarsi a questa nuova, strana realtà. Il piccolo Tarzan deve fare i conti con la sua nuova condizione, vincendo la diffidenza che gli altri gorilla mostrano nei suoi confronti. Dall’altro canto anche i gorilla – soprattutto il padre adottivo di Tarzan, Kerchak – dovranno venire a patti con la natura umana di Tarzan, che rappresenta l’elemento imprescindibile della sua identità e che mai potrà essere cancellato.

Tarzan
Le mani del piccolo Tarzan e della madre adottiva Kala

Durante l’infanzia, Tarzan fa amicizia con Terk e con l’elefante ipocondriaco Tantor; entra in profonda sintonia con la natura, comunica con gli altri animali, impara a muoversi con estrema facilità negli ambienti più ostici. Il tutto avviene mentre la motivazionale Son of Man di Collins scorre veloce in sottofondo.

Il titolo stesso della canzone è un rimarcare in modo orgoglioso le origini di questo strano personaggio, metà uomo e metà gorilla, che non può fare altro che accettare la singolare commistione che lo caratterizza. Qui troviamo anche una sorta di prolessi che anticipa in qualche modo la terza fase della vita di Tarzan; la fase in cui dovrà riappacificarsi con la sua specie di appartenenza, e dovrà apprenderne, suo malgrado, anche i lati più oscuri.

«Son of Man, look to the sky
Lift your spirit, set it free
Some day you’ll walk tall with pride
Son of Man, a man in time you’ll be».

(P. Collins, Son of Man)

Strangers Like Me: la metà umana di Tarzan

Per Tarzan, il momento di diventare uomo arriva quando nella giungla giungono altri esseri umani; il professor Porter e sua figlia Jane, accompagnati dal cacciatore Clayton, formano una piccola spedizione che ha la missione di studiare i gorilla. Quando Tarzan entra in contatto con questo nuovo nucleo, si riappropria di una sorta di memoria sopita del suo animo. Rivede nei tratti somatici di questi strani esseri, in particolare in quelli di Jane, di cui si innamora, se stesso. Rivede sprazzi confusi del suo passato e, perché no, anche una possibilità di futuro.

Il terzo atto del film rappresenta proprio questo dilemma: la necessità di rompere i legami con uno dei “due mondi”. Tarzan si trova a dover scegliere se abbandonare il mondo animalesco per tornare alla civiltà, oppure allontanare definitivamente la sua natura umana e con essa anche Jane, la sua amata, per trovare una nuova definizione nel regno animale.

A evidenziare questa sofferta e bellissima confusione del protagonista ci pensa, come sempre, Phil Collins. Strangers Like Me è la rappresentazione musicale perfetta del confronto tra Tarzan e la sua metà umana, con tutti i pregi e i difetti che essa comporta.

«I wanna know, can you show me
I wanna know about these strangers like me
Tell me more, please show me
Something’s familiar about these strangers like me»

(P. Collins, Strangers Like Me)

Questo è il dilemma di cui si forgia l’intera opera. Il rapporto uomo-ambiente non è presentato come una divisione netta tra due universi distanti, ma anzi come dialettica in continua evoluzione. In questo discorso così affascinante, entra in gioco anche la violenza, rappresentata da Clayton. Il suo vero intento era quello di catturare i gorilla fin dall’inizio. Si evidenzia in questo modo il disastroso danno che l’operato dell’uomo può provocare all’ambiente circostante. Da questo si evince anche la perversa avidità materiale, che spesso spinge l’essere umano a compiere azioni mostruose. Una caratteristica che, invece, manca alla psicologia animale.

Tarzan
Il confronto tra le mani di Jane e Tarzan

A causa di questa lotta, Tarzan è costretto a prendere immediatamente una decisione e sceglie di combattere al fianco dei gorilla. Sceglie di andare contro quella che è la sua provenienza biologica. Si realizza così una sorta di maturazione della Disney rispetto a questa tematica. Ne Il libro della giungla, infatti, possiamo già riscontrare una simile dinamica che si evince nelle azioni di Mowgli: l’abbandono da parte dell’uomo della natura di origine.

Tarzan, tuttavia, non rinnega la sua parte umana, agisce, anzi, anche in virtù di essa, riuscendo a raggiungere una formidabile sintesi. La sua è un’evoluzione raggiunta anche grazie all’influenza degli umani che ha conosciuto, in particolare Jane e suo padre. Questa sintesi, infine, trova materiale configurazione con la decisione di Jane di rimanere nella giungla con il suo amato. Si chiude così, magnificamente, il discorso cominciato nella prima parte dell’opera. Quell’inno su due mondi che collidono e su un’unica grande famiglia. Tarzan, in fin dei conti, parla di questo.

Leggi anche: Disney e i messaggi subliminali: cosa c’è di vero?

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