All’alba degli anni ’80 del novecento, il giovane regista David Lynch, dopo il successo del toccante The Elephant Man, tentò un’impresa tutt’altro che semplice: adattare il romanzo di fantascienza Dune (1984), celebre opera del visionario scrittore di fantascienza Frank Herbert. Dalla reputazione tuttora controversa, il film fu completamente stroncato da critica e pubblico: reduci dalla saga di Star Wars, che aveva dato alla fantascienza un’atmosfera favolistica e positiva, gli spettatori non apprezzarono il tono cupo ed eccessivamente contorto della pellicola. Persino Lynch, anni dopo, ammise di essersi pentito di aver girato Dune.

Eppure, quell’esperienza non costituì un fallimento completo per il regista. Alla ricerca di un attore adatto per interpretare Paul Atreides, il complesso eroe della storia, Lynch incontrò il venticinquenne Kyle MacLachlan. Mai i due avrebbe pensato che quell’incontro avrebbe dato inizio ad un rapporto professionale e umano ancora vivo dopo ben trentacinque anni. Tra più di un centinaio di possibili interpreti, venne quindi scelto come protagonista questo sconosciuto attore di teatro, che, appassionato del romanzo fin da piccolo, fu entusiasta di una tale opportunità. Complice un volto affascinante e pulito, l’attore fu molto convincente, ma purtroppo il suo talento venne messo in ombra dal totale fallimento del film.
Per fortuna, due anni dopo David Lynch ritornò dietro la macchina da presa, confezionando una delle sue opere migliori: il contorto thriller Velluto Blu (1986), con protagonisti Kyle MacLachlan e Isabella Rossellini. MacLachlan interpreta Jeffrey Beaumont, un adolescente che, in seguito al ritrovamento di un orecchio umano, si trova coinvolto nel violento e malato mondo del crimine. Lo spettatore segue l’intera vicenda attraverso gli occhi di Jeffrey, un giovane ingenuo e di buon cuore, dotato di un’insaziabile curiosità verso tutto ciò che non conosce. Un tipo di curiosità infantile, che lo condurrà a scoprire una realtà marcia e corrotta, a lui completamente estranea fino a quel momento.

Emblematica la scena in casa della cantante Dorothy Valens (Isabella Rossellini), schiava sessuale del sadico Frank Booth (Dannis Hopper). Su incitazione della donna, Jeffrey si nasconde dentro un armadio, da cui però può vedere ciò che accade all’esterno. Il ragazzo assiste inerme alla violenza perpetrata da Frank ai danni di un’indifesa Dorothy, eppure non può fare a meno di guardare.
Proprio come L.B. Jeffries ne La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (di cui nome del protagonista è un’evidente citazione), Jeffrey è un voyeur, terribilmente attratto, quasi ossessionato da ciò che vede. Kyle MacLachlan è semplicemente perfetto nell’impersonare un ragazzo ordinario, ma che, nel profondo è inesorabilmente catturato dall’Oscurità. In un certo senso, Jeffrey è l‘alter ego dello spettatore, il quale, sebbene razionalmente possa rifiutare ogni tipo di violenza o perversione, non può fare a meno di staccare gli occhi da una sequenza del genere all’interno di un film, per esempio. Sussulta, ne è impressionato, inorridito. Ma non può fare a meno di continuare a guardare.
Jeffrey rappresenta l’innocente coinvolto nelle infide ragnatele del Male, l’ordine intrappolato nel caos. Sebbene già in Velluto Blu Lynch e MacLachlan portarono brillantemente sullo schermo questa idea, è con Twin Peaks (1990-1991) che la loro collaborazione artistica raggiunse il suo punto di massimo splendore. Ideato da David Lynch e dallo scrittore Mark Frost, lo show è considerato un caposaldo della serialità moderna: stravolgendo i canoni della narrazione del racconto giallo standard, propose un nuovo e originale modello di televisione, più complesso e attento allo sviluppo dei personaggi.

