Hans Zimmer una volta ha detto: «Qualsiasi cosa può diventare una melodia». In Dunkirk, l’unione della sua genialità con quella del regista Christopher Nolan, non poteva che produrre un capolavoro dei nostri tempi. La musica, come la cinematografia, vive e sopravvive per la passione e la bravura di chi riesce a darle vita; la relazione professionale tra Nolan e Zimmer ha negli anni prodotto colonne sonore per film di altissimo livello, la cui qualità è riscontrabile anche da quanto identificabili siano le musiche di alcuni film (si pensi, su tutti, alla trilogia de Il Cavaliere Oscuro, a Interstellar e a quanto pensare a questi film significhi anche pensare a quella specifica colonna sonora).
In questo articolo vogliamo, dunque, concentrarci sull’aspetto musicale evidenziato in Dunkirk, ma non nella sua generalità, bensì in un singolo particolare che spieghi la genialità di Zimmer e Nolan.
Nell’ultima opera di Nolan l’attenzione per i dettagli richiede uno sforzo superiore alla norma; il particolare di cui si parla emerge, infatti, in generale in numerosi pezzi della colonna sonora, ma si fa notare specificatamente nelle scene claustrofobiche (si pensi soprattutto al parallelismo tra l’annegamento nella barca a causa dell’alta marea e quello in alto mare durante l’operazione di soccorso dei volontari).
Si tratta del ticchettio di un orologio che di fatto rappresenta l’incipit della musica che poi segue, ma ovviamente assume diversi significati alla luce di ciò che il film sviluppa in merito al tempo. Per molti, Zimmer, si è superato in Dunkirk componendo una colonna sonora sontuosa, in grado di creare delle climax coerenti con la tensione rappresentata sullo schermo, ma anche questo è stato oggetto di una preparazione pensata e studiata a tavolino. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto è utile partire da un’intervista che Nolan ha rilasciato al magazine Business Insider; il regista si esprime sulla colonna sonora e sul come nasce l’idea in questi termini:
«La sceneggiatura era stata scritta secondo principi musicali. C’è un’illusione uditiva nella musica chiamata Scala Shepard e con il mio compositore, David Julyan, in The Prestige l’avevamo esplorata. È un’illusione in cui c’è una continua ascensione del tono. È un effetto cavatappi. Si dirige sempre verso l’alto, ma non va mai fuori dalla sua gamma. E ho scritto lo script secondo questo principio».
L’importanza della musica e del tempo in Dunkirk, e di come questi aspetti siano legati, è dunque evidenziata dal fatto che attraverso essi nasce la sceneggiatura e il modo di svilupparsi della stessa.
La citata Scala Shepard ha come principio e obiettivo quello di illudere l’udito dell’ascoltatore che ci sia una crescita esponenziale quando, in realtà, questa si ferma. Gli effetti a livello emotivo e psicologico sono inevitabilmente di grande impatto. Inoltre, il richiamo a The Prestige non è solo visivo (come si evince dalla scena con gli elmetti sulla spiaggia in Dunkirk che cita esplicitamente quella dei cappelli a cilindro in The Prestige), ma anche sonoro.
Continua Nolan:
«Ho intrecciato le tre linee temporali in modo tale che ci sia una continua sensazione di intensità. Maggiore intensità. Così ho voluto che la musica fosse costruita su simili principi matematici.
Ho quindi inviato a Hans una registrazione che avevo fatto di un mio orologio con un ticchettio particolarmente insistente e abbiamo iniziato a costruire la traccia da quel suono; poi, partendo da quel suono, abbiamo costruito la musica mentre designavamo la sequenza.
Così c’è una fusione di musica, effetti sonori e immagini che non siamo mai stati in grado di ottenere prima».
Queste affermazioni di Nolan rappresentano il fulcro di tutto il film. Quali sono le emozioni ricercate dal registra e cosa succede nella mente degli spettatori? Inevitabilmente, inserire il ticchettio di un orologio in scene che richiamano la claustrofobia, comporta un netto aumento della tensione, dell’ansia e, con il conseguente effetto di pseudo crescita della musica, della suspense. Ma soprattutto, nel momento in cui si coglie il riferimento, il pensiero non può che correre al concetto di tempo.
Nolan ha più volte dimostrato di essere affezionato all’idea del tempo e ai modi attraverso cui essa possa essere indagata. Capolavori come Memento e Interstellar (nell’ambito del thriller il primo e della fantascienza il secondo) sono solo due esempi, e Dunkirk in questo schema si inserisce con disinvoltura.
Dunkirk, infatti, segue tre linee temporali legate a tre dimensioni spaziali diverse: la terraferma, che si estende per una settimana; il mare aperto, per un giorno; il cielo, per un’ora.
Il bello (e la difficoltà) di queste diverse linee è che si intrecciano non necessariamente con criterio cronologico, suscitando inevitabilmente una sensazione di tensione e perdizione negli spettatori. Sensazione che, come detto, deriva dal ticchettio da cui siamo partiti, in modo che (come dice lo stesso Nolan), ci sia una fusione di musica, effetti sonori e immagini che non siamo mai stati in grado di ottenere prima.
Tutto questo, dunque, risponde al nome di genialità e feeling tra un grande regista e un altrettanto grande compositore. Quello che conseguentemente giunge a noi, è un’opera completa, che fa della colonna sonora uno dei protagonisti di Dunkirk; colonna sonora che si esalta attraverso un piccolo particolare, dietro cui si cela la lettura di tutto il tema del tempo nel film. Chi ama il cinema, la musica e in generale l’arte non potrebbe desiderare di meglio.