“Gotham ha fatto il suo tempo. Come Costantinopoli e Roma prima ancora, la città è diventata terreno fertile per sofferenze e ingiustizie. Impossibile salvarla, ora bisogna aiutarla a cadere, è questa la funzione, la missione più importante della Setta delle Ombre, quella che svolgiamo ormai da secoli: Gotham deve essere distrutta” (Batman Begins, Ra’s al Ghul)
Gotham City è un pozzo avvelenato. È questo quello che ogni tipo di antologia sulla città di Batman comunica al lettore/spettatore: fumetti, opere cinematografiche, videogiochi, serie tv. La città è malata e non sembra esserci niente che si possa fare per salvarla. Partire da questa premessa è importante, se non fondamentale, per comprendere dove vogliamo arrivare con questo articolo, alla luce di nuovi fenomeni mediatici come il Joker di Todd Philipps. In ogni sua rappresentazione, Gotham ha una matrice distorta, maledetta, gotica appunto. Anche semplicemente dal punto di vista visivo (questo più in fumetti e videogiochi che al cinema) la città è inquietante, sporca, concepita addirittura come la “patria dei criminali“. Al cinema, è la Gotham di Tim Burton (in Batman, 1989) quella visivamente più fedele ai fumetti, ma ognuna incarna a suo modo il senso che Finger e Kane volevano attribuirle.
Un aspetto primario e comune a tutte le Gotham che abbiamo conosciuto è quello relativo alla netta divisione tra bene e male, tra buoni e cattivi che sembra caratterizzare la città. Quella della città di Batman, infatti, è una società estremizzata e suo modo elementare, in cui gli abitanti si dividono in persone per bene e delinquenti, con spesso l’ago della bilancia che pende numericamente a favore di questi ultimi. Pensiamo, ad esempio, al rapporto tra Joker (Heath Ledger) e Batman (Christian Bale) ne Il Cavaliere Oscuro. La dialettica sottesa al loro duello è una pura gara di dimostrazione. Joker vuole dimostrare che chiunque, anche la persona più virtuosa, può diventare cattiva ed abbracciare il caos: guardiamo a cosa fa di Dent, il migliore uomo di Gotham; o ancora nella scena finale dei due traghetti contenenti civili e carcerati, con i due detonatori pronti a esplodere. Batman, invece, è pronto a sacrificare se stesso pur di dimostrare che in tutti può esserci del buono: tornando all’esempio dei traghetti, Batman vince perchè sia i carcerati che i civili decidono di non far esplodere l’altro battello. Anche tra i “rifiuti” di Gotham, quindi, c’è dell’umanità.
Il Joker di Philipps, tuttavia, sposta l’attenzione su un diverso ma correlato aspetto della tensione sociale. La Gotham del suo film, infatti, è anch’essa caratterizzata da una netta divisione della popolazione, incentrandosi sulla contrapposizione tra i poveri e i ricchi. Ne deriva, dunque, un maggior peso della condizione economica degli abitanti della città, emergendo infatti una forbice sempre più ampia tra coloro che hanno tutto (e sono dunque potenti, come Thomas Wayne) e quelli che non hanno niente (e sono esclusi ed emarginati, come Arthur e coloro che lo seguono).
Ciò che sembra mancare è quindi la classe media: questo è il primo e fondamentale elemento differenziante della società di Gotham rispetto alla nostra, quella reale. La società attuale, infatti, ha nella classe media quel cuscinetto che permette di affermare che tanta gente “vive bene”, ha ciò che gli serve, al netto di un numero più ridotto di ricchissimi e di poverissimi. È anche questo che nel mondo contemporaneo (almeno in quello occidentale) impedisce la nascita di rivolte e rivoluzioni: in altre epoche, in cui la forbice era ampia come nel Joker di Philipps, la rivoluzione è stata dettata proprio dalla fame (si pensi, almeno nei suoi sviluppi iniziali, alla Rivoluzione Francese).
Tuttavia, è innegabile che la Gotham di Joker parta da una premessa molto reale: ci sarà sempre una parte di popolazione pronta a schiacciare l’altra per raggiungere i propri scopi. Lo vediamo nel nostro mondo tutti i giorni: siamo a un tale punto di assuefazione a questo proposito che siamo stupiti quando notiamo che a qualcuno possa interessare il bene altrui, e non solo il proprio. Forse ci stiamo avviando verso una società simile a quella di Gotham? Per il momento, possiamo giungere a questa conclusione:
Gotham rappresenta la degenerazione distopica della premessa realmente esistente nella nostra società.
Nessuno, infatti, nel mondo reale acclamerebbe Joker come avviene nell’ultimo film, dopo che ha ucciso persone a sangue freddo. Non platealmente, almeno. Non viviamo in un mondo in cui la folla acclama a gran voce i delinquenti o gli psicopatici, e non perchè siamo vittime delle costrizioni o abitudini sociali, ma perchè il male di Gotham non è una cosa reale. Perchè tutta quella gente acclama Joker, nel finale del film? Perchè Gotham è piena di delinquenti, di rifiuti o di gente che (come Arthur) si sente in diritto di togliere vite umane solo perchè percepisce l’esclusione sociale. Gotham non è altro che la parte peggiore della nostra società.
In molti, negli ultimi giorni, hanno colto nel film un messaggio univoco: “La società crea dei mostri”. Io non sono d’accordo. Credo che il messaggio, piuttosto, sia questo: “La società, se fosse come quella di Gotham, creerebbe dei mostri”. È nostro compito impedire che ciò avvenga. È importante che la società reale non diventi mai quella di Gotham.