Les Triangles Amoureux – Love tra sesso, amore e corpo

Francesco Saturno

Dicembre 10, 2021

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Love di Gaspar Noè, del 2015, ci introduce all’interno del tema del triangolo amoroso in un modo che è insieme crudo, drammatico, perturbante ed eroticamente spinto.

Il tema della triangolazione viene nel film a più riprese affrontato da Noè nel suo aspetto tragico, in un fluire degli eventi che colpisce per la sua oscenità. Le orecchie dello spettatore si drizzano di fronte a certi dialoghi intensi e profondi, mentre i suoi occhi possono o essere infastiditi da certe scene sessualmente troppo esplicite oppure essere richiamati dalla scelta stilistica, oltre che narrativa, che il regista franco-argentino sceglie di adottare per Love. O può essere entrambe le cose.

Love
Rispettivamente nella foto Klara Kristin (Omi), Gaspar Noè, Karl Glusman (Murphy), Aomi Muyock (Electra)

Si potrebbe leggere Love dal punto di vista della fenomenologia dello sguardo: quest’ultimo, infatti, nel suo essere strumento e insieme oggetto, inciampa materialmente in quell’impossibile che celano gli occhi quando si incrociano.

Murphy, uno dei protagonisti e aspirante regista, sogna di realizzare un film in cui si possano vedere strettamente legati l’amore e il sesso. È quello che si prende la briga di fare lo stesso Noè (che compare anche in un cammeo) in Love. Sebbene certe scene di sesso nel film siano propense alla rappresentazione manifesta, non si può dire che esse non siano legate, in qualche modo paradossale, a uno sfondo d’amore.

Un amore conturbato, certo, sofferto e per molti tratti anche perverso, ma è proprio dalla sconcertante modalità diretta di presentare certe scene che dobbiamo partire per evidenziare alcuni punti del film che risaltano, in maniera più o meno latente.

La storia di Love è la storia di una coppia – Murphy ed Electra – che probabilmente non si avrebbe difficoltà a definire patologica.

È patologica – se lo è – nella sua oscenità, di cui possiamo osservare diverse manifestazioni lungo il corso della pellicola; ma lo è anche nel suo modo di esporsi al rischio, sia esso sessuale o esistenziale. Per capire questo, basti pensare a quelle scene di sesso in cui i due scelgono di andare in un club di scambisti (si riprende con trasparenza la concessione che, di fronte allo sguardo di Murphy, Electra fa del suo corpo ad altri uomini) o quelle in cui si drogano insieme, sia di oppio che di cocaina.

Già di fronte a questi elementi si può cogliere la portata di una relazione che si fonda e costruisce sul fascino della trasgressività e dello sperimentalismo, in cui sembra che lo stimolo a godere provenga proprio da quanto è socialmente bandito in quanto immorale.

Tutta la storia di Murphy ed Electra viene ricostruita secondo la tecnica dell’analessi (o flashback), a partire dai ricordi dello stesso Murphy. Questi all’inizio del film si ritrova a tornare con la mente al periodo della sua passata relazione perché riceve una telefonata della madre di Electra, Nora, che gli chiede notizie della figlia ormai non rintracciabile da giorni. È questo l’alibi che porta il ragazzo a ripercorrere le tappe di una storia che dimostra la consistenza di un amore fortissimo e al tempo stesso maledetto.

D’altronde, in uno dei loro intimi dialoghi, Electra aveva già preannunciato a Murphy che, se la loro storia un giorno fosse finita, lei sarebbe sparita dalla circolazione.

Love
Murphy ed Electra

Attualmente Murphy è un insoddisfatto giovane padre – non di Electra, ma di Omi. In fondo, però, la sua paternità non può prescindere dal legame con Electra, perché l’incontro con Omi – giovanissima ragazza bionda – prende il suo avvio proprio dalla volontà della coppia stessa e non dal solo Murphy. È questo ciò che innesca il meccanismo triangolare di Love.

I due, che durante una notte di sesso si comunicano le loro fantasie erotiche, arrivano a dirsi che vorrebbero provare l’esperienza sessuale di un menage à trois con un’altra donna. L’occasione propizia si presenta quando nella casa accanto a quella in cui convivono si trasferisce Omi. La avvicinano, la seducono, fino ad arrivare a realizzare insieme a lei la loro fantasia triangolare. Ma in un weekend in cui Electra è fuori per lavoro (fa la modella), Murphy si riavvicina a Omi e ha un rapporto sessuale con lei.

