Esordi Prospettici – Welles, Coen, Tarantino e Kubrick
La creazione dell’opera prima per un autore cinematografico, nell’accezione greca di poiesis, è inevitabilmente un momento particolare. È quel tempo originario in cui semplici appassionati di cinema svestono il ruolo di abituale platea per passare all’altra sponda, per scoprire la realtà nascosta illusoriamente dalla favola, per comprendere autenticamente cosa si nasconde dietro a quel magico mondo che è la settima arte.
Ed è così che da spettatori si diviene autori.
La costruzione di un’opera filmica si svela, al contempo e paradossalmente, una decostruzione della percezione cinematografica fino ad allora intesa, poiché il film – quel tutto che, come insegna la psicologia della Gestalt, è maggiore della somma delle parti – si mostra nella sua essenza profondamente frammentato. Per la prima volta, come una folgorante illuminazione, si esperisce la forza potenziale della sceneggiatura, del montaggio, del sonoro, dell’immagine… del cinema.
Quella folgorante illuminazione portò nel 1941 il giovanissimo e rivoluzionario Orson Welles a realizzare Quarto Potere, gli ambiziosi fratelli Coen nel 1984 a produrre Blood Simple, il follemente geniale Quentin Tarantino nel 1992 a ideare Le Iene e (quasi) il maestro Stanley Kubrick a dirigere Rapina a mano armata nel 1956. In vero, il cineasta inglese prima di questo film realizzò due brevi lungometraggi, Paura e desiderio (1953) e Il bacio dell’assassino (1955), di cui però non firmò la sceneggiatura.
Questi autori profondamente distanti tra loro, incarnando stili e influenze culturali differenti, tuttavia appaiono accomunati dalla propria prima manifestazione cinematografica. Come se, consapevolmente o meno, avessero deciso di rivelarsi in modo molto simile; come se, consapevolmente o meno, avessero risposto all’annuncio nietzschiano della morte di Dio che ha segnato le sorti del Novecento. Infatti, l’opera prima di Welles, dei Coen, di Tarantino e (quasi) di Kubrick è caratterizzata dall’assenza di un narratore onnisciente, di un lieto fine e di un racconto teleologicamente e archetipicamente orientato, in favore di una narrazione frammentata, molteplice e non lineare. Ed è così che questi autori esordirono con un film di matrice prospettica.
«In quanto la parola “conoscenza” abbia senso, il mondo è conoscibile; ma esso è interpretabile in modi diversi, non ha dietro di sé un senso, ma innumerevoli sensi: “Prospettivismo”».
(Friedrich Nietzsche, “La volontà di potenza”)
Friedrich Nietzsche
Secondo il filosofo tedesco è possibile concepire l’esistenza di una verità, ma questa deve perdere i suoi caratteri statici, eterni e immutabili, riconoscendo la sua condizione di possibilità nell’ermeneutica e rivelandosi perennemente ancorata a un’inaggirabile forma di prospettivismo. In questo modo, ogni visione nasce da un particolare punto di vista che, non essendo in grado di trascendere la propria formazione culturale, si mostra essere una delle tante espressioni in grado di formulare giudizi sul mondo, potenzialmente veritieri, ma non assoluti, permettendo a Nietzsche di sostenere come non esistano fatti, bensì solo interpretazioni.
Welles, i Coen, Tarantino e (quasi) Kubrick sembrano aver incorporato e fatta propria la folgorazione nietzschiana, realizzando dei film prospettici che rispecchiano a pieno le parole del filosofo tedesco, e del sentiero ininterrotto che ha intrapreso il sapere novecentesco. In vero, gran parte delle discipline culturali furono segnate dall’annuncio della morte di Dio, abbandonando il proprio radicalismo sistematico per approdare a una forma di verità frammentata e in divenire. A cavallo tra le due guerre mondiali, infatti, il filologo Erich Auerbach individua una profonda trasformazione nella struttura del romanzo, che porta all’emergere del realismo letterario, individuando in Virginia Woolf e James Joyce i due massimi esponenti.
«Non sembra esistere fuori dal romanzo nessun punto dal quale vengono osservati gli uomini e gli avvenimenti e neanche una realtà obiettiva diversa da quella soggettiva della coscienza dei personaggi».
(Erich Auerbach, “Mimesis”)
Il cinema non fu da meno, esprimendo tantissimi film prospettici che negavano la presenza di una narrativa classica, di un punto di vista definito e determinato, così come di un protagonista assoluto e archetipico. Ed è così che in origine, consapevolmente o meno, Welles, i Coen, Tarantino e (quasi) Kubrick espressero la loro prima manifestazione cinematografica attraverso un’opera pluriprospettica.
