Quentin Tarantino.
Sono pochi i registi che del cinema non sono semplici narratori, ma veri e propri scultori, capaci di dettare canoni e non seguirli, a cui tutto è concesso e mai nulla prevedibile, poiché ognuno a suo modo ha qualcosa di unico, qualcosa di totalmente folle, qualcosa di assolutamente improbabile, qualcosa che a noi piace definire geniale.
Quello che oggi vogliamo approfondire è il modo in cui Quentin Tarantino è riuscito a ottenere la chiave per le porte della suddetta cerchia.
Oggi parliamo di alcuni divertissements del regista, il mondo da lui creato fatto da autocitazioni, i suoi attori e il loro trasformismo, l’infinità di tributi e ispirazioni dal passato più nascosto del suo amato cinema.
Le autocitazioni
Immagino che nessuno al suono di nomi come Pulp Fiction, Kill Bill o Le Iene rimanga impassibile, ma adentrandosi un minimo nel dettaglio si posso scoprire tante meravigliose chicche.
Immagino che non pochi amino la scena finale di Pulp Fiction, la ricomparsa di Tim Roth e il meraviglioso monologo di Samuel L. Jackson. Se focalizzassimo la nostra attenzione sul dialogo subito antecedente, tra Jules e Vincent Vega, noteremo che a un certo punto Samuel L. si mostra desideroso di uscire dal mondo gangster, voglioso di vivere da asceta come Carradine in Kung Fu; ebbene sì, Kung Fu è una serie creata da Bruce Lee che narra le vicende di un Monaco Shaolin esperto di arti marziali e del suo viaggio… e il protagonista è niente di meno che David Carradine, meglio noto come Bill, esattamente il Bill di Kill Bill.
Ma parliamo ancora di ristoranti, siamo tutti titubanti nel momento in cui pensiamo di lasciare una mancia dopo aver ascoltato Mr. Pink e le sue teorie sul minimo salariale, ma se ci fate caso è proprio Steve Buscemi, quel buffo cameriere che compare giusto per portare un frappè da cinque dollari a Mia Wallace (Uma Thurman), in Pulp Fiction.
Quella scena però ci regala anche un altro buffo esempio della follia tarantiniana, quello dell’episodio pilota delle Volpi Forza Cinque (Fox Force Five), squadra di cinque esperte assassine che troppo facilmente fa nascere allusioni al meraviglioso Kill Bill.
Per non parlare della fantomatica valigetta, che trascende Le Iene e giunge a Marcellus Wallace, il mitico orologio d’oro di Butch, lo stesso Butch che userà proprio una spada samurai per salvare il nemico-amico Marcellus, prodotto proprio a Knoxville, città natale del nostro regista.
A tal proposito, ognuna delle armi tra le quali Butch deve scegliere rappresentano un film, tutte tranne una… chissà che non sia quella del prossimo?
Ma anche le sempre presenti Red Apple, sigarette di una marca inesistente che compaiono (per dirne alcuni) in Kill Bill (in una pubblicità) e Pulp Fiction (le compra il suddetto Butch) e vengono vendute anche nel discusso The Hateful Eight. E questi sono solo alcuni degli infiniti divertissement sempre meravigliosi da scoprire.
Gli attori
Si narra che all’inizio dei tempi Tarantino non avesse troppa stima per Samuel L. Jackson. Beh è un fatto molto curioso, essendo quest’ultimo il più presente tra tutti gli attori della gamma tarantiana. Per l’esattezza sono solo due i film in cui l’attore non compare (non contando For Rooms): Le Iene e Grindhouse, e se qualcuno se lo stesse chiedendo in Kill Bill è proprio il pianista del matrimonio, quello del «se passavano dal Texas suonavano con me» e in Bastardi senza gloria la voce narrante.
Per non parlare dei grandi del passato come Michael Madsen, Mr. blonde o Tim Roth, noto alle cronache come zucchino, e Mr. Orange, di recente riapparsi in The Hateful Eight.
Poi ci sono le grandi scoperte come il memorabile John Travolta, la sensuale Uma Thurman e l’eclettico Christoph Waltz. La lista non finisce qui: abbiamo le apparizioni memorabili di grandi come Harvey Keitel che risolve i problemi, Christophen Walken e il meraviglioso monologo dell’orologio, infine Michael Parks, per Tarantino il miglior attore vivente, nella duplice interpretazione del sergente con la fissa per gli occhiali da sole in Kill BIll vol.1, e il pappone Esteban Viahio nel vol.2. Infine Di Caprio che segna un punto indelebile nel cinema, come Mr. Candy in Django Unchained.
I tributi
Un’altra splendida peculiarità di Tarantino è il riprendere dal passato e riformulare con il suo pennello, dipingendo qualcosa di assolutamente innovativo.
Tra i suoi grandi tributi spiccano tre argomenti: la passione per i Western, la passione per il cinema poliziesco italiano e quella per il cinema orientale.
Il Western, nonostante il primo film di Tarantino che ne segue i canoni sia Django, è in realtà sempre presente nel suo cinema. Kill Bill in particolare, ma anche altri, ingloba una miriade di musiche dell’amato Morricone come la meravigliosa The Demise of Barbara and The Return of Joe, presente nella scena finale di Kill Bill vol.2. Ovviamente Django oltre alle musiche assembra anche una serie di tributi registici al Western, come la cavalcata senza sella nel finale o l’inquadratura sull’ombra quando Django salva Brunilda.
Morricone però ha fatto una Colonna sonora apposita per Tarantino solo per il suo ultimo film, The Hateful Hate, in precedenza solamente la canzone Ancora qui con Elisa era stata fatta per il regista, per il resto Quentin ha sempre riscoperto musica dal cinema passato (per quanto riguarda il tema Western).
Quel Maledetto Treno Blindato di Enzo G. Castellari è il film a cui si è ispirato per Bastardi senza gloria, poiché il film italiano uscì nelle sale americane sotto il nome di Inglorious Bastards, mentre Tarantino l’ha chiamato Inglorious Basterds.
Infine il Cinema Orientale, figure come Pai Mei o Hattori Hanzo sono tutte estrapolate dalla cultura di quella lontana parte del mondo che Tarantino tanto ama e che ha saputo riproporre sotto una nuova luce nel cinema americano, citando, ma anche ridefinendo i loro attributi.
Pai Mei compare nel cinema orientale per la prima volta in pellicole prodotte ad Hong Kong dai fratelli Shaw, come I distruttori del tempio Shaolin e Il clan del Loto Bianco. In questi film, Pai Mei è interpretato da Lieh Lo, anche regista dell’ultimo. L’attore scelto da Tarantino per interpretarlo è Gordon Liu, anch’egli presente nel cast de Il Clan del Loto Bianco. Hattori Hanzo è invece un personaggio realmente esistito, seppur con caratteristiche diverse dalla cui vita è nata la leggenda.
Così Kill Bill è una meravigliosa opera di sintesi tra il cinema orientale e il cinema pulp, un capolavoro che al suo interno ingloba infiniti tasselli culturali e registi dei generi da Quentin più amati, dal capitolo fatto ad anime alla passione per la katana.
Inoltre, Tarantino si è spesso rivelato essenziale perché la Miramax portasse alcuni film orientali, come Old Boy e Hero, nel nostro cinema, così da creare sempre più una contaminazione artistica globale.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, perché Tarantino non ha fatto cinema, ha creato un vero e proprio universo artistico che vive nel genio e rasenta la follia.
Creato con il supporto più che encomiabile di Emanuele Bellomo.