Dopo averci abituato a ragionare in termini di universo narrativo, i Marvel Studios hanno recentemente introdotto nell’MCU il concetto di multiverso. Le implicazioni per una mossa del genere sono molteplici. Specialmente perché dalle più recenti produzioni possiamo notare come proprio il multiverso stia assumendo un ruolo sempre più centrale nel complesso ecosistema del Marvel Cinematic Universe. Infatti, se fino ad Avengers: Endgame ci sono stati solo dei cenni e delle parentesi legate a questo concetto, è proprio con la fase quattro dell’MCU che il multiverso inizia a diventare fondamentale nella narrazione orchestrata da Kevin Feige.
Allo stato attuale sono quattro i prodotti che si confrontano apertamente con questo concetto, rendendolo un perno attorno al quale far ruotare la propria storia: le serie Loki e What If…? e i film Spider-Man: No Way Home e Doctor Strange nel Multiverso della Follia.
Doctor Strange: «Il multiverso è un concetto di cui conosciamo spaventosamente poco»
Se già capire cosa si intende per multiverso potrebbe non essere così semplice per il pubblico più casual, le produzioni sopracitate non sono sempre riuscite singolarmente a dare una visione univoca e completamente chiara del multiverso all’interno dell’MCU. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza e procediamo con ordine.
Loki è la terza serie rilasciata dai Marvel Studios su Disney+. Le vicende dell’intera prima stagione ruotano proprio attorno al concetto di multiverso e a quello di varianti – o versioni alternative dei personaggi. Il Dio dell’inganno, dopo aver rubato il Tesseract, viene catturato dalla Time Variance Authority, un ente fuori dallo spaziotempo che controlla che la sacra linea temporale dell’universo Marvel che conosciamo. È proprio insieme a Loki, tramite i filmati della TVA e i suoi dipendenti, che lo spettatore viene a conoscenza dell’esistenza del multiverso e del suo funzionamento.

In questo senso Loki sembra proprio funzionare come una sorta di corso introduttivo a tutti gli elementi del multiverso, che saranno fondamentali nei futuri sviluppi dei prodotti appartenenti all’MCU.
Scopriamo, infatti, che il multiverso è l’insieme di universi e realtà alternative a quella che conosciamo. Tutte esistono parallelamente e in ognuna di queste ci sono varianti di personaggi che già conosciamo. Questi potrebbero però essere diversi sia nelle sembianze che nel modo di comportarsi. Sono proprio le scelte di queste versioni alternative che causano la creazione degli universi distinti che compongono il multiverso. Quando un qualsiasi personaggio prende una decisione diversa rispetto a quella della linea temporale canonica si verifica un evento Nexus che, se non interrotto, potrebbe portare alla creazione di un altro universo. Il compito della TVA è proprio impedire che questo accada.
Loki, durante la serie, incontrerà diverse sue varianti, e nel finale si troverà davanti a Kang Il Conquistatore. Dopo aver combattuto più versioni di sé stesso nel multiverso, causando una guerra infinita, Kang riuscì a riunire tutti gli universi in un’unica linea sacra temporale creando poi la TVA per fermare ogni evento Nexus che potesse portare alla riapertura del multiverso e al caos che ne conseguirebbe. Nel finale però, Sylvie (una delle varianti di Loki), decide di uccidere Kang e aprire il multiverso.

La sacra linea temporale non esiste più. Il multiverso si è aperto.
Non a caso, dopo l’apertura del multiverso in Loki, il prodotto successivamente rilasciato dai Marvel Studios é What If…?.
Dopo il corso introduttivo era infatti necessario un esempio pratico delle teorie che abbiamo appreso. L’osservatore ci introduce a un ventaglio di storie in cui versioni alternative di personaggi a noi ben noti compiono scelte diverse rispetto a quelle che conosciamo, portando a conseguenze imprevedibili. Ogni puntata ci narra una storia diversa. Quasi ogni puntata ci presenta un nuovo universo. Quasi ogni puntata ci presenta una nuova variante degli eroi Marvel.
Proprio con questa serie animata si comincia a intuire il potenziale del multiverso Marvel. Un calderone dal quale tirare fuori qualsiasi storia si voglia. È innegabilmente interessante vedere personaggi che pensiamo di conoscere bene comportarsi in modi inaspettati e sorprendenti. L’agente Carter con i poteri di Captain America. T’Challa nei panni di Star Lord. Ultron vittorioso contro gli Avengers. Tutti gli eroi Marvel in versione Zombie.

What If…? si configura quindi come un grande showroom delle potenzialità del multiverso MCU.
Vista però la breve durata degli episodi, nessuna delle singole storie riesce a essere troppo approfondita, pur risultando interessanti.
È proprio a colmare la necessità di un prodotto Marvel di punta che approfondisca il multiverso MCU che arriva Spider-Man: No Way Home. Doctor Strange corre in soccorso di Peter Parker cercando di far dimenticare a tutto il mondo che lui è Spider-Man, ma qualcosa va storto. L’incantesimo non funziona come dovuto. Dal multiverso arrivano diversi nemici di Spider-Man che il Peter Parker interpretato da Tom Holland non conosce affatto. Sono nemici di altre versioni dell’arrampicamuri in altri universi. Non solo, a dar manforte al nostro eroe arrivano anche altri due Spidey da altri universi.

