Scene da Oscar – Il caldo abbraccio familiare di CODA

Giulia Pilon

Marzo 24, 2022

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Candidato a tre premi Oscar e vincitore di due premi BAFTA, CODA – I segni del cuore è un film sulla famiglia e tutto ciò che essa comporta. Scontri, allontanamenti, riavvicinamenti, ma anche tanto amore. A tenere le redini della famiglia Rossi è la figlia diciassettenne Ruby, che nella sua ricerca personale finisce per ritrovarsi sempre in un caldo abbraccio familiare dal sapore nostalgico. Quello di Ruby è un viaggio dentro l’adolescenza, verso il tenebroso, ma allo stesso tempo affascinante, mondo degli adulti.

CODA è un acronimo per “Children of Deaf Adults”, figli di adulti non udenti, ed è questo il contesto che circonda Ruby. La scena più emblematica, che racchiude l’essenza della pellicola e il nucleo tematico attorno al quale ruota tutta la narrazione, si posiziona nel terzo atto, in concomitanza con la presa di coscienza finale dei personaggi. Il momento in questione coincide con il saggio finale di Ruby e il coro scolastico, che finalmente potrà mettere in pratica gli insegnamenti dell’eccentrico Mr. V (l’insegnante di musica Bernardo Villalobos).

La regista Sian Heder dà indicazioni all’insegnante Bernardo Villalobos (Eugenio Derbez)

Le scene precedenti hanno visto vacillare il rapporto tra i membri della famiglia Rossi. Il coming of age di Ruby, che inizia a scoprirsi come individuo soltanto una volta lontana dai genitori e dal fratello, corrisponde all’inizio della fine per l’attività di peschereccio: senza un interprete dei segni non possono andare in mare aperto.

Un bivio: scegliere se stessa e la propria strada o restare su quella vicina alla propria famiglia?

Ruby decide di mettersi da parte, per aiutare coloro dai quali non si è mai separata. Rinunciare alla nuova passione per il canto, alla prima volta in cui si è sentita se stessa, equivale a rimarcare il suo profondo e trasparente amore per la famiglia.

Ecco allora che, quel saggio, quell’esibizione si presenta già con un sapore del tutto nostalgico, ricoperta di un alone sentimentale e intrisa di compromessi, decisiva, ma allo stesso tempo già decisa.

La madre, il padre e il fratello si accomodano nei sedili vuoti, attorniati dalla platea. Tutti applaudono e sembrano felici di vedere il proprio figlio o nipote su quel palco. I Rossi, invece, sembrano spaesati in mezzo a tutta quella contentezza. Frank, Jackie e Leo sembrano soltanto confusi, incerti sul motivo per cui sono lì. Dopotutto è un saggio canoro e loro non possono sentire e godere dell’emozione di Ruby, immedesimarsi in lei, capire che cosa per lei può significare.

La famiglia Rossi si stringe in un abbraccio

Eppure, qualcosa accade. Lo percepiamo negli occhi del padre, Frank, e nei suoi goffi movimenti, impossibilitati ad andare a tempo. Durante l’assolo di Ruby, lo spettatore è costretto dalla regia a prendere le veci del padre. Il sonoro si silenzia, e tutto quello che si sente sono soltanto suoni ovattati.

Questo cambio di punto di vista è catartico, per noi che osserviamo e per il personaggio che si guarda intorno. La macchina da presa si muove con lo sguardo di Frank, si posa sui volti delle altre persone contente, felici di condividere il momento, e poi torna sul padre.

Nessuno dice una parola, lo spettatore ormai conosce la canzone, sentita un milione di volte da quando è iniziato il film. Eppure, in quell’attimo in cui ci si personifica con un non-udente, si dimentica la canzone. Si può quindi conseguire quel massimo grado di immedesimazione e, anche quando il sonoro riappare, si ha la sensazione di essere ancora sospesi, disorientati.

Per Frank assistere all’esibizione della figlia rappresenta un momento certamente catartico. Riuscire a leggere l’entusiasmo e la contentezza non solo sul volto di Ruby, ma anche sui volti delle altre persone in platea, in piedi a esultare, è per il padre paradigmatico e indicativo. In questo senso, la scena immediatamente successiva è esemplificativa della presa di coscienza di Frank e determinante per il futuro della stessa Ruby. Il padre le chiede di avvicinarsi e cantare nuovamente la canzone, così da percepire le onde sonore del suo corpo toccandole le corde vocali.

coda
Frank (Troy Kotsur) e Ruby (Emilia Jones) in un frame di CODA

In CODA, il linguaggio dei segni si fonde con quello sonoro. Ciò che prima rappresentava una barriera si eleva ora a punto di contatto tra due realtà una volta distanti. Il riavvicinamento si compie con la musica, in un simposio emotivo fatto di un caldo abbraccio familiare dal sapore dolce.

Per citare August Rush, un altro film sul delicato rapporto tra cuore e canzone: «la musica è dappertutto, nel vento nell’aria, nella luce, è intorno a noi, non bisogna fare altro che aprire l’anima non bisogna che ascoltare». Frank ha quindi aperto il suo cuore non soltanto alla musica, ma anche alla figlia stessa, riuscendo così ad ascoltarla, nonostante sia impossibilitato a farlo.

Quella della famiglia Rossi, in CODA, è una storia semplice nella sua complessità esistenziale. Quella di Ruby non è ancora una parabola compiuta, ma è di certo l’inizio di un nuovo inizio. Consapevole che la distanza fisica dalla famiglia non corrisponda a una lontananza mentale, Ruby intraprende finalmente il proprio cammino, tenendosi ben stretti tutti i suoi cari.

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