Quarto Potere – Uno, nessuno e centomila Kane
Quarto Potere – Orson Welles
Il film Quarto potere racconta la storia di Charles Forster Kane che, senza mai presentare il punto di vista del protagonista, viene mostrata attraverso la prospettiva di cinque personaggi appartenenti alla sua vita e dall’immagine pubblica a cura del cinegiornale. Demolendo e ricostituendo la figura di Kane, Orson Welles non rivela mai l’essenza e la realtà in sé del personaggio, ma, servendosi di una sequenza di flashback, ne svela l’irriducibile frammentazione, in una narrazione a incastro rivoluzionaria per la storia del cinema. Il “protagonista” di Quarto Potere, dunque, è un soggetto molteplice e polimorfo, che modifica la struttura a seconda dell’osservatore e del punto di vista. Questa opera rivoluzionaria di Orson Welles, che rappresentò la nascita del cinema moderno, fu il primo film di matrice essenzialmente prospettica.
Rapina a mano armata – Non esisto fatti, bensì solo interpretazioni
Rapina a mano armata – Stanley Kubrick
Il primo film sceneggiato da Stanley Kubrick non racconta la storia di un personaggio, ma mostra l’accadere di una rapina da molteplici punti di vista. Il principale è quello dell’organizzatore del colpo, Johnny Clay, ma è accompagnato dalla squadra da lui composta, mostrando come ogni pezzo del puzzle si riveli essenziale alla realizzazione del piano, così come, analogamente, ogni prospettiva si scopre necessaria alla manifestazione di un concetto di verità autenticamente superiore. Dunque, non esiste il fatto in sé della rapina, ma le interpretazioni dei molteplici personaggi. Kubrick, infatti, mostra l’evento-rapina attraverso gli occhi di un poliziotto corrotto, un tiratore scelto, un wrestler, un barista e un cassiere dell’ippodromo, in un intreccio narrativo soggetto a continui salti temporali.
Blood Simple – La forza di una verità pluriprospettica
Blood Simple – Fratelli Coen
Il film dei fratelli Coen, tuttavia, è l’unico tra questi a mantenere una narrazione lineare che porta lo spettatore a essere l’unico soggetto onnisciente, consapevole di quella verità che però rimane oscura ai personaggi del racconto. Blood Simple racconta una storia composta da fraintendimenti e imbrogli, in cui l’interpretazione dei singoli sull’accadere della vita prevale e sovrasta una struttura puramente oggettiva. Il punto di vista soggettivo diviene la forza motrice narrativa predominante, attuando un effettivo incontro e scontro tra prospettive che porta alla morte di tre personaggi su quattro. Sin dalla loro prima manifestazione filmica, i fratelli Coen operano una de-mitizzazione dei generi archetipici del cinema classico, ergendosi a pieno diritto nel panorama postmoderno cinematografico.
Le Iene – Rapina a mano prospettica
Le Iene – Quentin Tarantino
Quentin Tarantino, attraverso una narrazione frammentata, non lineare, e totalmente consegnata ai flussi di coscienza e ai punti di vista dei singoli personaggi, racconta la preparazione e il risultato di una rapina andata male. L’evento principale, di cui tutti parlano e discutono dall’inizio alla fine, non viene mai mostrato dal regista, ma semplicemente narrato dalla prospettiva dei protagonisti in lotta tra loro, ognuno con il proprio passato, la propria identità nascosta e i propri interessi personali.
Esiste, dunque, la versione di Mr. White, di Mr. Orange, di Mr. Blonde, di Mr. Pink, di Eddie e di Joe, e lo spettatore assiste al loro scontro. Tuttavia, ogni cosa avrebbe potuto essere un’altra e avrebbe avuto lo stesso profondo significato. Analogamente a Blood Simple e Rapina a mano armata, Le Iene racconta la storia di una rapina che si conclude, attraverso un triello di leoniana memoria, con la morte di tutti i personaggi meno uno.
Se in Quarto Potere Charles Foster Kane è un personaggio polimorfo, in Blood Simple la forza risiede nella verità pluriprospettica e l’evento-rapina de Le Iene e Rapina a mano armata è mostrato da diverse interpretazioni; allora significa che Welles, i Coen, Tarantino e (quasi) Kubrick hanno dato ascolto al vecchio Nietzsche, debuttando nel mondo cinematografico con un’opera di matrice prospettica.
Promemoria scaramantico per il futuro: ricordarsi di esordire con un film prospettico, a quanto pare porta bene.
Esordi Prospettici – Welles, Coen, Tarantino e Kubrick