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Rorschach – La decostruzione dell’Eroe

Alessandro La Mura

Ottobre 15, 2019

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Diario di Rorschach, 12 ottobre 1985. Carcassa di cane in un vicolo stamattina, traccia di pneumatico sullo stomaco spappolato. Questa città ha paura di me. Io ho visto il suo vero volto. Le strade sono lunghi rigagnoli, e i rigagnoli sono pieni di sangue e quando alla fine le fogne si ricopriranno di croste… Tutti i parassiti affogheranno, il sesso e i delitti accumulati come sudiciume li sommergeranno fino alla cintola e le puttane e i politici guarderanno verso l’alto e grideranno: “Salvaci!” e io sussurrerò… “No”.

Rorschach. Solo a leggere il nome, una sensazione di terrore ci pervade. La paura di essere assaliti da quel giustiziere, consapevoli di essere già morti, entra nelle viscere più profonde. Nulla serve a guardarsi le spalle: egli ha già capito come farci fuori. Esattamente, chi è Rorschach? I più acuti avranno già collegato il nome ai famigerati test di Rorschach, usati in psichiatria e psicologia per indagare sulla personalità di un individuo. È un supporto per conoscere il paziente attraverso il suo pensiero, la sua visione della realtà, il suo (eventuale) disagio affettivo e la capacità di relazionarsi con gli altri.

Ebbene, solo il genio di Alan Moore, celebre fumettista di opere come V per Vendetta e The Killing Joke, poteva creare un personaggio, chiamandolo proprio come i famosi test poc’anzi citati. Perché Rorschach è anche uno dei protagonisti della celebre saga fumettistica Watchmen, un gruppo di supereroi privi di potere, ma dotati di abilità in grado di aiutare il mondo a sconfiggere il male.

Rorschach è indubbiamente uno dei personaggi più intrigranti e apprezzati dal pubblico. I motivi sono tanti: dal carattere schivo e riservato, alla profondità filosofica che pervade ogni suo aspetto. Fino ad arrivare al senso di giustizia che riesce a comunicare con grande interesse. Ma andiamo con ordine.

Rorschach – Watchmen

“Ora il mondo intero è in bilico, contemplando quel dannato inferno sotto di sé… Tutti quei liberali, intellettuali e melliflui chiacchieroni… All’improvviso nessuno sa più che cosa dire. Sotto di me quest’orribile città urla come un mattatoio di bambini ritardati e il crepuscolo puzza di fornicazione, di coscienze sporche… Stanotte, un Comico è morto a New York… Qualcuno sa perché. Qualcuno sa.”

Rorschach di fatto è un giustiziere mascherato, facente parte degli Watchmen. È dotato di un carattere freddo, violento, solitario e la sua funzione, all’interno della trama, è anche quella di fungere da narratore. È il primo personaggio che conosciamo appena iniziamo a percorrere la vicenda di questo gruppo di supereroi, diversi da quelli a cui di solito siamo abituati a vedere e a leggere.

Essendo un individuo qualunque, Rorschach ha un nome e cognome: si chiama, infatti, Walter Kovacs. Egli è cresciuto in un’ambiente molto ostile e degradato: la madre prostituta, picchiato da quest’ultima e da ogni suo cliente, ha indirizzato la sua vita sulla strada di violenza e supremazia verso il prossimo, dinamiche necessarie per non soccombere. Vissuto per un periodo all’interno di un istituto, in età adulta, apparentemente migliorato, gli viene concessa la libertà di vivere nel mondo civile.

Per un periodo di tempo, lavora presso un negozio di vestiti. A seguito dell’uccisione di una cliente, Kitty Genovese, decide di diventare un giustiziere mascherato. Da colui che sarà ben presto il suo compagno, Dr. Manhattan, riceverà la fatidica maschera che, tra più di tutti, lo renderà un’icona nel mondo fumettistico: la maschera è formata da un tessuto in lattice, con all’interno un liquido nero viscoso, che forma della macchie a seconda dell’espressione facciale, ricordando appunto i test di Rorschach.

