Scene da Oscar 2020: 1917

Matteo Melis

Febbraio 7, 2020

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In 1917 vediamo lo schermo nero per tre volte. La prima e l’ultima sono le due dissolvenze d’apertura e di chiusura del film, fisiologiche e necessarie. Tra le due c’è uno stacco che squarcia la narrazione e divide il film, interrompendo il primo (finto) piano sequenza per farci prendere un respiro e catapultarci all’interno del secondo.

Oltre al suo carattere funzionale alla storia, dato che questo taglio costituisce l’unica ellissi del film, lo schermo nero, che all’inizio film si era dissolto poco prima che Schofield aprisse gli occhi, si ripresenta proprio quando il protagonista perde i sensi e li chiude in seguito a un colpo di pistola.

1917, Sam Mendes, 2019

Una volta risvegliatosi, Schofield è solo, ferito ed esposto al rischio, nella cosiddetta “terra di nessuno”. Davanti a lui la piccola città di Écoust-Saint-Mein, quella che i tedeschi sembrano aver abbandonato, quella da superare per portare gli ordini a un altro battaglione dell’esercito inglese. La figura di Schofield si staglia contro le fiamme, unica fonte di luce con cui orientarsi, che si propagano dalle case bruciate dall’esercito tedesco prima di abbandonare il paesino.

Questo è uno di quei tanti momenti nei quali 1917 mostra come la guerra devasti non solo chi la combatte, ma anche il campo di battaglia; ogni ambiente nell’opera di Mendes è desolato, morente, marcio, consumato. Il film, quindi, ci dà un momento di respiro destinato a durare poco, data la presenza di alcuni soldati tedeschi nelle case diroccate. Le fiamme notturne presenti all’interno di un film sulla guerra non possono che farci pensare a un altro film di Sam Mendes: Jarhead.

Jarhead, Sam Mendes, 2005

Il terzo lungometraggio di Sam Mendes presenta una scena visivamente simile, anche questa graziata dalla direzione della fotografia del grandissimo Roger Deakins. Se in 1917 l’obiettivo è mostrare come la guerra lasci dietro di sé solamente morte e devastazione, in Jarhead le fiamme segnano un momento quasi antitetico.

Nel film con protagonista Jake Gyllenhaal, la sequenza arriva vicino alla fine della vicenda, in un incendio appiccato a dei pozzi petroliferi dagli iracheni durante la Guerra del Golfo.
Tutto appare surreale e in qualche modo diverso dal contesto della guerra. Come sappiamo, il caporale Swofford tornerà a casa senza aver sparato nemmeno un colpo, evento che connota l’inutilità e la pretestuosità di quella guerra e di quelle condotte unicamente per accaparrarsi le ricchezze dei territori assediati.

1917, Sam Mendes, 2019

In 1917, invece, i colpi esplosi sono tanti e rumorosi. Il chiasso non cessa e le immagini scorrono sullo schermo come un fiume. La fondamentale differenza con il suo predecessore, una tra le tante, è che Jarhead si svolge in funzione del messaggio contenuto nella sua sceneggiatura, mentre 1917 è studiato per esaltare il suo reparto tecnico. Il risultato ottenuto da Mendes, Deakins, dagli addetti alle luci, ai costumi, dal compositore della colonna sonora Thomas Newman è sensazionale. Ogni frammento del film è un’esempio di eccellenza tecnica.

L’ambizioso progetto del piano sequenza è al contempo il punto forte e il punto debole di 1917.
Da una parte dà vita a movimenti di macchina esaltanti ed è uno dei motori di un prodotto visivamente pregevole.
Dall’altra non permette lo svolgersi naturale di un film di guerra, un genere che basandosi spesso sulle azioni di più personaggi necessita del montaggio alternato.
Le reali intenzioni dell’esercito tedesco restano a noi sconosciute per tutta la durata del film, dato che i piani sono interamente dedicati alla missione dei protagonisti.

1917, Sam Mendes, 2019

Questo enorme risultato tecnico, così coinvolgente ed entusiasmante, fa sì che 1917 non sia un classico film di guerra con una sceneggiatura articolata e una morale perentoria, ma somigli piuttosto a una performance d’arte visiva. Attraverso questo esercizio registico, Mendes e Deakins ci immergono negli orrori della Grande Guerra, catapultandoci all’interno delle trincee.

Poggiandosi, per aspetti diversi, a grandi classici del genere come Orizzonti di Gloria, Apocalypse Now, Full Metal Jacket e Platoon, ma anche al più moderno Dunkirk e al già citato Jarhead, 1917 percorre l’intensa odissea di Schofield e Blake.
Un’odissea che non conosce sosta, al di là di quel taglio che con sé porta un’ellissi che sa di riposo. La notte, oltre al pericolo, conduce a un nuovo giorno e a nuovi incontri, come quello all’alba in un piccolo ripostiglio, il più inaspettato di tutti.

Leggi anche: Dunkirk – Il Nemico che non si vede

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