Marcel the Shell (with the Shoes on, in orginale) è il lungometraggio d’animazione candidato al premio Oscar che debutterà nelle sale italiane il 9 Febbraio. La pellicola della A24 è diretta da Dean Fleischer-Camp e distribuita in Italia da Lucky Red.
Noi abbiamo avuto l’occasione di guardare in anteprima questa piccola perla dell’animazione stop-motion e possiamo solo dirci entusiasti dell’opera.
Il film, in stile mockumentary, segue le peripezie casalinghe di Marcel, un’adorabile conchiglia con le scarpe, e sua nonna. I due sono inoltre accompagnati da un cameraman che riprende la loro vita (lo stesso Dean Fleischer-Camp), e che seguirà il piccolo nella sua “missione”: la ricerca dei genitori e di altri suoi simili. Insieme a questo improbabile ma affiatato trio, vi sono una schiera di fan.
Ebbene sì, l’esile guscio ha un cospicuo numero di follower su varie piattaforme social, poiché il lungometraggio in questione non è che la quarta opera di Felischer-Camp che vede protagonista l’intrepido e sensibile Marcel.
Non preoccupatevi, tuttavia, poiché non solo il film è assolutamente apprezzabile a sé stante, ma a qualora ne abbiate voglia i primi tre lavori sono cortometraggi animati (sempre in stop-motion) reperibili sul canale YouTube del regista, e che godettero e godono tutt’ora di un vasto successo internazionale.
Dalla vecchia YouTube delle sperimentazioni alle sale cinematografiche è un traguardo niente male. Inoltre, possiamo affermare con certezza che Fleischer-Camp merita tutto il successo a suo modo personaggio della pellicola (in cui i fan di Marcel che appaiono sono reali, in un simpatico e interessante gioco metacinematografico).
Il film è tratteggiato da una penna sensibile, che alterna sapientemente umorismo e serietà. Inoltre, offre intrattenimento adatto sia ad adulti, sia ai più giovani e, ovviamente, ai bambini. Stessa cosa vale per le tematiche, poiché Marcel the Shell parla di cambiamento. Che sia di un luogo, un divorzio, la malattia, la perdita e il ritrovarsi: la sceneggiatura affronta tutto con delicatezza, dialogando con le generazioni senza mai perdersi nel passato o nel presente, ma cercando la giusta via di mezzo.
La metafora del guscio è sapientemente articolata: un prezioso rifugio in cui rintanarsi dalle asperità del mondo, oppure una solida difesa per quelli che amiamo. Marcel è una creatura spaventata dallo scorrere delle stagioni, vive la paura nella più genuina e primordiale delle maniere.
La realtà dal punto di vista della conchiglia appare diversa, ogni “sciocchezza” ha valore e ogni sentimento è purezza. Marcel, a suo modo, racconta al cameraman umano (lo spettatore, in pratica) come vede il nostro mondo e cosa ne pensa.
Marcel: «Indovina perché sorrido tanto?».
Cameraman: «Perché?»
Marcel: «Perché ne vale la pena».
Non stiamo parlando “solo” di un’ode alle piccole cose, tuttavia; dicevamo, appunto, che il film parla di cambiamento.
La relazione con la nonna è un nucleo fondamentale della sceneggiatura: Marcel se ne prende cura sacrificando tanto della sua vita. Arriva persino a tentennare di fronte ad un’offerta della CBS di fare un documentario che lo aiuti a trovare i suoi genitori.
Con una semplicità di un’efficacia disarmante Marcel the Shell descrive la gioia e il dolore delle cose che cambiano. Per l’anziana conchiglia, dall’esterno, appare triste una nuova primavera, poiché tutto risorge, ma è anche il tempo che passa. Bisogna prestare attenzione alla poesia scelta per una scena del film difficile da dimenticare:
The trees are coming into leaf
Like something almost being said;
The recent buds relax and spread,
Their greenness is a kind of grief.
Is it that they are born again
And we grow old? No, they die too.
Their yearly trick of looking new
Is written down in rings of grain.
Yet still the unresting castles thresh
In fullgrown thickness every May.
Last year is dead, they seem to say,
Begin afresh, afresh, afresh.
The Trees di Philip Larkin
Invero, una “ingenua” pellicola d’animazione, epitome di una trilogia di cortometraggi, dialoga con lo spettatore di vita e di morte, di abbandoni e cambiamenti, in tutte le contraddizioni che questo comporta.
Perché, viceversa, è importante che Marcel viva ogni esperienza appieno, la stessa nonna vorrebbe che lui pensasse un po’ di più a sé. Qui il dialogo generazionale è molto intenso e profondo, perché Marcel dovrebbe gioire delle primavere e invece, giustamente, ne ha paura. Teme il dover cambiare guscio, che questo si incrini e lui perda ogni difesa, venendo sopraffatto. Eppure, non si rende conto di quanto è ingegnoso e audace, mentre ne è consapevole lo spettatore: prestate attenzione all’incipit della pellicola.
La piccola conchiglia è molto più saggia di tanti individui dalla vita “vissuta”, ma a volte se ne dimentica. Perché è una questione di prospettive: quante più siamo in grado di comprenderne, tanto più serenamente accoglieremo le cose che ci sembrano più rischiose.
Marcel: «Ho paura che le cose cambino».
Nonna Connie [con un sorriso tranquillo dipinto dalle stagioni]: «Lo faranno».
Queste sono solo alcune delle perle di saggezza che risultano, in più momenti, i dialoghi del film. Nel turbinio di preoccupazioni che possono attanagliare la vita di una persona, Marcel risulta un amico in grado di consolarti con sorprendente (ma mai banale) semplicità. Perché vede le cose da un altro punto di vista.
La pellicola, in definitiva, è un riuscitissimo poemetto che non dimentica le sue origini indie dell'”antico” web (e forse proprio per questo in grado di rivolgersi alla sensibilità dello spettatore contemporaneo), ma in grado di adattarsi alla sala forse anche meglio della sua concorrenza.
Marcel the Shell è una tiepida giornata estiva, dal tepore lenitivo, di una dolcezza unica. Un prezioso monito al dimenticarsi del proprio ego, solo per ricordarsi di cosa si è veramente capaci. Un bisogno di perdersi, se si vuole ritrovarsi.