È quella l’occasione fatale in cui Omi resta incinta di Murphy. Per un semplice preservativo rotto, l’amore profondissimo che il ragazzo prova nei confronti della modella cade nel più profondo disincanto. Quando le comunica la notizia, difatti, la reazione di Electra è comprensibile: se ne va lasciandolo al suo destino – quello di convivere con Omi e crescere il figlio Gaspar.

Noè struttura così un film molto particolare, a suo modo profondamente controverso, perché, se la sua intenzione è quella di tenere insieme il sesso e l’amore, alla fine arriva a sfiorare il porno d’autore (non mancano scene in cui si osservano i genitali dei componenti del rapporto in orgasmo).

Murphy, Electra e Omi fumano dell’erba prima di avere un rapporto sessuale

In Love l’amore è rappresentato per sottintenderne la sfera sessuale, il sesso è rappresentato per sottintenderne la natura erotica.

Di questo dramma sentimentale, però, fatto di «sangue, sperma e lacrime» (come in quel film che Murphy dice a Electra di volere un giorno fare), può restare allo spettatore la perplessità prodotta da un “troppo”.

Al di là dei propri gusti personali, Love è un film scomodo. Non si può dire il contrario. Se chi è aduso al cinema di Noè sa che l’autore non si è mai risparmiato nel presentare il lato più oscuro e osceno dell’essere umano, questa volta lo fa probabilmente in un modo che può risultare un po’ stucchevole.

Di quel rapporto sessuale che dovrebbe inscenare l’amore si osserva, via via che i ricordi della storia di Murphy con Electra procedono, il suo degradare in mero atto meccanico, in meccanismo di godimento idraulico. Allora il sesso e la droga assumono per i due il valore di strumenti di godimento. Assumono la portata e il peso di esistenze strutturalmente sofferenti, in cui alle fantasie erotiche e di successo si contrappone la fattualità di una realtà carente, di una triangolazione relazionale che si fa vacua nel suo incedere e che buca lo schermo per la sua scomodità.

Più che di triangolo amoroso, allora, si potrebbe parlare con questo film di un triangolo relazionale che in fondo accompagna da sempre la coppia principale di Love. Il terzo diviene per Murphy ed Electra al contempo cercato e rifuggito, in un continuo alternarsi di gelosie e perversioni, di attacchi e accuse sull’inautenticità di un sentimento che si fa fragile di fronte al godimento del corpo.

Un piano molto interessante, a questo proposito, lo si può inquadrare proprio nell’utilizzo che Noè sceglie di fare del corpo dei protagonisti. Da questo punto di vista, d’altronde, la sua regia non fa sconti ed è onestamente eccelsa.

Murphy immagina, nel finale del film, una scena in cui si riabbraccia con Electra

Durante tutto il film, lo spettatore subisce i colpi e i contraccolpi della costante esposizione ed esplorazione del reale del corpo; non solo nella forma della sua rappresentazione senza alcuna mediazione – come già detto –, ma anche nella presentazione della sua natura pulsionale, inevitabilmente portata a godere del soddisfacimento delle sue pulsioni.

I corpi di Love sono corpi slegati dal rapporto vivificante con l’Altro. Allo stesso tempo, però, sono corpi attaccati a esso: macchine che cercano e rincorrono il godimento.

Forse Noè vuole con questo film porre l’accento sui corpi della e nella contemporaneità: corpi sganciati da un legame autentico, che prediligono al rapporto desiderante – che si fonda sul desiderio dell’Altro – la loro declinazione a oggetti di consumo – strumenti per godere.

Solo nell’amore, sembra, il corpo può assumere la potenza di un nome proprio, di un volto, incarnarsi in soggetto. Eppure, qui, qualcosa nel tentativo dei protagonisti manca il raggiungimento della soddisfazione vera e propria. Di questi corpi in primo piano che godono – sia attraverso l’ausilio sessuale sia attraverso quello della droga – se ne possono cogliere le illusioni, le stesse che alla fine porteranno i protagonisti a scivolare nella malinconia o nell’assenza.

Leggi anche: Les Triangles Amoureux – Il danno e la genealogia della colpa

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