Insomnia.
“Per me questo è il momento peggiore della notte. Troppo tardi per ieri, troppo presto per domani.” Walter Finch
La Notte. Spesso sottovalutiamo l’importanza della notte, la concepiamo come un’entità sempre presente, come se fosse lì ad aspettarci ogni giorno indipendentemente da quello che ci è accaduto, come se fosse una seconda possibilità, ci addormentiamo al buio pensando che, forse, domani andrà meglio. La Notte, però, non è universale, è essenzialmente qualcosa di cui ne riconosciamo il valore solo quando ne siamo privi.
C’è una notte in tutti i luoghi del mondo, eppure, Christopher Nolan, con il suo terzo lungometraggio, ci conduce in un mondo caratterizzato dall’essere esclusivamente giorno. Eccoci in Alaska, il vero grande personaggio del racconto, nel periodo del sole di mezzanotte, quando il sole non tramonta mai. La classica dicotomia tra luce ed oscurità sembra, a prima vista, non presentarsi, facendo emergere un’assordante presenza dell’assenza del buio. La scelta di un simile paesaggio, oltre ad avere un impatto visivo molto forte ed efficace, ha un significato fondamentale per l’esplicarsi della vicenda.
Insomnia è un thriller psicologico piuttosto lineare, incentrato su due poliziotti che da Los Angeles si recano in Alaska per aiutare la polizia locale nelle indagini sul misterioso omicidio di una ragazza. Nel corso delle investigazioni, il nostro protagonista, Will Dormer (Al Pacino), con un passato da detective tanto glorioso quanto discutibile, si compromette perché trascinato in una relazione sempre più pericolosa con il presunto omicida, Walter Finch (Robin Williams).
Nell’estate artica, la luce perenne sembra offrire un grande supporto, tutto sembra essere molto limpido, tanto da pensare di riuscire ad archiviare il caso velocemente. Ma, ovviamente, le cose si complicano, avviene un presunto incidente e i ruoli si scambiano, da film poliziesco si trasforma in un dramma psicologico esistenziale.

Al Pacino e Robin Williams in Insomnia
Nel corso della storia, la totale attenzione dello spettatore devia radicalmente, non è più rivolta al caso da risolvere, ma verte sui personaggi e i loro demoni più reconditi presentificati da un passato che non può abbandonarli. Dormer, che si era presentato allo spettatore come il detective buono, pulito e giusto, inizia ad incrinarsi. Scopriamo che il nostro poliziotto possiede un passato losco non tanto nei fini, quanto nei mezzi, poiché la sua sete di giustizia lo costringe a compiere azioni illegittime. Ecco quindi l’oscurità, sempre stata presente nella bianca Alaska, seppur celata nella prima parte del film, che emerge in modo preponderante manifestandosi attraverso le scelte dei personaggi, in contrapposizione alla costante luce dell’ambiente circostante.
“Questa luce onnipresente che penetra di continuo, come a ricordare sempre la possibilità di essere scoperti o il possibile arresto del protagonista” dirà il regista Christopher Nolan, riferendosi al paesaggio dipinto in bianco e nero, come la natura che sembra manifestarsi nei due protagonisti.
Tra assassino e poliziotto nascerà un rapporto complesso, esplicato attraverso ricatti, inganni e prove di intelligenza. A prima vista potrebbe apparire come la classica dicotomia tra luce e ombra, bene e male, ma il mondo è decisamente più complicato di così. Questa luce perenne permetterà ai due personaggi di uscire dal loro nascondiglio protetto di ruoli ed istituzioni, per mostrarsi veramente all’Altro. L’uno vedrà nell’Altro sé stesso, entrambi si riconosceranno come criminali, seppur con finalità diverse, ma pur sempre criminali. Due facce della stessa medaglia. E, solo come Nolan sa fare, le nostre certezze e valori morali iniziano ad affievolirsi, rivelando il bene e il male come due aspetti della medesima realtà. Prima di Batman e Joker nel Cavaliere Oscuro, di Angier e Borden in The Prestige, Nolan porta sul grande schermo una tematica a lui tanto cara, quella del Doppio. Tutti devono avere a che fare con l’Altro da sé, tutti devono riconoscere la propria maschera.
La consapevolezza di tale verità e i sensi di colpa distruggeranno inesorabilmente il detective Dormer, il cui viso, caratterizzato da un perenne senso di spaesamento e inquietudine, non riesce a nascondere il peccato e la colpa. Ciò conduce inevitabilmente a un’insonnia annientatrice, un’insonnia certamente fisica perché il sole dell’Alaska appare inaggirabile, ma soprattutto un’insonnia esistenziale. Come si può dormire con un peso così grande sulla coscienza?

Will Dormer in Insomnia
È così che il fenomeno dell’assenza della notte assume un’importanza inimmaginabile. La Notte, che comunque in Alaska appare giorno, assume caratteristiche tragiche, l’ideale momento della giornata per poter finalmente riposarsi e lasciarsi per poco tutto alle spalle, diventa per Dormer una condanna. È condannato a questa situazione, a ritrovarsi solo con sé stesso, a pensare costantemente alle proprie azioni e peccati, a mettersi in discussione. Per il nostro protagonista questo momento diventa luogo di ossessione, pressione e pentimento. Insonnia e sensi di colpa camminano l’una accanto all’altra. Non riesce a dormire, e come potrebbe?
L’uomo che non ricorda di Memento, diventa l’uomo che non dorme in Insomnia.
L’insonnia viene dipinta dall’artista come una vertiginosa lucidità capace di trasformare un luogo paradisiaco in un luogo di tormento. Il protagonista, in questo stato di costante smarrimento, avvolto da una nebbia perpetua, non è mai realmente addormentato e mai realmente sveglio.
Questo mondo, in apparenza luminoso manifestato da un tempo immobile, perché appunto il sole non tramonta mai, è paradossalmente caratterizzato da una profonda oscurità. Ma, come Nolan ci mostrerà attraverso l’unico personaggio positivo del film, c’è anche la possibilità di una luce tra i meandri dell’oscurità, ed ecco che emerge la giovane detective Ellie Burr (Hilary Swank). Lei, simbolo di integrità tra due realtà sporche, decide di preservare la sua incorruttibilità e fermezza morale. Lei, che è la vera luce (e non quella fisica del sole di mezzanotte) si fa spazio tra tanto buio.
Perché alla fine, l’oscurità è tanto necessaria quanto la luce, e come Nolan dirà nel Cavaliere Oscuro:
La notte è più buia subito prima dell’alba. E io vi garantisco che l’alba sta per sorgere.