Marco Ferreri mette in scena la stratificazione della crisi della mascolinità italiana del boom economico nel film Ciao Maschio (1978). Ambientato nella città emblema del decadentismo capitalistico, vediamo una Manhattan inospitale sull’orlo del collasso.
La graduale ridefinizione dei rapporti di genere porta alla progressiva erosione della tradizionalità e alla crisi identitaria maschile. Questa pervade la società italiana in particolar modo con l’ingresso delle donne nella scena pubblica e le loro rivendicazioni per maggiori diritti. Il sospetto autocritico di inadeguatezza e inettitudine maschile induce però ad un’autorepressione. Riparandosi dietro i vecchi schemi dell’ipermascolinità, non fanno che alimentare la propria ansia da prestazione e il terrore dell’evirazione incombente minacciata dal femminismo.
Il drammatico quanto maldestro scontrarsi delle maschere antieroiche della commedia all’italiana con una contemporaneità a loro aliena sfocia, nel corso degli anni ’70, in un cinema riflesso di questo estraniamento perturbante e autodistruttivo. L’incapacità di stare al passo con i tempi né di dominare il corpo femminile (per non parlare di poterlo soddisfare), conduce ad un inconsolabile stato comatoso, pervaso dalla nostalgia di un passato più rassicurante.

Manhattan distopica e nostalgia dell’autorità maschile
La tanto ambita patria dei sogni diventa terreno arido e pericoloso. L’antagonista di un passato idealizzato, di cui non resta traccia se non attraverso il nostalgico “preservazionismo” di Andreas Flaxman (James Coco), dogmatico quanto cinico proprietario di un museo delle cere dedicato all’antica Roma. Qui lavora anche Luigi Nocello (Marcello Mastroianni), l’anarchico italiano in crisi profonda per non aver trovato l’America che cercava. Non è riuscito ad integrarsi nel Nuovo Continente né ad adattarsi al nuovo paradigma di ruoli sociali e così non riesce a scopare.
Luigi ci presenta la scultura a cui sta lavorando: «Spartacus, a friend of mine». Non è una coincidenza che vi riconosca una figura amica, un idolo per cui prova solidarietà. Spartaco è infatti l’emblema dell’eroe idealista, capace di lottare titanicamente in nome della libertà e sconfiggere i più forti avversari. E’ tracciando questo legame che ci anticipa un cattivo presagio: «They got you, but you had a hell of a time». Non è un caso che sia proprio il latin lover all’italiana per eccellenza a ricoprire il ruolo del personaggio (sebbene abbia vestito svariate volte i panni dell’inetto da manuale). Questi vive secondo un antiquato sistema di valori androcentrico e le donne che corteggia lo rifiutano costantemente.
La nostalgia per un’epoca d’oro perduta racchiude senz’altro il rimpianto di un tempo di stabilità per l’autorità maschile. Quando la donna rispettava il ruolo di genere che il patriarcato le aveva affibbiato e la differenza sessuale era ben fissata. In Ferreri vediamo quindi una contrapposizione netta tra il desiderio di regressione ad un passato primordiale e rassicurante, la realtà e il futuro. Gli antichi valori, ormai in crisi, si scontrano con le immagini di un presente sempre più estraneo, in deperimento, e l’inevitabile futuro distruttivo ed emasculatore, incarnato dal femminismo.

La minaccia all’ordine naturale delle cose
I personaggi femminili sono sia agenti che sintomi del processo di deterioramento culturale all’interno del quale il maschio esperisce la propria crisi. L’auspicato ritorno al grembo materno, caratterizzato da una libertà libidinale antecedente alla cultura e alla storia, è condannato a restare un miraggio.
Nel film questo desiderio si traduce attraverso la figura di Lafayette (Gérard Depardieu), “bambinone” che incarna l’incapacità comunicativa dell’età preverbale fin dai primi fotogrammi. Viene presentato con la lingua di fuori, e poi, nel corso del film, con un fischietto nei momenti in cui si trova incapace ad articolare un pensiero. Questa mancanza acuisce inevitabilmente il divario con il genere femminile. Per questa ragione siamo di fronte ad una narrazione antiromantica: l’unione di una coppia eterosessuale è irrealizzabile. Non vi è possibilità di riconciliazione tra un soggetto maschile ferito e quello femminile sempre più empowered che minaccia costantemente la stabilità dello status quo. Non c’è da stupirsi se Lafayette preferisce adottare una scimmia ad essere un padre biologico.

In Ciao Maschio questo rapporto è espresso attraverso la (non-)relazione tra Angelica, che fa parte di un gruppo teatrale femminista off-off-Broadway, e Lafayette, il loro tuttofare per cui ha un debole. La presa di posizione femminile nel ribaltamento dei ruoli di genere è rappresentata dalla scena della violenza. La compagnia teatrale desidera affrontare il tema dello stupro, ma conclude che non si possa rappresentare fedelmente qualcosa che non faccia parte della propria esperienza. Decidono di passare dalla retorica all’azione. Per dimostrare che anche le donne sono capaci di violenza, stabiliscono di violentare un maschio, l’unico a loro disposizione: Lafayette. Questo atto radicale finirà per tradire, tuttavia, l’intenzione iniziale, dimostrando come in questo film permanga l’impossibilità di superare le “naturali” differenze tra i sessi.
Angelica: «I don’t want to do anything psychologically damaging.»
Un’altra ragazza: «Quick, before he wakes up and beats the shit out of us.»
La soluzione finale
L’ardente desiderio di riscattare la stabilità perduta viene articolata in un’ulteriore linea di sviluppo, creando un parallelismo tra il primate e il maschio dell’epoca. Dopo il fanatico della grandiosità imperiale romana, l’anarchico disilluso e annichilito e il giovanotto emotivamente analfabeta entra in scena un personaggio chiave: la scimmietta Cornelius.
Dal nome con cui viene battezzata si potrebbe ipotizzare un’analogia con il centurione romano Cornelius, che fu il primo tra i pagani a convertirsi al Cristianesimo negli Atti degli Apostoli. La conversione di Cornelius, per certi versi, ha una valenza di portata ancora maggiore dell’omonimo pagano – sebbene entrambi effettuino un indiscutibile upgrade sociale – poiché gli viene concessa l’ascensione nella scala razziale grazie alla registrazione ufficiale all’anagrafe che la eleva a stato di figlia di Lafayette, con la data di nascita simbolica fissata il 25 dicembre.
La scimmia Cornelius rappresenta un personaggio di transizione di una nuova “generazione”, nel quale viene riposta ogni speranza di riscatto dei maschi sconfitti. Il nuovo Messia dal quale si aspetta la miracolosa redenzione. Non a caso Luigi lascerà proprio a lui tutta la sua eredità. Questo senso di disperazione preannuncia, però, l’inevitabile catastrofe a conferma che «Il mondo deve cambiare perché i vecchi sistemi non possono funzionare». L’unica via di fuga da questa paralisi sembra essere la distruzione definitiva della società, divenuta sempre più insostenibile.