Scene da Oscar – Don’t Look Up
La tensione dovrebbe essere palpabile nell’aria. Eppure sembra che lo sia soltanto per il dott. Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) e la studentessa Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), ospitati per la prima volta al programma televisivo The Daily Rip.
Il motivo per il quale due astronomi del Michigan si trovano a comparire in uno dei quotidiani più famosi d’America è tanto semplice quanto terrificante. La dottoranda Dibiasky ha scoperto una cometa in movimento e Mindy, eseguendo i calcoli per determinarne la traiettoria, si è accorto che questa impatterà sulla terra.
Si tratta di un evento d’estinzione di massa. Don’t Look Up parla proprio della fine del mondo.

Stage Manager: «Jack e Brie adorano i segmenti scientifici, ma cercate di essere leggeri e divertenti».
Questo è quello che viene detto ai due astronomi poco prima di entrare in trasmissione, ma come può essere divertente l’annuncio dell’apocalisse? L’avvertimento suona come un manifesto programmatico del regista/sceneggiatore del film Adam McKay, che proprio sull’approccio leggero e satirico ha costruito una carriera incredibile.
Partendo dall’ormai classico Anchorman (ambientato proprio nel mondo del giornalismo televisivo) fino a giungere al più recente Vice, è riuscito ad affrontare temi impegnativi e drammatici senza mai rinunciare al suo approccio ironico. Basti pensare al cameo di Margot Robbie ne La grande scommessa. Immersa in una vasca da bagno mentre beve champagne, spiega agli spettatori la crisi finanziaria del 2008, tra obbligazioni ipotecarie e mutui sub-prime.
Dal momento in cui i due astronomi si accertano della loro scoperta, sembra che quasi nessuna delle persone con cui parlino riesca a rendersi conto della portata dell’evento. La presidente degli Stati Uniti (Meryl Streep), ad esempio, è più preoccupata di gestire la cometa, traendone vantaggio in vista delle prossime elezioni, piuttosto che dell’apocalisse. Dietro le quinte dello show sembra che si respiri la stessa aria.
Stage Manager: «Voi parlerete del pianeta che avete scoperto».
Randall Mindy: «Cometa, abbiamo scoperto una cometa».
Kate Dibiasky: «Ma loro sanno di cosa siamo venuti a parlare?».
Entrambi sono visibilmente preoccupati, si trovano a dover annunciare in diretta tv la fine del mondo, anche se a nessuno sembra importare. Randall prende la sua solita mezza pasticca di Xanax per calmarsi e ormai è il momento di entrare in scena.

Brie e Jack sono rilassatissimi, scherzano dopo aver intervistato la popstar Riley Bina (Ariana Grande che intrepreta la sua stessa parodia). Dopo qualche battuta iniziale sugli alieni, Mindy e Dibiasky iniziano timidamente a parlare della loro scoperta. La rivelazione sembra lasciare immutata la tranquillità dei due presentatori. «Dovrebbe colpire casa della mia ex moglie», scherza Jack.
Kate non ci sta: stanca di questa situazione esplode, infuriandosi con Brie e Jack e urlando in camera che l’intera umanità morirà. Mentre lei se ne va dallo studio, Mindy resta seduto al suo posto.
Per cercare di smorzare la tensione fa una battuta sullo Xanax. Forse avrebbe dovuto darle l’altra metà della pasticca.
Dopo la loro apparizione in tv, Kate viene immediatamente additata come pazza, diventando un meme virale sui social media per la sua sfuriata. Randall, invece, si guadagna l’appellativo di “astronomo più sexy d’America”.
Vista la sua bella presenza e la capacità di conformarsi ai linguaggi televisivi verrà invitato più volte in tv anche dagli stessi Jack e Brie. Il dottor Mindy è ormai diventato a tutti gli effetti la nuova star del momento: colui che dovrà confortare la popolazione riguardo l’imminente minaccia.

La cosa che più scandalizza i due astronomi, però, è il fatto che l’attenzione dei media, dei social e di riflesso delle persone, non è stata quasi per nulla catturata dalla loro scoperta. Tutti sembrano decisamente più interessati alle vicende amorose di Riley Bina o agli scandali sessuali della presidente degli Usa.
Questa scena è perfettamente emblematica per rappresentare tutto ciò di cui Don’t Look Up vuole parlare. La pellicola riesce a tratteggiare la nostra realtà odierna in maniera incredibilmente verosimile e sfaccettata, senza scordarsi di tenere alto il ritmo della narrazione.
Lo stile di McKay resta decisamente iperbolico sia nell’approccio alla storia che nella caratterizzazione dei vari personaggi. Tuttavia, alcuni meccanismi sociali rappresentati giocano con la percezione dello spettatore, indicando quel velo che solitamente separa la realtà dalla finzione cinematografica. Delle volte si ha infatti la sensazione di assistere a scene poco originali o banali perché, pur se in contesti diversi, le abbiamo già viste nella nostra vita.
Tralasciando la portata simbolica dell’evento che causerà la fine del mondo, fa impressione rivedere le difficoltà riscontrate dalle istituzioni, dai media e dai cittadini nel valutare e gestire una minaccia per l’intero pianeta. C’è chi non è pronto ad assumersi le proprie responsabilità, chi alla fine ci rinuncia, chi preferisce scappare dal dolore non pensando al problema o chi antepone gli interessi di istituzioni e di privati particolarmente potenti alla salvezza del nostro pianeta.

Pur se qualcuno si impegna per farlo, alcune apocalissi non possono essere evitate, specialmente se l’intero mondo non è unito nel suo intento.
A quel punto non ci resta che scegliere come trascorrere il tempo che ci rimane. Possiamo partecipare a qualche party alla fine del mondo, o restare con le persone più care, discutendo del cibo spazzatura.
Ma quindi davvero dopo la fine del mondo quello che le nostre anime vaganti sentiranno sarà Second Nature di Bon Iver? Fosse così, sarebbe una fine decisamente meno amara, ma speriamo che il momento di scoprirlo sia ancora molto, ma molto lontano.