Twin Peaks è il nome di una piccola cittadina al confine tra Canada e Stati Uniti, popolata da pochi ed eccentrici abitanti. Una mattina di febbraio, un pescatore del luogo trova il cadavere della diciassettenne Laura Palmer (Sheryl Lee), avvolto nella plastica. L’agente dell’ FBI Dale Cooper viene chiamato a collaborare con lo sceriffo locale per indagare sul brutale omicidio della ragazza.
“Kyle interpreta l’uomo innocente che è interessato ai misteri della vita. È la persona di cui ti fideresti per farti condurre in un mondo strano”
Con queste parole, provenienti da un intervista rilasciata al Gentlemen’s Quaterly nel 2012, Lynch descrive il ruolo di MaLachlan in Twin Peaks. Chi è Dale Cooper? Elegante, educato e dai saldi principi morali, lo spettatore viene piacevolmente colpito dall’incredibile forza positiva che è in grado di emanare questo personaggio. In contrasto con gli abitanti di Twin Peaks, bizzarri e pieni di scheletri nell’armadio, Cooper è una persona genuina e di buon cuore , capace di entusiasmarsi come un bambino dinanzi a una semplice tazza di buon caffè. Un’anima semplice, ma non ingenua, ma anzi dotata di una grandissima intelligenza e apertura mentale, che lo rendono un detective di grande abilità.
La scelta di Lynch non poté dunque che ricadere su Kyle MacLachlan, che ci regala qui l’interpretazione migliore della sua carriera. Nessuno potrebbe immaginarsi un attore differente nei panni del buon agente dell’FBI, che, proprio come accade a Jeffrey, si troverà coinvolto in un mondo bizzarro e oscuro. Al termine della seconda stagione, la serie si concluse con un drammatico colpo di scena. L’agente Cooper che conosciamo è rimasto intrappolato nella Loggia Nera, luogo soprannaturale, regno del caos; nel mondo reale, c’è il doppelganger malvagio di Cooper. La serie fu cancellata e di conseguenza Cooper rimase nella Loggia Nera per anni. L’eroe senza macchia era così rimasto tragicamente intrappolato all’interno di quel Male che aveva tanto desiderato scoprire e contrastare.
Questo, fino al 21 maggio 2017, giorno in cui andò in onda il revival di Twin Peaks.
“Dear Twitter Friends: That gum you like is going to come back in style! #damngoodcoffee”

Così David Lynch e Mark Frost annunciarono il rinnovo della serie sui rispettivi account Twitter: dopo più di venticinque anni, lo show riprendeva vita. La maggior parte del cast riprese il proprio ruolo originario, compreso Kyle MacLachlan, che, nel frattempo aveva per anni condiviso una sincera amicizia con Lynch. I diciotto episodi del revival furono tra i più strani, onirici e coraggiosi mai visti sul piccolo schermo: a differenza di ciò che accadde venticinque anni prima, il regista fu completamente libero di esprimere a pieno la propria arte.
Il personaggio di Cooper, nello show originale così puro, quasi perfetto, qui si trova ad affrontare la perdita della propria identità. MacLachlan difatti interpreta ben tre ruoli: il Cooper malvagio e sadico; il vero Cooper, intrappolato nella Loggia Nera; l’ordinario Dougie Jones, creazione del Cooper malvagio. Un personaggio che ci aveva trasmesso armonia ed equilibrio in un mondo dominato dal caos, subisce dunque un completo stravolgimento. L’attore ci ha regalato una performance eccezionale, consacrandosi come interprete perfetto dell’eroe lynchiano: un uomo buono, innocente, ma così curioso dei misteri della vita da finirne inesorabilmente risucchiato.
Da una parte un artista eccentrico, dalle idee originali e anticonformiste; dall’altra un ottimo attore, che aspettava solo l’occasione di mettere a pieno frutto il proprio talento. Più volte Kyle MacLachlan ha elogiato l’instancabile creatività di Lynch, definendolo un vero e proprio maestro di cinema e di vita. Dal canto suo, il regista ha più volte dichiarato che MacLachlan incarna il proprio protagonista ideale, identificandolo spesso come un proprio alter-ego sullo schermo. E’ proprio grazie a questa stima reciproca che il loro sodalizio artistico è tuttora vivo e pulsante dopo ben trentacinque anni.