A risultare particolarmente interessante, in questo caso, sono proprio le versioni alternative che vengono mostrate, sia dei nemici che di Spider-Man. Sebbene nessuno dei personaggi dell’MCU conosca queste varianti, il pubblico più affezionato alle avventure dell’arrampicamuri le ricorda molto bene. Tobey McGuire, Andrew Garfield, Alfred Molina, Willem Dafoe, Jamie Foxx ecc. Tutti sono comparsi nei precedenti film di Spider-Man esterni all’MCU, nella trilogia di Raimi e nei due film di Marc Webb.
Il multiverso MCU qui dimostra il suo vero potere.
Con l’espediente di mostrare varianti di Spider-Man e altri nemici, i Marvel Studios eseguiscono un’operazione nostalgia e parecchio fan service, confezionando un prodotto appetibile per tutti fan (anche di vecchia data) dell’Uomo ragno.

Proprio in questo film, inoltre, vediamo come il multiverso MCU sia talmente potente da piegare le barriere dei diritti per l’utilizzo dei personaggi in mano alle case di produzione e distribuzione. Tant’è che nella scena post-credit del film arriva la vera sorpresa. Il Venom di Tom Hardy è finito nell’universo dello Spider-Man di Holland. Senza prendere attivamente parte alle vicende narrate nel film, prima di essere ricacciato nel suo universo, un pezzo del simbionte rimane nell’universo canonico dell’MCU. Emerge quindi la possibilità di un nuovo Venom firmato Marvel Studios, a cui poi si aggiunge anche l’arrivo di Morbius nella line-up dell’universo Sony Pictures.
È interessante notare come proprio l’espediente del multiverso permetta a personaggi divisi da esigenze produttive e questioni di diritti di riunirsi in un’unica avventura.
Questa tendenza è stata inoltre confermata dal recente Morbius, dove negli ultimi minuti dopo i titoli di coda fa la sua comparsa una figura inaspettata: l’Avvoltoio. Villain in Spider-Man: Homecoming, il personaggio afferma di essere arrivato nell’universo di Morbius proprio tramite il portale aperto da Strange in Spider-Man: No Way Home. Sembra proprio che le case di produzione e distribuzione stiano ormai giocando a scambiarsi le figurine dei supereroi, proprio come da bambini.
Restando in ambito Sony Pictures e multiverso, proprio nel 2018 la casa di produzione ha dato alla luce Spider-Man: Un nuovo universo. Il film, con protagonista Miles Morales, ruota proprio intorno all’arrivo di diverse versioni alternative di Spider-Man tra universi paralleli. La pellicola è stato un grandissimo successo ed è di prossima uscita un secondo e terzo capitolo – Across The Spider-Verse, diviso in due parti.

È chiaro, quindi, come il multiverso sia ormai una tendenza che sta progressivamente interessando il genere dei cinecomic in generale, e non solo i film strettamente legati all’MCU.
Tornando alle produzioni Marvel Studios, c’è ancora un film in cui il concetto di multiverso è fondamentale. Parliamo ovviamente del recente Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Nell’opera diretta da Sam Raimi, Strange non dovrà più solo vedersela con visitatori di altri universi ma si immergerà in un viaggio che lo porterà proprio ad attraversare il multiverso. Il motivo del viaggio è che Wanda/Scarlett Witch, disperata dopo gli eventi di WandaVision, vuole sfruttare proprio il multiverso per poter ricomporre la sua famiglia con Visione e i suoi due figli.
Nel film, i diversi universi e le versioni alternative dei personaggi che ci vengono presentate sono moltissime. Il multiverso esplode e si mostra in tutto il suo dirompente potere.

Fanno la loro comparsa anche personaggi che non abbiamo ancora incontrato nell’universo canonico dell’MCU, che scopriamo chiamarsi Terra-616.
Anche qui è interessante notare la presenza di Patrick Stewart come Professor Xavier. L’attore aveva infatti interpretato lo stesso personaggio nei film dedicati ai mutanti di Bryan Singer, anch’essi scollegati dall’MCU. Il multiverso continua a offrirci la possibilità di collegare franchise non appartenenti allo stesso universo narrativo e sfruttare personaggi che ancora potrebbero esercitare un certo fascino su fan dei cinecomic di vecchia data. Chissà poi se nei prossimi progetti Marvel Studios vedremo la versione Terra-616 di personaggi come Mr. Fantastic o Freccia Nera, o se questi siano stati inseriti nella pellicola come semplice carne da macello per Wanda. Resta il fatto che introdurre personaggi provenienti dal multiverso, senza svelare le varianti dell’universo canonico è una maniera piuttosto originale per presentare nuovi eroi Marvel.
Il personaggio che più risulta interessante nella pellicola, proprio a proposito del multiverso, è senza dubbio America Chavez.

La ragazza che ci viene presentata del film è l’eccezione che conferma la regola delle versioni alternative dei personaggi. Di America Chavez ne esiste solo una in tutto il multiverso, e il motivo è semplice. La ragazza ha il potere di viaggiare a piacimento attraverso le diverse realtà. È grazie a lei che Strange può immergersi nel suo folle viaggio tra gli universi nel tentativo di fermare Wanda. È proprio da lei, inoltre, che apprendiamo ancora di più su questo concetto. I sogni diventano quindi finestre aperte verso altri universi. Che, nonostante questi possano essere potenzialmente infiniti, esistono comunque delle costanti abbastanza fisse nella gran parte di essi. E soprattutto scopriamo che è molto difficile uscire totalmente illesi dal contatto tra universi differenti.
L’introduzione di America Chavez è la conferma del fatto che i Marvel Studios hanno in realtà appena iniziato a sfruttare le piene potenzialità del concetto di multiverso.
Con Loki il multiverso è stato aperto. What If…? ce l’ha mostrato. Spider-Man: No Way Home l’ha portato su Terra-616 e Doctor Strange nel Multiverso Della Follia ci ha fatto immergere in un viaggio attraverso di esso. Chissà quali e quante altre storie vedremo nascere proprio grazie all’introduzione di questo elemento. Non ci resta che aspettare.