Boris – Essere Stanis La Rochelle, ossia un genio

Gabriele Fornacetti

Giugno 22, 2018

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Boris – Essere Stanis La Rochelle, ossia una genio

Se dovessimo stilare una classifica dei più grandi attori italiani di sempre avremmo difficoltà a capire chi posizionare al primo posto. Vittorio Gassman, Gian Maria Volontè, Marcello Mastroianni. Tutte leggende che hanno impresso il loro nome nella storia del cinema italiano, meritevoli ognuno a modo proprio del gradino più alto del podio. Ma c’è un attore, che magari non tutti conoscono, addirittura più bravo. L’uomo che ha studiato da Marcel Marceau, l’uomo che riesce a correre stando fermo, un maestro internazionale di recitazione e di Jujitsu.

L’unico e inimitabile Enzo Facchetti, meglio conosciuto come Stanis La Rochelle.

Nato non si sa dove né quando, Enzo intraprende la carriera artistica seguendo le orme del padre, l’eterno Mario La Rochelle, un attore estremamente eclettico. Come dimenticare molti dei suoi personaggi più celebri: un francescano, un francescano con il sax, un rampante imprenditore a bordo piscina. Insomma un vero trasformista. Ereditato quindi cotanto talento, Stanis intuisce sin da subito di essere un predestinato del palcoscenico e del set. Ma c’è un ostacolo. Quel maledetto nome italiano che ne limita versatilità e qualità. Quell’Enzo che troppo volte lo ingabbia nella tipica recitazione italiana. Da qui la drastica scelta del nome, Stanis.

stanis la rochelle

Dopo un inizio stentato, comunque costellato di alcuni successi indimenticabili (Il pugnale di stoffa, Paura nel vigneto), la sua carriera spicca il volo dopo l’idillio artistico con il regista romano Renè Ferretti. Quest’ultimo infatti, già autore di capolavori come La Bambina e il Capitano, Caprera o Libeccio, lo selezionerà come protagonista della serie Gli Occhi del Cuorela fiction di punta della Rete. 

Qui Stanis interpreta il dottor Giorgio, un eccellente chirurgo della misteriosa clinica Villa Orchidea, teatro di omicidi, pacchetti azionari e stravaganti indagini. Un medico italiano che Stanis riuscirà a rendere non poi così troppo italiano. Un’interpretazione magistrale che non rimarrà inosservata, sopratutto dagli addetti ai lavori. Ma un’indimenticabile prova attoriale che, a causa di evidenti problemi di messa in onda, rimarrà visibile soltanto in parte al pubblico del Bel Paese, evidentemente ancora acerbo per un’opera dalla portata così lungimirante. Difficoltà che nazioni all’avanguardia come la Grecia non avranno mai.

stanis la rochelle

Come già accennato però, grazie a Giorgio, Stanis attrarrà su di sé gli occhi di alcuni dei più grandi registi al mondo. Due su tutti: Glauco Benetti e Wim Wenders. Il primo proporrà a Stanis di girare probabilmente ancora oggi uno dei film più attesi al mondo, il sequel di Ammalati e Morti. Dalle pochissime notizie che si hanno, si sa solo che sarà girato a Sulmona fra cent’anni e che il protagonista dovrà saper andare in monopattino (Stanis ha già provveduto a ottemperare a tale mancanza nel suo curriculum). Il secondo, ovvero Wim Wenders, annuncerà addirittura di presenziare sul set a una delle scene cult degli Occhi del Cuore 2 (Stanis prigioniero in cella che piange disperato), salvo poi assentarsi per motivi sconosciuti. Probabilmente era venuto a conoscenza del fatto che Stanis si chiamasse in realtà Enzo.

Ancora una volta l’Italia metteva i bastoni fra le ruote alla carriera dell’attore.

Ma si sa, Stanis è un artista scomodo. Soprattutto per via delle sue dichiarazioni, che in un paese come l’Italia possono ancora destare scalpore.

Stanis La Rochelle: «Io considero Kubrick un incapace, lo considero il classico esempio di instabilità artistica, abba pazienza! Era uno che affrontava un genere, falliva e passava a un altro genere. Come lo vogliamo chiamare, eh? Poi anni e anni tra un film e un altro, anni e anni di che cosa? Di profondo imbarazzo per il film precedente, abbia pazienza!».


«Il vero grande merito di questa fiction è che non ci sono i toscani. Cioè nessuno che dice “La mi’ mamma”, “Passami la ‘arne” “La ‘arta”. Perché con quella C aspirata e quel senso dell’umorismo da quattro soldi, i Toscani hanno devastato questo paese. E questo lo devi scrivere! Per favore scrivilo!».

Dichiarazioni scomode ma veritiere.

Insomma Stanis ha rivoluzionato il mondo della recitazione, non solo in Tv ma anche sul palcoscenico. Insieme al notissimo drammaturgo Tino Tini, è infatti stato autore di un politicamente scomodo saggio teatrale di cui «Desdemona, dammi la mia popò!» è uno dei passaggi più intensi. Un capolavoro d’arte moderna che probabilmente è stato snobbato troppo presto e troppo in fretta dal pubblico nostrano.

Errore (tragico errore!) fortunatamente non accaduto per La Casta, l’ultimo risultato del sodalizio artistico La Rochelle-Ferretti. Un cinepanettone sconvolgente, dissacrante, sbandieratore di tutto ciò che oggi rappresenta la classe politica nazionale. Un’opera prima che vede La Rochelle impegnato in uno dei suoi ruoli più difficili, l’ex Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini. 

stanis la rochelle

Ma Stanis ancora una volta non sbaglierà, interpretando un Fini elegante ma mai banale. Un Fini che gli sarebbe valso un Oscar, se solo l’Academy avesse visto il film. D’altronde la carriera di Stanis è sempre stata sottovalutata, sbeffeggiata dai vari Antonio Di Pollina o Paolo Sorrentino di turno. Critici che mai hanno compreso il reale senso artistico delle interpretazioni del figlio di Mario.

Ormai non ci resta più nulla da dire, è evidente a tutti chi sia il miglior attore italiano di sempre. Qualcuno ha detto «È il Robert De Niro italiano!». No, non è il Robert De Niro italiano. 

È l’unico ed inimitabile Stanis La Rochelle.

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