Due anni dopo l’uscita di Ben-Hur (1959), all’inizio degli anni ’60 William Wyler era un regista celebre e acclamato. Non tutti però sanno che Wyler in quel periodo realizzò una delle pellicole più coraggiose dell’età d’oro hollywoodiana. Si tratta del film Quelle due (1961), ispirato all’opera teatrale The Children’s Hour di Lillian Helman, con protagoniste Shirley MacLaine e Audrey Hepburn.
In realtà, il regista aveva già realizzato una trasposizione dell’opera nel 1936 con il film La calunnia, ma la trama venne sottoposta a forti modifiche per ragioni di censura. All’alba degli anni ’60, Wyler fu finalmente in grado di portare sullo schermo la vera storia di The Children’s Hour, affrontando una tematica ancora molto scomoda nel mondo di Hollywood.

Quelle due si apre con uno scenario apparentemente molto felice.
Karen Wright (Audrey Hepburn) e Martha Dobie (Shirley MacLaine) sono due insegnanti americane, amiche fin dall’università. Le due hanno aperto un collegio femminile nel Massachusetts, dove insegnano e vivono, insieme alla petulante zia di Martha, l’attrice teatrale Lily Mortar (Miriam Hopkins). Amate dalle bambine e ben viste dai loro genitori, Karen e Martha sembrano aver finalmente realizzato il proprio sogno.
Un giorno, la studentessa Mary Tilford (Karen Balkin), risentita per essere stata ripresa dalle insegnanti, mette in giro una falsa voce sul loro conto. Riferisce infatti a sua nonna Amelia (Fay Bainter) che le due hanno un rapporto “anormale”, molto più intimo di una semplice amicizia.
Credendo ciecamente alle parole della nipote, la signora Tilford, scandalizzata e inorridita, inizia a spargere la voce. Nonostante Karen sia fidanzata con un uomo, i genitori delle bambine non mettono in dubbio le parole di Mary e portano via le loro figlie dal collegio. Karen e Martha sono così costrette a chiudere la scuola. Dopo aver perso una causa per diffamazione, le due donne vengono additate e isolate dalla comunità.
Se da una parte Quelle due mostra come una semplice bugia possa infrangere la vita delle persone, dall’altra muove una chiara critica verso la società americana.

Una società moralista e morbosa, pronta a credere a qualsiasi menzogna sui particolari più intimi e personali di un suo membro, per poi condannarlo e isolarlo senza pietà. Questo aspetto era già presente ne La calunnia, primo film di Wyler tratto dall’opera di Lillian Helman, che, però, presentava una profonda differenza rispetto a Quelle due.
Nella pellicola del 1936, la bugia della bambina riguardava un presunto triangolo amoroso tra Karen, Martha e il fidanzato di Karen. All’epoca, non era infatti certamente possibile trattare di omosessualità sul grande schermo. Il film del 1961 è invece molto più fedele all’opera originale, di cui la presunta relazione lesbica tra le due protagoniste è il tema centrale.
Fin dal momento in cui la bambina dice la bugia a sua nonna, lo spettatore avverte un forte senso di angoscia e soffocamento. All’epoca essere omosessuali era una vera e propria macchia sulla propria reputazione, che spesso comportava l’isolamento e il disprezzo degli altri. Wyler delinea con maestria il ritratto di una società bigotta, che condanna senza appello le due donne, impotenti e indifese contro le accuse.
Le persone le additano, le osservano, ma al contempo le evitano, rifiutando loro qualsiasi segno di stima o di cortesia. «Non vedi? Ho otto dita e due teste, sono un mostro!», griderà Martha, esasperata dall’ennesima occhiata storta.
Se la storia si fosse fermata a questo punto, Quelle due sarebbe comunque entrato nella storia del cinema.
Se non altro per aver avuto il coraggio di trattare esplicitamente un tema così delicato per l’epoca. Invece, nelle ultime scene del film, allo spettatore viene fatta una particolare rivelazione, in grado di rendere l’opera ancora più incisiva e toccante.

Tra le lacrime e la vergogna, Martha comprende di essere davvero omosessuale e di aver amato Karen fin dall’inizio della loro amicizia. Una verità dolorosa, che non era mai riuscita ad ammettere a se stessa fino a quel momento.
La bambina aveva forse intuito i suoi sentimenti, aggiungendo particolari fantasiosi a qualcosa che aveva realmente percepito? In effetti, se si riguarda il film con attenzione, nella prima parte si notano molti particolari che suggeriscono l’inclinazione di Martha. In particolare, la donna si mostra più volte fredda nei confronti di Joe, il compagno di Karen. Superficialmente, può sembrare che quella di Martha sia semplice invidia per il loro rapporto felice, ma, dopo la sua epifania, si comprende chiaramente come la sua sia in realtà vera e propria gelosia.
La scena in cui Martha confessa all’amica il proprio amore, interpretata da un’intensa Shirley MacLaine, è di particolarmente impatto. Non solo la donna sa benissimo che Karen non potrà mai ricambiare il suo amore, ma è soprattutto incapace di accettare di essere innamorata di una donna. Di essere peccaminosa, deviata e apparentemente anormale.
Martha non può fare a meno di proiettare su se stessa tutto l’odio e il bigottismo della società in cui vive. La stigmatizzazione sociale, operata nei confronti di chi è “diverso”, le impedisce di amarsi e accettarsi per com’è.

È proprio in queste ultime scene che Quelle due raggiunge il proprio apice, portando avanti una dura denuncia nei confronti di una società che impedisce all’individuo di essere se stesso, facendolo sentire colpevole delle proprie emozioni e pulsioni.
Più di sessant’anni fa, William Wyler realizzò così uno dei primi film a tema LGBTQ della storia del cinema. Un chiaro segnale di come il cinema di Hollywood si stesse avvicinando a un imminente cambiamento, allontanandosi progressivamente dai canoni classici.
Nonostante il tempo trascorso, Quelle due è un film attuale, ancora in grado di far emozionare lo spettatore contemporaneo. Se non altro perché ci ricorda quante persone, ancora oggi, vengano stigmatizzate e fatte sentire colpevoli a causa della propria sessualità.