Quando si ottiene veramente il successo? Cosa ne è in origine? Whiplash potrebbe darci una risposta.
Il successo è fondamentalmente un’istanza personale e privata, condizionata da vincoli strettamente soggettivi. È però esteso come fine ultimo ed universale, a cui noi tutti siamo determinati. Siamo condannati al successo.
Ma dove finisce il successo e inizia il fallimento? Quanto è determinante la finalità che genera e permette il divenire del successo? Quando il successo inautentico si muta in fallimento?
Whiplash tenta di rispondere a queste domande, lo fa senza utilizzare parole, ma non per questo rimane nascosto nel silenzio. È una pura manifestazione musicale, puro Jazz. Quest’opera d’arte si esprime come un’autentica folgorazione, un coinvolgimento tale da permettere di esperire non solo il suonare, ma il vivere la totalità della musica in un perpetuo divenire. Un eterno presente, un’eterna sublime nota che si protrae all’infinito, generando una dinamicità disarmante alla quale si è obbligati a sottostare.
Whiplash è tutto questo, Whiplash è puro Jazz.
Paradossalmente, però, questo film non parla assolutamente di Jazz. Racconta della tortuosa strada di un batterista verso il successo, mettendo in discussione, forse implicitamente, tale nozione. È un film sulla ricerca della grande ambizione personale e su ciò che ne comporta, la musica ne è il luogo dello scontro, in cui maestro ed allievo sono gli avversari che apparentemente lottano per la medesima causa.
Quale via per il successo ci viene tuttavia presentata?
Si erge manifesta la filosofia di Fletcher, un insegnante di musica ossessionato dall’indefinibile perfezione, che vive con un’unica e sola finalità: trovare, o meglio forgiare, il nuovo Charlie Parker. A qualunque costo.
Fletcher è convinto che Charlie Parker non sarebbe mai divenuto quel Charlie Parker, Bird, se il suo batterista non gli avesse scaraventato contro un piatto, quasi decapitandolo, al termine di una pessima esibizione. Ciò portò il musicista a non accontentarsi, a rendersi conto di non aver svolto un buon lavoro, ad allenarsi ossessivamente, a trasformarsi in Bird.
Fletcher ce lo dice in modo piuttosto chiaro:
Ero lì per spingere le persone oltre le loro aspettative: era quella la mia assoluta necessità.
La sua ideologia è questa, donare al mondo un nuovo Charlie Parker, e adotterà tutti i mezzi che potrà per perseguire il suo fine. Un’ideale ricerca dell’assoluta perfezione. Una costante tendenza a superare sé stessi per essere i migliori. Una totale abnegazione per la propria arte. Tutto ciò è il “successo” secondo Fletcher.
Chi dovrà sottostare all’incessante ricerca del maestro sarà proprio il nostro protagonista, Andrew, un giovane ragazzo con la passione per la batteria, per la vera musica, per il Jazz. Il suo autentico Amore per questa forma d’arte viene lentamente assoggettato dalla filosofia di Fletcher, il quale lo sceglie come prodigio, o meglio, come proprio tentativo per avvalorare la sua ambiziosa ideologia. Andrew, perché condizionato dall’assordante volontà del maestro, sarà costretto ad abbandonare la sua nuova ragazza, allontanare il padre, ad emarginarsi perché alienato dal ritmo della batteria, perché costretto a suonare, costretto ad essere il migliore.
Ed è proprio qui che il labile confine tra autentico successo e fallimento inizia a definirsi. Il genuino amore per la batteria, quindi il fine ultimo della musica, si perde, e viene trasceso dalla ricerca della perfezione, dal mero successo personale.
Accecato dal suo ego è un insegnante disposto a tutto per ottenere il suo scopo, tanto da umiliare pubblicamente i suoi allievi e torturarli se non rispettano il tempo.
Alienato è il ragazzo che rinuncia all’amore, si fa sanguinare le mani, rischia la vita in un incidente d’auto, non più per la passione per la batteria, ma per essere il migliore, per ottenere l’approvazione del maestro. Condannato al falso successo.
Il tutto emerge nel finale, in cui si manifesta un’esplosione di rabbia, sofferenza e tormento. Ma soprattutto di Musica. Un finale che è una pura manifestazione, esprime musica senza necessitare di parole che vadano a limitare la potenza di quest’incredibile forma d’arte. Un finale dove la Musica è padrona, trascendendo l’individualità di Andrew, si libera, e liberandosi forgia bellezza.
Andrew ce l’ha fatta, è riuscito ad oltrepassare la mediocrità, finalmente veste quella perfezione tanto faticosamente idolatrata. Il musicista, costretto da un’angosciante tirannia, si spinge all’infinito, oltrepassa sé stesso, riuscendo a sorreggere l’enorme macigno della perfettibilità.
Il ragazzo non è più Charlie Parker, ma è divenuto Bird.
Ma è davvero così?
Ha ottenuto il successo, ma un successo inautentico, perché non più mosso dal puro amore per la musica. Ha raggiunto la perfezione, ma una perfezione malsana, perché emersa tramite violenza e minacce.
Whiplash non si conclude con un applauso assordante, e nemmeno con un autentico riconoscimento da parte del pubblico per celebrare le capacità di Andrew. No, il film si conclude con uno sguardo, con lo sguardo tanto agognato tra maestro e allievo. Un’approvazione esclusivamente privata, in cui solo loro due si intendono. Il regista non ci rivela se Andrew sarà effettivamente il nuovo Bird, possiamo immaginarlo, ma non è questo l’importante.
Il protagonista non cercava l’applauso corale, cercava solo ed esclusivamente il consenso del maestro. Decide, ancora una volta, di sottomettersi ed alienarsi al solo giudizio di Fletcher, riponendo nelle sue mani la propria sicurezza, felicità e realizzazione. Andrew ha perso.
Umanamente Andrew ha perso. Vuole eccellere come batterista non tanto perché ami il Jazz, ma perché vuole sovrastare gli altri, vuole avere l’assenso di Fletcher. Avrà forse vinto come musicista, sarà forse uno dei grandi, ma ha perso.
Ha rinunciato alla felicità, all’autenticità, ma soprattutto ha smarrito il vero valore dell’esser musicista, la passione, l’amore per la musica, per generare e generarsi nella bellezza. Andrew vuole solo ed esclusivamente essere il migliore, ricercando così una perfezione inautentica perché non soggetta al vero fine ultimo della musica, l’Amore per la propria arte.
La vera musica è ovviamente caratterizzata da totale dedizione ed assoluta abnegazione, ma tutto ciò nasce, e deve nascere, dall’autentica passione per essa. Il successo può essere la nostra finalità ultima, è essenziale per emanciparsi, per realizzarsi, ma deve assolutamente esistere attraverso un fine autentico. La malsana perfezione non rende puri, non rende felici. La chiave per il vero successo è la felicità, e non viceversa. Prima di essere persona di successo, bisogna essere persona di autentico valore.
L’ultima inquadratura dell’opera ci permette di capire che Andrew non comprende tutto ciò, rimarrà inesorabilmente incatenato all’ossessione del maestro.
E così il successo, in quanto successo, si svela fallimento.
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