1985. È in una realtà ucronica che la storia di Watchmen prende forma. In pieda Guerra Fredda, Usa e Unione Sovietica sono ai ferri corti e l’orlo di una guerra nucleare è dietro l’angolo. Rorschach, a seguito del Decreto Keene, che rende illegale l’attività dei vigilanti mascherati, è ormai un fuorilegge ricercato. Si rifiuta di appendere la maschera al chiodo e diviene un lupo solitario.

La narrazione inizia proprio con il nostro protagonista che deve indagare sull’omicidio di Edward Blake, meglio noto come il Comico, uno dei membri fondatori degli Watchmen, nonché suo collega quando il gruppo era ancora in piedi. Il graphic novel, oltre a richiamare l’attenzione sugli altri ex membri del gruppo e sulla graduale unione di alcuni di loro, si articola attraverso le indagini che Rorschach conduce.

Tuttavia, viene catturato e imprigionato, ma, abituato a vivere in un mondo corrotto e malfamato, incute timore all’interno di quella prigione. Grazie anche agli altri due membri Gufo Notturno e Spettro di Seta, Rorschach riuscirà a fuggire ma non si darà pace, proseguendo così le sue indagini. Ben presto capirà (e capiremo) che dietro vi è un preciso piano molto più grande di quanto non sembri, e il Comico non era altro che una pedina scomoda da eliminare. Proprio come lui.

Rorschach e il senso di giustizia

“Diario di Rorschach, 16 ottobre: ho pensato alla storia di Moloch, potrebbero essere tutte bugie. Uno schema di vendetta pianificato nei dieci anni dietro le sbarre. Ma se fosse vero… Che cosa potrebbe aver spaventato il Comico a tal punto da piangere davanti a Moloch? Che cosa avrà visto? E quella lista di cui ha parlato? Edward Blake… “Il Comico”… Nato nel 1918. Sepolto sotto la pioggia, assassinato. È questo quello che ci tocca? Non abbiamo tempo per gli amici, solo i nostri nemici ci lasciano rose. Vite violente che finiscono violentemente, Blake l’aveva capito: gli uomini sono selvaggi per natura, non serve a niente coprirla di zucchero, per mascherarla. Blake aveva visto il vero volto della società e aveva scelto di diventarne una parodia, una barzelletta.”

Rorschach è il personaggio più interessante del fumetto. Il suo carattere e la sua visione della realtà, così cinica, paranoica e disturbata, lo portano ad essere una summa di topoi ed elementi che offrono una visione attuale del mondo. Sebbene sia un semplice prodotto della fantasia, le sua capacità di giudizio sono davvero dirompenti, acute e in grado di squarciare quella cortina convenzionale che avvolge la società.

Rorschach incarna il senso della giustizia più pura. Per lui esiste il bene e il male. Il bianco e il nero. E lo scopo di ogni supereroe (e di lui stesso) è proprio quello di difendere il bene dal male, a qualunque prezzo, anche a costo di essere violenti. Vi è nel protagonista di Watchmen un estremo senso di giustizia. Una deriva che, tuttavia, acquista una sua graduale forma col progredire del personaggio.

Rorschach, infatti, non è mai stato così sadico. Inizialmente manteneva un certo “decoro”, la cui attività di giustiziere si manteneva ai limiti dell’etica. Sono stati gli eventi e quel senso dualistico di giustizia, che hanno aggravato la sua personalità, tant’è che lui stesso definiva il sé del passato come Kovacs che fingeva di essere Rorschach.

La completa trasformazione avviene nel 1975. Rorschach si stava occupando del caso di una bambina scomparsa, rapita perché ritenuta figlia di alcuni magnati. Con le indagini, egli scopre che la bambina è stata uccisa, fatta a pezzi e data in pasto ai cani del sequestratore. Rorschach uccide in maniera brutale l’assassino; da quel momento capisce che la sua psiche è cambiata:

“Seguivo un caso di rapimento. Blaire Roche, bambina di sei anni. Ero giovane, allora. Troppo morbido con i criminali. Li lasciavo vivere. Ruppi un braccio a uno per avere una soffiata, mi disse dov’era la bambina scomparsa. Sapevo che la bambina era lì, ma, quando setacciai il posto, non la vedi. Poi la trovai. […] Chiunque fosse Walter Kovacs, morì quella notte con quella ragazzina. Da quel giorno in poi ci fu solo Rorschach. Non è stato Dio a uccidere quella ragazzina, non è stato il fato a macellarla, né il destino l’ha data in pasto ai cani… Se Dio ha visto quello che è successo, non gli importava. Allora ho capito: Dio non fa il mondo in questo modo. Lo facciamo noi.”

