
L’incertezza domina le notti insonni.
Lo scadere di un giorno, di una breve storia, ci porta nel limbo dell’attesa notturna: non ancora pronti a dormire, ancora con energia da dissipare in qualche modo.
Ci vorrebbe un film conclusivo, un’ultima visione che metta la firma alla fine di un altro giorno.
Ma spesso passiamo più tempo a cercarlo quel film che a vederlo, irrigidendo ancora di più quella condizione di incompletezza, addormentandoci con un misto di emozioni e pensieri irrisolti e insoddisfatti.
Ma, in verità, il film giusto può concederci l’onore dell’emozione giusta prima di dormire, contrastando insoddisfazioni o ravvivando la dolcezza mancata in quello specifico giorno.
Eccoci qui con un esperimento che parte proprio da questa prospettiva: ogni giornata, per continuità o contrasto, cerca una conclusione che porti in sé determinate caratteristiche. Cerca, insomma, il film giusto.
Eccoci con 6 proposte.
1. Stress che necessita dolcezza
Che si tratti di lavoro, studio, faccende varie ed eventuali: parliamo della classica giornata intasata dall’over-thinking, di quel genere che si sottomette al non potersi mai fermare, ma allo stesso tempo al non poter risolvere tutte le questioni poste in ballo. Così, arriva la sera, o meglio la notte, e ci sentiamo un po’ aridi, sentiamo mancante in noi un tempo dedicato all’emotivo.
Addormentarsi in questo stato è complesso, il cervello non si ferma, ha bisogno di produrre. Come risolverla? Scaricando la fretta mentale in favore della produzione di dolcezza, fatta di meraviglia e serotonina.
Il consiglio in questo caso è:
– Certamente, Forse

Classico film su Netlix che si tende a skippare, presupponendo dal titolo, dall’immagine di copertina e dalla sintesi che ci si ritrovi dinnanzi al mediocre romantico, stereotipato e mal scritto.
Non è questo il caso: certo, parliamo di una commedia romantica molto semplice, ma funzionantissima nel suo genere. Ben costruita, simpatica per davvero, con un percorso narrativo che sa dipingere quell’ovviamente ovvio che ci si aspetta di tinte più politicamente scorrette e brillanti di quello che ci si aspetterebbe.
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2. Troppo Pragmatismo, poca poesia
Vittime della globalizzazione, della tendenza occidentale sempre più rivolta verso la pragmatizzazione assoluta, che controlla e giustifica, giudica e razionalizza. Tutto troppo inquadrato in schemi, c’è bisogno di riscoprire la sospensione poetica, che manca di dominii del tempo e della narrazione: è pura contemplazione dell’esistenza, alta, dimenticante della fretta.
Il consiglio in questo caso è:
– Lost in Traslation

Sofia Coppola, il cui ultimo film ha lasciato un alone di follia niente male, figlia d’arte di Francis Ford Coppola, dipinse un piccolo capolavoro di rara poesia. Allieva concettuale del grande Wong Kar-Wai, ne riscopre il voyeurismo registico, tale da poter spiare due animi perennemente incompiuti.
E questi due animi, in una Tokyo quanto mai disorientante e sospensiva, si dicono qualcosa, raggiungono una connessione, così rara eppure così inesatta per questo mondo. Un sussurro che si perde nella traduzione con la realtà.
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3. Giornata piatta: stimoli mentali cercasi
La nullafacenza ha varie tonalità: c’è quella che cerchiamo dopo un periodo troppo stancante e poi c’è quella che capita perché, per circostanze varie, vaghiamo nell’inconcludenza. In ogni caso, quale che sia la ragione, la nostra mente ce lo fa pesare: ci sentiamo di dovere qualcosa alla nostra mente, altrimenti rimarrà un’energia non canalizzata, ed il sonno si farà irrequieto. Così, è proprio un film complesso e stimolante quello che cerchiamo.
Il consiglio in questo caso è:
– Arrival
[Leggi anche: Arrival – Quando la Fantascienza abbraccia la Filosofia]

Di che cosa parla Arrival?
Dell’arrivo degli alieni? Sì certo.
Della possibilità di instaurare una comunicazione con esseri che provengono da un’altra galassia? Anche.
Dell’importanza di un certo tipo di linguaggio che ti permette di esperire il tempo in una modalità totalmente nuova e diversa? Decisamente.
Ma c’è qualcosa di più in Arrival, la tematica che si nasconde dietro questo mondo fantascientifico è una di quelle più umanistiche per eccellenza.
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4. Alla ricerca di Fascino nell’Inquietudine
Esiste chi, non ben riuscendo a delineare una tipologia di giornata, forse perché non ne ha bisogno, forse perché si è compiuta in autonomia, nella notte cerca, affascinato, l’inquietudine. Ma di inquietudini ce ne sono di vari tipi, perché i demoni possono anche non aver forma.
Il consiglio in questo caso è:
– Shutter Island
[Leggi anche: Shutter Island – La mente è una caverna oscura]

Shutter Island è un film che va visto due volte, ed il motivo di questa affermazione lo si può scoprire solo alla fine della prima. Un detective che indaga, in un ospedale psichiatrico, la scomparsa di una donna.
Un uomo che vaga, in un ospedale psichiatrico, nel labirinto della sua mente, una caverna dalla quale non sa più come uscire. La ragione è un fiammifero sempre pronto a spegnersi, e nel buio, i demoni creano oscurità.
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5. Mandiamo il cervello in Stand-by
In questo caso, molto simile al primo, non c’è aridità che necessità dolcezza in noi, ma semplicemente stanchezza. Quella stanchezza però che si affaccia a mille nevrosi, che ha bisogno di sorridere, che sia per simpatia o tenerezza. Nulla però che abbia bisogno di essere seguito con chissà quale attenzione, giusto il funzionamento standard di un cervello in Stand-by, che si ristabilizza nella poetica nel “film che si lascia guardare con piacere”.
Il consiglio in questo caso è:
– Come Ammazzare il Capo
Quando gli americani decidono di connettere demenziali, sessualità e grandi attori che divengono artefici di un’autoironia dissacrante, il risultato è spesso geniale. Tre amici, tre lavori, tre capi dalla follia al limite del credibile, palesemente esagerata, cosa che rende ancora più divertente il tutto. Una missione: ucciderli!
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6. Vale sempre la pena crederci
Ultima tipologia, ma assolutamente necessaria. Spesso la vita delude le aspettative, o forse noi creiamo presupposti per deluderci, o forse semplicemente non abbia legna a sufficienza per far ardere l’auto-convinzione alla speranza, al proseguire nella nostra lotta. Qui, il cinema ci ricorda la sua funzione empatia e catartica, dandoci la giusta prospettiva, permettendoci ancora una volta di non farcela sfuggire.
Il consiglio in questo caso è:
Il film ambientato nel medioevo del regista Brian Helgenlan racconta di armi e di amore, di sfrontatezza e di eroismo, ma soprattutto ha come protagonista il compianto Heath Ledger, premio oscar postumo per l’interpretazione del Joker nel Batman Nolaniano (Leggi anche: Il Joker – La logica del caos). Lo scudiero William vorrebbe fare un salto di qualità e diventare un cavaliere. L’occasione gli si presenta quando incontra per caso un uomo che in cambio di vestiti e di cibo gli regala documenti che possono farlo passare da nobile. Cosi’ alla morte del cavaliere cui presta servizio William prende il suo posto e combatte di torneo in torneo, tra principi e dolci donzelle. Nella semplicità vive la più potente delle speranze.