Per quanto estremo possa essere, che senso di giustizia può esserci in un simile omicidio? Come può la giustizia credere che sia giusto rieducare un soggetto così brutale? Rorschach capisce di essere artefice di una giustizia che deve spogliarsi di ogni frammento etico e rispondere duramente al male che subentra constantemente. Il bene non può scendere a compromessi perché è il male che non scende mai a compromessi. È una dura guerra che qualcuno deve combattere e lui è pronto a farlo.

Questo senso di giustizia pervade il lettore/spettatore, arrivando persino a “tifare” per lui, giusto o meno che sia il suo comportamento. Ma, in fin dei conti, è davvero possibile una giustizia senza etica? È giusto abbassarsi allo stesso livello del male, ai fini di una educazione?

Il crollo degli assoluti

La via che volutamente Rorschach decide di intraprendere è una strada che lo conduce verso la perdita di ogni assoluto, di ogni certezza. E lui accoglie questa presa di posizione, scendendo a patti con l’abisso. Il suo assolutismo morale è il mantello attraverso cui ripararsi all’incombere del male. Non è un caso che è sempre avvolto nel trench col bavero alzato, in perenne posizione di guardia, con addosso la sua maschera (faccia, come la chiama) poiché senza di essa vedrebbe quel mondo falso che cerca di respingere.

Nonostante sia clinicamente un disturbato mentale, Rorschach capisce, prima di tutti gli Watchmen, che le certezze a cui gli uomini sono aggrappati sono fasulle. Ed è all’interno di un monologo che spiega al meglio questa perdita di ogni punto di riferimento:

 

“Guardo il cielo attraverso il fumo greve di grasso umano e Dio non c’è. Buio freddo, soffocante, senza fine e noi siamo soli. Viviamo come capita, in mancanza di meglio. Poi escogitiamo giustificazioni. Nati dall’oblio. Facciamo figli destinati all’inferno come noi. Torniamo nell’oblio. Non c’è altro. La vita è dettata dal caso. Non segue schemi, tranne quelli che ci troviamo noi dopo averla fissata troppo a lungo. Nessun senso tranne quello che decidiamo di imporle. Questo mondo alla deriva non è plasmato da vaghe entità metafisiche. Non è Dio che uccide i suoi figli, non è il fato che li massacra o il destino che li getta ai cani. Siamo noi. Solo noi. Le strade puzzano di fuoco. Il vuoto mi soffia freddo sul cuore, trasformando le illusioni in ghiaccio, frantumandole. Rinasco, libero di scarabocchiare il mio disegno su questo mondo eticamente vuoto. Sono Rorschach.”

Il nichilismo che abbraccia il personaggio è perforante, e la stessa trama di Watchmen spazia attraverso questa prospettiva. E forse non è un caso che lui sia il perfetto narratore per tutto. Lui che riesce a leggere il mondo attraverso quelle chiazze, ma è il mondo che non riesce a leggere il suo messaggio attraverso quelle chiazze, sempre più fluide e sempre più sfuggenti.

L’azione di Rorschach risiede proprio nel peso di saper guardare il mondo da questa prospettiva. Di ergersi a paladino di una giustizia portata all’estremo, perché la certezza e la garanzia che dovrebbe risiedere in essa ormai non c’è più.

Nessun compromesso, nemmeno di fronte all’Apocalisse!

Conclusioni

Eppure, nonostante il suo dualismo, la propria volontà di plasmare la giustizia, la propria verità, la propria visione del mondo, Rorschach si rende conto di essere un comune essere umano. Sicché, quella sua ottusità e cinismo di fondo, non sono altro che “nuovi” spunti etici e morali che si stanno affacciando sempre più nella realtà.

Lui è soltanto il profeta che ha cercato di avvertire il mondo. Per poi soccombere dinanzi all’incapacità di accettare i compromessi.

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